Il 2016 “si chiude con un bilancio comunque difficile per troppe famiglie, anziani e pensionati che sono in difficoltà”. Lo ha dichiarato Adelmo Lasagni, Segretario della Fnp-Cisl dell’Emilia Centrale. Secondo quanto riporta primapaginanews.it, il sindacalista, oltre ad aver ricordato i meriti dell’accordo tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, ha lanciato anche le “battaglie” per il 2017. “Siamo determinati nel raggiungere risultati concreti sulle questioni rimaste aperte: si parte dallo scorporo della previdenza dall’assistenza, alla rivalutazione delle pensioni e altre ancora… senza mai dimenticare l’importanza di rivedere il sistema fiscale con una seria lotta al fenomeno dell’evasione che toglie risorse fondamentali per sostenere il welfare sociale ed è estremamente importante sottolineare il bisogno d i garantire sostegno al welfare perché purtroppo le situazioni di difficoltà sono in aumento”, ha detto.



I Vigili del Fuoco chiedono ancora una volta un intervento del Governo per non essere trattati più come “un corpo di serie B” per quel che riguarda stipendi e pensioni. Già in passato il Conapo aveva denunciato una situazione di disparità di trattamento rispetto agli altri copri dello Stato e dopo la visita nelle zone terremotate del ministro dell’Interno, Marco Minniti, Il Segretario generale Antonio Brizzi ha dichiarato: “Plauso al ministro dell’Interno Minniti che ha visitato le zone terremotate indossando la giacca dei vigili del fuoco quale forte simbolo dello Stato. Ci auguriamo che, dopo aver ascoltato anche i nostri uomini, si faccia portavoce verso il governo anche per le necessità Corpo nazionale dei vigili del fuoco e dei suoi appartenenti, finora trattati come un corpo di serie B in quanto a retribuzioni e pensioni”. Il sindacalista ha anche ricordato che dal 1° gennaio il corpo dovrà assorbire le competenze del soppresso Corpo forestale e avrà quindi ulteriori compiti da svolgere.



Il Decreto Milleproroghe non è intervenuto sulla riforma delle pensioni varata con la Legge di stabilità, ma contiene un provvedimento di carattere previdenziale. È stato infatti deciso che le pensioni, le indennità di accompagnamento e i vitalizi Inail saranno pagati il primo giorno del mese o in quello successivo se il primo risulterà festivo o “non bancabile”. Si tratta di una modifica importante rispetto a quanto stabilito con un decreto del maggio 2015 che prevedeva, a partire dall’inizio del 2017, che il pagamento venisse effettuato nel secondo giorno “bancabile” del mese. Dunque la situazione resta immutata rispetto al 2016. Tuttavia il decreto non avrà effetto sul primo mese del nuovo anno. Quindi le pensioni di gennaio 2017 verranno pagate martedì 3, così come era stato previsto e comunicato dall’Inps nei giorni scorsi. 



Il Decreto Milleproroghe non lascia delusi solamente coloro che si aspettavano delle modifiche o delle integrazioni alla riforma delle pensioni approvata con la Legge di stabilità. L’Associazione nazionale magistrati, infatti, ha diffuso una nota per ricordare che il Governo, contrariamente alle previsioni, “non ha adottato alcun intervento correttivo al Dl 168/2016 né sul lato delle pensioni, né su quello del termine per la legittimazione ai trasferimenti, neanche per i magistrati più giovani”. L’Anm chiedeva infatti che fosse estesa a tutti i magistrati la proroga del trattenimento in servizio per chi non avesse raggiunto i 72 anni, che resta “riservata” a chi ricopre funzioni apicali. A questo punto l’Anm “sta valutando ogni possibile iniziativa da adottare in conseguenza di questo incomprensibile vulnus alla positiva interlocuzione che sembrava essersi concretizzata negli ultimi mesi nell’interesse superiore dei cittadini”.

L’Istat ha pubblicato l’annuario statistico italiano 2016, in cui tratta anche il tema della riforma delle pensioni, spiegando che nel nostro Paese “il numero di prestazioni pensionistiche è in progressiva diminuzione, mentre la relativa spesa è in aumento: sono 23,2 milioni le pensioni erogate nel corso del 2014 (-0,5 per cento rispetto al 2013), 3,8 ogni 10 residenti, per una spesa complessiva di quasi 277 miliardi di euro (+1,6 per cento), pari al 17,2 per cento del Pil. Il loro importo medio annuo è di 11.943 euro, circa 245 euro in più rispetto all’anno precedente”. Come si può notare, si tratta di dati riferiti al 2014, quindi non all’anno che ormai si è concluso. E non passa certo inosservato il fatto che pur diminuendo il numero delle prestazioni aumenta il loro costo. Va però detto che i dati si riferiscono a tutte le tipologie di assegni, anche quelli di invalidità. 

La riforma delle pensioni italiana viene promosso da S&P Global Ratings, ovvero la società cui fa riferimento la celeberrima Standard & Poor’s. Con un rapporto “Global Aging 2016: Italy’s Pension Reforms Are Mitigating The Impact Of Aging, But Government Debt Remains A Hurdle” si evidenzia come la riforma del sistema pensionistico nel nostro Paese abbia mitigato gli effetti dell’invecchiamento della popolazione. Tuttavia resta problematico l’alto livello di indebitamento pubblico, poiché non sono stati fatti sufficienti passi avanti per ridurre il debito e le prospettive di crescita economica restano modeste. Di fatto per la società di analisi americana l’Italia si è mossa con un certo anticipo sul fronte previdenziale rispetto ad altri paesi e questo la avvantaggia. Nel rapporto S&P spiega che le spese dello Stato legate all’invecchiamento sono viste crescere dal 24,4% and 25,2% del Pil per poi scendere al 24,7% del Pil nel 2050.