Dopo la firma del rinnovo dei contratti statali, arrivata dopo sette anni di blocco, potrebbero non sorridere alcuni dipendenti pubblici. Un risvolto negativo dell’aumento medio lordo di 85 euro degli stipendi, stabilito nell’accordo tra governo e sindacati, potrebbe essere il rischio di annullare il bonus di 80 euro. Come riporta Businessonline, “eventuali aumenti di reddito potrebbero far oltrepassare ai dipendenti interessati la soglia massima stabilita per l’erogazione del bonus di 80 euro, che è di 24mila euro”. Il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia ha dichiarato che sarebbero “solo circa 200mila” i dipendenti pubblici che potrebbero rischiare di perdere il bonus da 80 euro. In ogni caso gli statali che eventualmente perderanno gli 80 euro di bonus dovrebbero ricevere compensazioni economiche.



Per quanto riguarda il rinnovo dei contratti statali, il cui accordo è stato firmato lo scorso 30 novembre tra governo e sindacati, l’aumento di 85 euro degli stipendi dei dipendenti pubblici non sarà per tutti. L’intesa raggiunta dall’Esecutivo con le parti sociali è su un incremento medio: dunque si partirà dai redditi più bassi che godranno di un aumento di 85 euro ‘pieni’. E via via gli stipendi saranno più alti, il valore dell’aumento dovrebbe diminuire. Come sottolinea Businessonline gli 85 euro previsti nel rinnovo dei contratti statali “sono lordi al mese, significa un netto pari a circa 56-60 euro. Gli 85 euro di aumento dello stipendio saranno previsti dal 2016 al 2018 e bisogna capire se si tratterà di una misura retroattiva, anche se sembra decisamente difficile”. I contratti statali erano bloccati da sette anni e lo scorso giugno la Corte Costituzionale aveva dichiarato il blocco illegittimo.



Duro attacco del presidente Anief al Governo dopo il rinnovo del contratto degli statali: il leader del sindacato della scuola sostiene che non si sia andati incontro ai docenti. “I lavoratori sanno bene quante difficoltà incontrano per vivere del magro stipendio che lo Stato gli conferisce”, ha dichiarato Marcello Pacifico, che è anche segretario confederale Cisal. Per il presidente Anief il dipendente pubblico oggi “dovrebbe aver dovuto avere lo stesso 20% in più nel settennio concesso ai colleghi metalmeccanici, che lo scorso fine settimana hanno sottoscritto il nuovo accordo a queste condizioni. Che, a fronte di uno stipendio medio di 1.500 euro, fanno 300 euro a lavoratore”. La situazione, però, è ben diversa da quella auspicata: “Ci troviamo ancora una volta costretti ad invitare i lavoratori a rivolgersi al Giudice, per recuperare almeno l’indennità di vacanza contrattuale attraverso appositi ricorsi in Tribunale”, ha concluso Pacifico, come riportato da TeleBorsa.



Dopo il rinnovo del contratto degli statali, che prevede un aumento medio di 85 euro degli stipendi, è intervenuto il sindacato Anief, secondo cui un lavoratore della scuola avrà invece un aumento di 60 euro. “Un docente d’infanzia e primaria neo-assunto prende 1.262,39 euro. Ora, la Funzione Pubblica e il Governo vogliono farci credere che con qualche decina di euro riusciremo ad accorciare la forbice tra chi guadagna di più e chi guadagna di meno”. Il sindacato della scuola cita poi gli ultimi dati di Aran: “Dicono che il fanalino di coda della Pubblica Amministrazione sono gli assistenti amministrativi, i tecnici e gli ausiliari della scuola, che percepiscono in media meno di 22mila euro lordi annui. Non molto distanti ci sono gli insegnanti”. Anief definisce imbarazzanti le cifre, visto che il compenso dei dirigenti di prima fascia delle Agenzie fiscali raggiunge i 220mila euro annui.

Sulla situazione dei contratti statali, fioccano ancora alcuni contrasti dopo il raggiunto accordo tra sindacati e il governo per le nuove misure di rinnovo contratto e aumento stipendi per il settore pubblico. Sulla discussione parti sociali-governo, uno dei punti nodosi enunciati in questi giorni riguarda la situazione dei Vigili del Fuoco che lamentano tramite il loro sindacato autonomo (Conapo) una dignità pari a quella degli altri corpi lavorativi. «Chiediamo che il governo inserisca nella legge di bilancio misure specifiche per azzerare la grave e ingiustificata disparità di trattamento retributivo e pensionistico esistente tra i vigili del fuoco e gli altri Corpi dello Stato. L’emendamento a prima firma Fiano approvato alla Camera dei Deputati, sebbene costituisce una importante inversione di tendenza, non risolve la grave disparità di trattamento e oltretutto è finanziato in gran parte con fondi già stanziati per il trattamento accessorio del personale, quindi una partita di giro ancora lontana da essere la soluzione del problema», scrive la nota pubblicata da AgenParl. Antonio Brizzi, segretario generale Conapo, rincara la dose anche a fondo nota quanto ricorda come ai vigili del fuoco non è stata data finora la stessa dignità lavorativa degli altri corpi. «Spiace non aver sentito nessuna dichiarazione in merito alla grave situazione dei vigili del fuoco da parte dei sindacati Cgil-Cisl-Uil che siedono al tavolo con la ministra Madia, eppure ormai tutti sanno che siamo trattati come un corpo di serie B e usati come carne da macello.  Chiediamo al premier Renzi e al ministro Alfano di prendere una posizione sui vigili del fuoco e non restare in silenzio», ha chiuso il rappresentate dei Vigili del Fuoco sulla vicenda del rinnovo dei contratti statali.

Dopo la firma dell’intesa sul rinnovo dei contratti statali, avvenuta lo scorso 30 novembre tra governo e sindacati e che prevede un aumento medio di 85 euro degli stipendi dei dipendenti pubblici, arrivano altri chiarimenti da parte dell’Esecutivo sugli obiettivi da raggiungere. I contratti statali erano bloccati da sette anni e i ministri per la Pubblica amministrazione Marianna Madia e della Salute Beatrice Lorenzin hanno sottolineato in una nota congiunta, come riportato dal Sole24ore, l’obiettivo di “innovazione dell’intero settore pubblico” con l’accordo raggiunto con i sindacati. L’intesa siglata con le parti sociali sui contratti statali punta infatti anche ad “individuare, tra i principi che dovranno ispirare il prossimo rinnovo contrattuale, una riduzione della forbice retributiva sia per sostenere i livelli retributivi che maggiormente hanno sofferto la crisi, sia per valorizzare ancor di più professionalità fondamentali per l’erogazione di servizi essenziali”.

Non è positiva la valutazione dell’accordo sul rinnovo dei contratti statali da parte di Renato Brunetta. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un’intervista a “Il Dubbio”, come riportato sul suo profilo Facebook, ha infatti rivendicato la riforma da lui fatta per quanto riguarda la Pubblica amministrazione. Scrive Brunetta che quella riforma ha prodotto “una riduzione, dal 2008 al 2011, del numero di dipendenti pubblici di 153.815 unità e della spesa per stipendi di 4,2 miliardi di euro; l’avvio dei processi di informatizzazione della Pa, con l’approvazione del Codice dell’Amministrazione Digitale, e l’avvio dell’iter di semplificazione e decertificazione delle pratiche burocratiche; tutte le basi normative per la mobilità dei dipendenti pubblici, il taglio delle auto blu e il tetto agli stipendi dei manager pubblici; il progressivo miglioramento dell’organizzazione del lavoro pubblico e della qualità delle prestazioni erogate”.