Firmata l’intesa sul rinnovo dei contratti statali tra governo e sindacati per un aumento medio di 85 euro degli stipendi dei dipendenti pubblici, la Cisl spiega come saranno erogati questi incrementi. In un’intervista rilasciata ieri all’agenzia di stampa Italpress il segretario confederale della Cisl Maurizio Bernava chiarisce che ora si passerà al secondo punto dell’accordo e che “ogni comparto in base alla platea dei lavoratori ed a come sono collocati e classificati interverrà sugli aspetti economici di remunerazione”. Bernava sottolinea poi che “gli 85 euro di aumento non andranno poi ad intaccare il bonus fiscale di 80 euro. E’ stata infatti trovata una misura compensativa che si farà nei contratti e questo è un impegno che il governo ha preso con il sindacato”. E ribadisce la soddisfazione per l’accordo raggiunto sul rinnovo dei contratti statali: “Avere portato relazioni sindacali innovative e partecipative con obiettivi chiari legati ai temi dove ci hanno massacrato per anni come quello dei fannulloni qualifica non solo il sindacato ma anche il ruolo della partecipazione. Se il paese riconosce questo allora la crescita e la competitività possono arrivare, altrimenti la politica ha fatto e continuerà a fare solo danni” (clicca qui per leggere tutta l’intervista).



Il recente accordo politico per il rinnovo dei contratti statali, accordo raggiunto tra governo e sindacati, ha fatto tornare al centro delle trattive la contrattazione sindacale. E’ quanto sostiene il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, intervenuto ieri al convegno organizzato dalla Uil di Brindisi e dalla Uil pensionati. “Grazie all’impegno unitario del Sindacato – afferma Barbagallo – siamo riusciti a sottoscrivere, pochi mesi fa, un accordo sulla previdenza, e nei giorni scorsi, gli accordi per i rinnovi dei contratti dei metalmeccanici e dei dipendenti pubblici. Qualcuno aveva pensato che si sarebbe potuto fare a meno delle parti sociali e, invece, siamo riusciti a far recuperare centralità alla contrattazione e a ottenere, così, risultati impensabili solo un anno fa”. Barbagallo ha poi aggiunto che con i recenti accordi, tra cui anche quello sui contratti statali, “abbiamo convinto il Governo a spostare 7 miliardi sul sistema della previdenza e 5 miliardi verso il pubblico impiego: un risultato eccezionale. Ora dobbiamo proseguire su questa strada, a cominciare dall’avvio dei tavoli di trattativa delle singole categorie dei dipendenti pubblici per la concreta definizione dei rinnovi dei contratti”.



Dopo l’accordo sui contratti statali, i ministri per la Semplificazione e la pubblica amministrazione Marianna Madia e della Salute Beatrice Lorenzin, fanno sapere che “il rinnovo del contratto sarà l’occasione per offrire risposte alle giuste esigenze delle professionalità del settore medico”. Come riporta infatti il Sole24ore i due ministri, in una nota, hanno confermato che “vi sarà una particolare attenzione alle figure professionali che in considerazione della loro peculiarità risultano indispensabili al benessere della comunità e tra le quali vi sono certamente quelle del settore sanitario”. L’impegno assunto dal Governo con l’accordo del 30 novembre per il rinnovo dei contratti statali “nel senso di semplificare l’attuale sistema dei fondi di contrattazione di II livello, al fine di consentire l’utilizzo pieno di strumenti e risorse – si legge nel comunicato congiunto – riguarderà, ovviamente, l’intero settore sanitario, posto che l’accordo fa espressamente richiamo a tutti i settori, aree e comparti di contrattazione”.



, il cui accordo politico è stato firmato mercoledì scorso da governo e sindacati, è stato accolto positivamente dalla Cisl. Lo ha ribadito, dopo la soddisfazione espressa a caldo dalla segretaria generale Annamaria Furlan, il segretario confederale Maurizio Bernava in un’intervista rilasciata ieri all’agenzia di stampa Italpress. Bernava sottolinea che l’accordo tra il governo e i sindacati sui contratti statali “segna una svolta davvero innovativa non solo per tutti i comparti del pubblico impiego”: “è un modello innovativo di relazioni industriali per tutto il settore pubblico. Si utilizzerà la contrattazione e la partecipazione dei lavoratori, specialmente nel secondo livello quello aziendale, per i processi di riorganizzazione del settore, superando la legge Brunetta che aveva imposto un sistema rigido e bloccato la contrattazione. Abbiamo legato l’accordo agli obiettivi riorganizzativi in termini di produttività ed efficienza, favorendo la partecipazione dei lavoratori attraverso le rappresentanze, le Rsu” (clicca qui per leggere tutta l’intervista).

Il segretario confederale della Cisl Maurizio Bernava dice la sua anche sulle polemiche legate al rinnovo dei contratti stataliarrivato a ridosso del voto per il referendum costituzionale. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati Renato Brunetta, ha commentato l’intesa raggiunta per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici, come riportato sul suo profilo Facebook, sottolineando che la firma è stata fatta “in fretta e furia per evidenti ragioni legate al referendum, e alla voglia matta del premier mai eletto di rosicchiare consenso”. Il giudizio di Bernava su questo punto è differente: “Questo è un accordo che abbiamo cercato e voluto noi. Tra il prima ed il poi e’ stato meglio firmarlo prima. Voglio essere molto franco: l’accordo di altissimo livello che abbiamo raggiunto implica impegni legislativi immediati da parte del Governo. Abbiamo bisogno di un ministro e anche di un governo che completi questo processo”.

Il Codacons boccia l’accordo sul rinnovo dei contratti statali, accordo firmato mercoledì sera da governo e sindacati. L’associazione a difesa dei consumatori sostiene infatti che gli 850 milioni di euro stanziati con la manovra del governo rappresentano un’ “elemosina”. Il presidente del Codacons Carlo Rienzi spiega che “da più di 6 anni i dipendenti pubblici subiscono le conseguenze di un blocco degli stipendi illegittimo, bocciato dalla Corte Costituzionale. A fronte di un danno immenso per i lavoratori, per i quali la lesione dei diritti patrimoniali ha raggiunto ad oggi quota 37 miliardi di euro, il Governo stanzia appena 850 milioni di euro, ossia una media di 265 euro a lavoratore. Tali numeri non possono soddisfare le aspettative”. Dopo la firma dell’accordo sui contratti statali il Codacons rinnova l’invito ai dipendenti pubblici a chiedere il risarcimento attraverso l’azione collettiva lanciata dall’associazione: alla class action hanno finora aderito “oltre 2000 lavoratori”.

Dopo la firma dell’accordo sul rinnovo dei contratti statali tra governo e sindacati è negativa la valutazione dell’intesa da parte di Renato Brunetta. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un’intervista a “Il Dubbio”, come riportato sul suo profilo Facebook, ha infatti commentato che si tratta di “demagogia a buon mercato da parte di Renzi e della Madia” e di “un po’ di ingenuità da parte della Camusso e degli altri leader sindacali”. Brunetta, sottolineando che si tratta di un accordo quadro, afferma che è stato fatto “in fretta e furia per evidenti ragioni legate al referendum, e alla voglia matta del premier mai eletto di rosicchiare consenso”. Sulle cifre Brunetta spiega poi che “sono risibili, i soldi non ci sono, lo sanno tutti. Attualmente sono disponibili, sommando la legge di stabilità 2016 e la legge di bilancio 2017, circa 1,4 miliardi, che consentirebbero aumenti pari a circa 40 euro lordi, meno di 30 euro netti mensili. Altro che gli 85 euro propagandati dal premier e dalla Madia. A proposito, perché nell’accordo non c’è la firma di Padoan? Siamo ai soliti annunci, alle solite prese in giro alle quali ci ha abituato questo governo di dilettanti allo sbaraglio” (clicca qui per leggere tutto).

L’accordo sul rinnovo dei contratti statali è stato sottoscritto non solo da Cgil, Cisl e Uil: è arrivata ieri infatti anche la firma della Confsal. Massimo Battaglia, Segretario Generale della Federazione Confsal-UNSA, come si legge sul sito dell’organizzazione sindacale, sottolinea che l’intesa siglata con il governo “è un primo passo” ma “non bisogna mollare. Dobbiamo arrivare velocemente al contratto per far avere risultati concreti ai lavoratori”. Battaglia annuncia che, dopo il voto per il referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo, scatterà “il pressing per un’immediata direttiva all’Aran per il CCNL delle Funzioni Centrali”. E aggiunge: “Non bastano i sorrisi, le foto e le dichiarazioni. Servono i fatti concreti. Per questo mi sembra intellettualmente onesto ribadire che l’accordo di ieri (lunedì scorso, ndr) è stato la finalizzazione dell’iniziativa della Confsal-UNSA che ha portato alla sentenza n. 178/2015 della Corte costituzionale per lo sblocco dei Contratti” (clicca qui per leggere tutto).

Dopo la firma dell’intesa politica sul rinnovo dei contratti statali, firma avvenuta mercoledì scorso tra governo e Cgil, Cisl e Uil, si apre ora l’iter all’Aran. Passerà infatti per l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni la trattativa vera e propria per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici che è stato fissato in 85 euro medi. I tempi però di questi passaggi potrebbero non essere brevi: dovrà infatti prima essere approvata la Legge di bilancio con lo stanziamento delle risorse da destinare al rinnovo dei contratti statali e poi il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia potrà inviare all’Aran l’atto di indirizzo. Poi partiranno i tavoli di trattativa. E anche in questo caso in tempi potrebbero essere lunghi, come sottolinea all’Adnkronos il presidente dell’Aran, Sergio Gasparrini: “dopo 7 anni di blocco c’è molto da fare per rimettere ordine a tutta la parte normativa, a un modello contrattuale un po’ obsoleto. Ci vorrà tempo, ci dovremo rimboccare le maniche anche per armonizzare le regole dei nuovi comparti che sono stati ridotti da 11 a 4”.

Non è stata decisa solo la parte economica per quanto riguarda il rinnovo dei contratti statali. Nell’intesa siglata mercoledì scorso tra governo e sindacati è stata infatti inserita anche una parte normativa, produttività e welfare, premi sulle presenze. Il governo, come riferisce l’Ansa, ha infatti garantito di rimettere mano ai fondi per la contrattazione di secondo livello, il salario accessorio, e di promuovere anche nel comparto pubblico “una fiscalità di vantaggio” per la produttività. Un’apertura è stata anche indicata per quanto riguarda il welfare integrativo, dai fondi pensione alla sanità: si parla di “misure contrattuali che incentivino più elevati tassi medi di presenza”. Inoltre sarà attuato un monitoraggio sulla riforma della Pubblica amministrazione. Gli effetti delle novità del rinnovo dei contratti statali saranno sottoposti alla vigilanza delle parti con particolare attenzione al reclutamento del personale e all’eliminazione del precariato. Previsto anche l’impegno del governo “ad assicurare il rinnovo dei contratti” in scadenza.

Sui contratti Statali e sull’accordo siglato ieri sera dal ministro Pa, ha commentato oggi il presidente dell’Aran – Agenzia Rappresentanza Negoziale Pubbliche Amministrazioni – Sergio Gasparrini, che tra l’altro sarà il vero affidatario della trattativa nei prossimi mesi tra le parti: «percorso buono incominciato, però la strada è ancora molto lunga da fare», ha commentato a caldo il presidente all’Adnkronos. Ma è su un punto in particolare che si è soffermata l’analisi dell’Aran, ovvero il Testo Unico del Pubblico Impiego: la delega di questo testo scade a febbraio e secondo Gasparrini, «Si tratta di un decreto che ridisegna le norme del lavoro pubblico e che restituisce alla contrattazione molte materie che erano state sottratte. Testo unico che alla luce della sentenza della Consulta dovrà ottenere l’intesa con la conferenza Stato-Regioni».

L’intesa politica sul rinnovo dei contratti statali è arrivata ieri sera: governo e sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno firmato un accordo per l’aumento di 85 euro medi per gli stipendi dei dipendenti pubblici. Lo sblocco è arrivato dopo sette anni di stop agli incrementi salariali dei contratti del pubblico impiego. I sindacati sono soddisfatti ma chiedono ora di andare avanti. Il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, ha sottolineato oggi, come si legge sul sito dell’organizzazione sindacale, che cosa è stato ottenuto nel merito: “la modifica della legge Brunetta, il superamento del cosiddetto sistema di valutazione 25/50/25, lo sblocco della contrattazione di secondo livello, la defiscalizzazione del salario accessorio, l’introduzione del welfare aziendale, il sostegno allo sviluppo della previdenza complementare e il superamento del precariato”. Barbagallo ha poi aggiunto che “ora bisogna completare l’opera e passare al rinnovo vero e proprio dei contratti, in tutti i singoli comparti: questo Governo potrà attivare le procedure amministrative previste per l’avvio dei singoli tavoli e, nel giro di pochi mesi, si potranno definire i rinnovi. Così finalmente tutti i lavoratori del pubblico impiego potranno avere il concreto riconoscimento del loro diritto contrattuale”.

Il giorno dopo l’accordo governo-sindacati sul rinnovo dei contratti statali che erano bloccati da sette anni, iniziano ad arrivare le reazioni politiche sull’intesa siglata dopo mesi di trattative. Si tratta di un accordo politico che sarà valido per tutti i comparti pubblici, compresa la scuola: per quanto riguarda la parte normativa prima dovrà essere raggiunta un’intesa con le regioni. Soddisfazione è stata espressa da Cgil, Cisl e Uil che hanno firmato l’intesa al tavolo con il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia. Ma non tutti i sindacati sono altrettanto contenti dei rinnovo dei contratti statali. E sul fronte politico il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, intervenuto questa mattina ai microfoni di RTL 102.5 durante “Non Stop News”, come riporta Agenparl, ha dichiarato di “essere contento”, aggiungendo però: “se mi chiede, e lei mi fa una domanda maliziosa, se è strano che arrivi a due giorni di voto (ride, ndr) sì, evidentemente sì. Ma d’altronde il fronte del sì…ci sono alcuni Ministri che dicono che se vince il sì si cureranno meglio i bambini malati di diabete, domani probabilmente prometteranno la ricrescita dei capelli e il calo del colesterolo, e poi le ho sentite tutte”.

Non tutti approvano con toni trionfalistici l’accordo sui contratti statali stipulato ieri dal ministro Madia: nel mondo Scuola, ad esempio, la forte polemica resta ancora presentissimo in alcuni sindacati minori e nelle associazioni di insegnanti. «Fino a quando non verrà approntata una legge apposita che dia la possibilità di superare i vincoli imposti dalla riforma Brunetta, sarà estremamente difficile aprire concretamente il tavolo negoziale per il nuovo contratto», scrive la nota della Gilda degli Insegnanti pubblicata il giorno dopo l’accordo governo-sindacati generali. «Appaiono dunque eccessivamente trionfalistici i toni con cui i vertici confederali commentano l’intesa siglata ieri a Palazzo Vidoni», aggiunge su Orizzonte Scuola Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Fgu-Gilda. Secondo l’associazione degli insegnanti, l’intesa col Governo non è ancora il contratto di lavoro ma solo un impegno politico e una vera strada per arrivare al rinnovo resta ancora «lunga e piena di ostacoli. Le risorse stanziate fino ad oggi dalle leggi di Stabilità 2016 e 2017 ammontano a 1 miliardo e 250 milioni di euro, equivalenti – spiega il coordinatore nazionale della Gilda – a circa 30 euro lordi pro capite. Una cifra ben lontana dai 5 miliardi necessari per raggiungere gli 85 euro sbandierati dal Governo. La differenza andrà evidentemente reperita nella legge di Bilancio 2018».

Tra le novità in vista dell’accordo sui Contratti Statali siglato ieri sera rientra anche il mondo-Scuola rientra nella contrattazione sui dipendenti pubblici e sull’aumento dei loro compensi mensili. I sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno ottenuto quanto chiedevano sulla materia scolastica, come principale settore interessata dalla revisione delle regole sui “premi” che secondo il piano Madia-Renzi dovrà tornare al centro delle materie contrattuali, lasciano alla Legge i principi-guida. Stando all’accordo siglato ieri, «il governo si impegna rivedere gli ambiti di competenza, rispettivamente della legge e della contrattazione, privilegiando la fonte contrattuale quale luogo naturale per la disciplina del rapporto di lavoro, dei diritti, delle garanzie dei lavoratori nonché degli aspetti organizzativi». La scuola come agli altri settori che vedono riformati i contratti statali, vedono la marcia indietro rispetto alla Riforma Brunetta del 2009 che intendeva legiferare invece una seria di materie contrattuali già per Legge.

Emergono dettagli sull’accordo raggiunto ieri sera per il rinnovo dei contratti statali tra governo e sindacati. La premessa dell’intesa infatti, come si legge sull’agenzia di stampa Ansa, è che i lavoratori sono il motore della Pubblica amministrazione e che serva un’intesa con le Regioni. Nell’incipit dell’accordo sul rinnovo dei contratti statali infatti è stato scritto che i dipendenti sono “il motore del buon funzionamento” dell’amministrazione pubblica e che “il settore pubblico ha bisogno di una profonda innovazione”. E’ necessario quindi un percorso che segni “una discontinuità con il passato”. Il governo poi si è anche impegnato “a raggiungere l’intesa con le regioni” per le modifiche normative da inserire nel Testo Unico del lavoro pubblico: si tratta di uno dei decreti del ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, in arrivo a febbraio e che è stato bocciato di recente da una sentenza della Corta Costituzionale proprio perché prevedeva solo un parere delle Regioni e non appunto un’intesa.

The Day After: l’accordo governo-sindacati sui contratti statali è stato raggiunto, una novità storica dopo 7 anni di mancanza d’accordo per svariati e vari motivi. Ora si prova a ragionare sugli effetti e le novità previste dall’accordo sindacale del Ministro Madia sul settore pubblico: con l’aumento medio da 85 euro in tutti gli stipendi dei dipendenti statali, uno dei rischi paventato da Cgil, Csil e Uil era “perdere” la possibilità di rientrare nella fascia di reddito utile per poter percepire il bonus “Renzi” da 80 euro in busta paga. Una parte infatti degli 800mila dipendenti erano interessati a questo punto e rischiavano con l’aumento dei contratti di non percepire più il bonus, in pratica 200mila lavoratori di cui molti nel mondo scuola. L’intesa trovata ieri tra Madia e sindacati porta la novità attesa: «intesa impegna il governo a una «verifica sugli effetti» dell’incrocio – durante le trattative che si apriranno all’Aran dopo l’atto di indirizzo della Funzione pubblica – per «evitare penalizzazioni indirette» si legge nel report del Sole 24ore. «Gli aumenti saranno non inferiori a 85 euro medi», si legge nell’accordo con il ministro Madia ha insistito molto «sull’aggettivo medio» e ha aggiunto: «ci sarà maggiore sostegno a chi ha sofferto di più la crisi, non è detto che gli aumenti saranno uguali per tutti».