Prima della riforma delle pensioni all’insegna dell’Ape, il Governo aveva varato il part-time agevolato per cercare di introdurre flessibilità previdenziale. Lo strumento era stato già criticato poco dopo il suo varo, perché si riteneva che non sarebbe stato utilizzato. E forse se n’è convinto anche l’esecutivo. Il sito pensionioggi.it ricorda infatti che con la Legge di stabilità sono stati tagliati i fondi stanziati per questa misura. Si è passati da 120 a 20 milioni di euro per il 2017 e da 110 a 60 milioni per il 2018. Se già l’Inps aveva confermato il basso numero di richieste di accesso a questo strumento, ora con il varo dell’Ape si rischia di vedere un sostanziale azzeramento delle domande, dato che potrebbe risultare più conveniente lasciare il posto di lavoro. Oggi c’è stata la riunione dei capigruppo al Senato, che ha deciso di far votare il testo della Legge di stabilità già domani. Sul provvedimento verrà posta la fiducia, dunque non sarà possibile apportare modifiche al testo approvato alla Camera. Questo anche per quel che riguarda la riforma delle pensioni. Per Cesare Damiano, “è logico che Renzi rimanga Presidente del Consiglio fino al momento della Legge di bilancio per poi dare le dimissioni. È assolutamente necessario scongiurare i rischi di esercizio provvisorio”. Tutto questo in quanto per l’ex ministro del Lavoro “i contenuti della legge sono troppo preziosi perché contengono soluzioni che riguardano le pensioni, il lavoro, la povertà e le risorse da destinare al rinnovo del contratto del Pubblico impiego”. La prima chiama sul voto di fiducia è prevista per le 14:30.
La Legge di stabilità, contenente la riforma delle pensioni, è approdata al Senato, e ora resta da capire se debba essere approvata velocemente senza modifiche o se sia possibile introdurre degli emendamenti. Secondo il sito pensionioggi.it, eventuali modifiche potrebbero riguardare l’Ape social, con la richiesta di alcuni senatore del Partito democratico di portare da 36 a 35 gli anni di contribuzione necessari per l’accesso nel caso di lavori gravosi, eliminando anche il requisito di aver svolto tali lavori per almeno 6 anni in via continuativa prima del pensionamento. Altri emendamenti potrebbero riguardare l’ottava salvaguardia degli esodati, già oggetto di modifiche alla Camera, e le norme sui lavoratori precoci. Oltre al fattore tempo, ci sarebbe da capire l’eventuale impatto sui saldi della manovra. A seguito della vittoria del No al referendum, è stato chiesto da più parti di procedere celermente all’approvazione della Legge di stabilità, che al suo interno contiene la riforma delle pensioni. Per Ulisse Di Giacomo ciò non può però avvenire senza che in Senato vi siano delle modifiche rispetto al testo approvato dalla Camera. “Ci sono aspetti importanti che non possono essere trascurati, come le iniziative in favore della famiglia, il bonus per le ristrutturazioni, gli interventi sulle pensioni minime, il fondo per gli Enti Locali, i 50 milioni per la sanità legati all’Ilva di Taranto e tanto altro”, ha detto il vicepresidente del gruppo dei senatori di Area Popolare. Che ha poi aggiunto: “Io non voterò la fiducia a un testo solo per permettere al presidente De Luca di fare il Commissario ad acta alla sanità della Campania”.
Dopo il risultato del referendum costituzionale, la Cgil ritiene che “le elezioni anticipate sarebbero una pericolosa fuga in avanti”. Il sindacato di Susanna Camusso, com’è noto, si è schierato per il No nel voto di domenica, ma ora chiede che si proceda a una verifica in Parlamento della sussistenza di una maggioranza politica in grado di garantire un Governo. Questo perché occorre “dare anzitutto quelle risposte che lavoratori e pensionati si attendono, attraverso anche un corretto rapporto con le istanze della Società civile e con le Organizzazioni della rappresentanza sociale”. Risposte che passano anche attraverso gli interventi previsti nella riforma delle pensioni, frutto di un accordo cui la Cgil ha contribuito, pur non rinunciando a criticarne alcuni aspetti.
Sono giorni di grande apprensione per quanti speravano che la riforma pensioni 2016 andasse in porto. Dopo la vittoria del no al referendum costituzionale 2016, infatti, le dimissioni di Matteo Renzi rischiano di far evapoare quegli emendamenti che l’esecutivo era in procinto di varare per migliorare la situazione dei pensionati. A questo proposito, però, come riportato da contattonews.it, sono arrivate le parole del segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, che ha dichiarato:”Avevamo ragione a voler sottoscrivere gli accordi su pensioni e pubblico impiego prima del 4 dicembre. E abbiamo fatto bene a firmarli: se così non fosse stato, ora ci saremmo trovati in una condizione di enorme incertezza”. Rispeto all ddl Bilancio, il pacchetto contenente le misure per la riforma pensioni 2016 atteso dall’esame in Senato, Barbagallo ha aggiunto:”Nessuno pensi di modificare quegli accordi: bisogna attuarli”. Chi è interessato al tema della riforma pensioni non può essere rimasto indifferente alla notizia delle dimissioni di Matteo Renzi. E’ uno degli scenari che si è aperto dopo la vittoria del No al referendum costituzionale e di conseguenza la nascita di un Governo tecnico. Tra alcuni italiani ciò crea un po’ di apprensione vista la riforma delle pensioni varata dal precedente esecutivo di tale natura, ovvero quello guidato da Mario Monti. La Legge Fornero resta un punto indelebile nella memoria di molti cittadini e forse più che un innalzamento dell’età pensionabile, ora si teme che possano essere modificate alcuni degli ultimi interventi che potrebbero garantire l’accesso anticipato alla pensione ad alcuni italiani nel 2017. Non dovrebbero esserci in questo senso brutte sorprese, più che altro perché il costo dell’Ape pesa sui cittadini che vi fanno ricorso. Discorso diverso per l’aumento delle pensioni più basse.
L’Ufficio parlamentare di bilancio ha preparato una nota sulla riforma delle pensioni dopo le modifiche apportate alla Camera, evidenziando come la spesa pensionistica aumenterà di 4,1 miliardi nei prossimi tre anni. Come in passato, l’Upb punta ancora il dito sui provvedimenti di salvaguardia degli esodati. Ricordiamo che la Camera ha ampliato l’ottava salvaguardia. Per l’Ufficio parlamentare di bilancio, con i vari provvedimenti di tutela arrivati nel corso degli anni, ormai si ricomprendono persone non direttamente danneggiate dalla Legge Fornero. L’Upb segnala anche una possibile discriminazione per i lavoratori precoci, cui sono rivolte sia l’Ape social che l’ottava salvaguardia degli esodati. Tuttavia, “chi riesce a beneficiare della nuova salvaguardia può pensionarsi con i requisiti pre riforma Fornero e senza riduzioni dell’assegno, mentre chi accede all’Ape sociale, oltre a soddisfare requisiti anagrafico-contributivi diversi, riceve una indennità pari al massimo a 1.500 euro al mese sino al compimento dei normali requisiti di pensionamento”.
Complici le pressioni europee, la Legge di stabilità, che contiene la riforma delle pensioni, dovrebbe essere approvata al più presto anche dal Senato, così da evitare di rimanere “intrappolata” mentre si cercherà di formare un nuovo Governo che dovrà sostituire quello guidato dal dimissionario Matteo Renzi. Secondo alcune fonti del Tesoro citate da Sky Tg24, la manovra dovrebbe ottenere il disco verde entro la fine della settimana. Tuttavia questo vorrebbe dire che non ci sarebbero spazi per degli emendamenti, che richiederebbe tempo per essere presentati e discussi. È poi importante che non ci siano variazioni di sorta nei saldi, dato che è proprio su questo punto che dalla Commissione europea arrivano pressioni sull’Italia. Dunque, a meno di sorprese, gli interventi sul fronte previdenziale dovrebbe essere quelli usciti dopo la votazione alla Camera. Mentre ci si fanno domande sulle sorti della riforma delle pensioni dopo le dimissioni di Matteo Renzi, l’Ocse segnala che l’Italia è “capolista” nella graduatoria degli oneri contributivi destinati alla previdenza, pari al 33% della retribuzione dei lavoratori dipendenti. In particolare pesa il 23,81% a carico del datore di lavoro, mentre il 9,19% che grava sul lavoratore è in linea con il il dato della Germania (9,5%). L’Ocse, nel suo Pensione Outloook 2016, segnala un rischio generale per tutti i paesi: l’invecchiamento della popolazione mette a rischio la sostenibilità del sistema previdenziale, specialmente l’erogazione delle pensioni future. Per questo l’organizzazione di Parigi chiede ai governi di sensibilizzare e informare l’opinione pubblica, di modo che possa valutare il ricorso alla previdenza complementare. L’affermazione del No al referendum costituzionale sta facendo contenti molti lavoratori precoci, che non nascondono di aver votato contro la riforma del Governo Renzi anche per via del fatto che nella riforma delle pensioni non ci sia la possibilità per tutti di andare in pensione dopo 41 anni di contributi. Proprio intorno a questo numero hanno deciso di costruire molto loro post e messaggi su Facebook. Infatti il Sì ha preso il 40,9% dei voti e fino a poco ore dopo la chiusura dei seggi il dato si attestava al 41%. Dunque c’è chi non ha esitato a dire che “chi di 41 ferisce di 41 perisce”, ricordando appunto che negare Quota 41 non è stata una buona idea. C’è anche chi è contento proprio che sia stato questo numero, il 41, a condannare Renzi alla sconfitta, ritenendo che non possa trattarsi di un puro caso.
Dopo le dimissioni di Matteo Renzi, la priorità è mettere al sicuro la Legge di bilancio. Questo almeno è quel che pensa Maria Elena Boschi, riprendendo di fatto quel che ha detto il Premier nella notte a palazzo Chigi annunciando il suo passo indietro. Tra chi associa a questa sorta di “appello” ci sono anche le italiane nate nell’ultimo trimestre del 1957-58 che vorrebbero poter accedere a Opzione donna. La riforma delle pensioni contenuta nella manovra, dopo il passaggio alla Camera, ha al suo interno una norma che consentirebbe loro l’accesso alle pensione anticipata dopo 35 anni di contributi dopo che l’anno scorso erano rimaste “escluse” da quella che era stata chiamata “proroga di Opzione donna”. Non resta quindi che vedere quali saranno le mosse dei partiti, a cominciare proprio dal Pd, che dopo tutto è quello di maggioranza.
Le dimissioni di Matteo Renzi, seguite alla vittoria del No al referendum costituzionale, avranno delle conseguenze sui lavori parlamentari riguardanti la Legge di stabilità, che al suo interno contiene la riforma delle pensioni. Lo evidenzia Nomos, spiegando che domani è prevista la riunione dei capogruppo del Senato, che insieme alle comunicazione del Presidente Piero Grasso aiuteranno a capire i tempi e le modalità di discussione della manovra. Si tratterà della giusta occasione per capire se ci saranno dei margini per delle modifiche che sono state richieste negli scorsi giorni anche da esponenti della maggioranza. Il risultato del voto fa anche pensare, però, che si voglia cercare di approvare la Legge di stabilità in maniera veloce per evitare che possa finire “ostaggio” di battaglie politiche.
Dopo le dimissioni di Matteo Renzi seguite alla vittoria del No al referendum costituzionale, c’è un po’ di preoccupazione sulle sorti della riforma delle pensioni varata dal Governo. Stando alle parole pronunciate dallo stesso Premier nella notte, l’ultimo obiettivo del suo esecutivo sarebbe quello di portare in porto l’approvazione al Senato della Legge di stabilità, la quale contiene gli interventi sul fronte previdenziale. C’è da chiedersi però se verranno inserite delle modifiche ora che porre la fiducia sul testo non avrebbe alcun significato. Spetterà più che altro alle forze di maggioranza trovare una quadra per far passare il provvedimento. In caso di modifiche a a palazzo Madama, il testo dovrebbe poi tornare per la terza lettura alla Camera. Il Miur ha pubblicato il decreto ministeriale per le domande di pensionamento del personale della scuola. Nel testo è prevista la facoltà, in taluni di casi, di chiedere di poter restare al lavoro anche se sono stati raggiunti i limiti contributivi. Si legge infatti nel testo che “il personale della scuola impegnato in innovativi e riconosciuti progetti didattici internazionali svolti in lingua straniera, al raggiungimento dei requisiti per la quiescenza, può chiedere di essere autorizzato al trattenimento in servizio retribuito per non più di due anni”. Il trattenimento viene autorizzato dal dirigente scolastico e dal direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale. La norma specifica anche che “non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. La domanda va presentata entro il 20 gennaio 2017. Termine entro il quale va anche presentata la domanda di accesso alla pensione, nel caso ne si abbiano i requisiti.
Nonostante la riforma delle pensioni, non sembrano esserci notizie buone in arrivo per i pensionati. Studio Cataldi ricorda infatti che nei giorni scorsi un decreto del ministero dell’Economia ha stabilito che la perequazione degli assegni nel 2017 sarà pari a zero, dunque non è previsto alcun aumento in base all’inflazione. Ma non è tutto, perché “tutti i trattamenti pensionistici, infatti, vedranno applicato un conguaglio negativo (una tantum) al fine di recuperare quanto erogato in più nel 2015”. Questo in quanto già all’inizio dell’anno si sarebbe dovuto recuperare uno 0,1% in più erogato durante l’anno scorso. Ma la Legge di stabilità 2016 aveva “congelato” questo recupero, prevedendo che fosse effettuato in sede di rivalutazione definitiva delle pensioni del 2016. A questo punto a gennaio 2017 i pensionati si troveranno con un piccolo taglio dell’assegno.
Luisella Albanella, deputata del Partito democratico, vorrebbe che la riforma delle pensioni venisse modificata durante il suo iter a palazzo Madama. In particolare per quel che riguarda l’Ape social. Secondo quanto riporta Cataniatoday.it, la parlamentare ha fatto in particolare notare che i requisiti di accesso a questo strumento “rappresentano uno scoglio insormontabile per i lavoratori edili che vivono in una realtà difficile come quella del Mezzogiorno e, in particolare, della nostra martoriata provincia etnea, le cui condizioni di discontinuità, di crisi delle costruzioni, non permettono certo l’utilizzo di tale strumento”. La Albanella riconosce i meriti della riforma, grazie anche ad alcuni correttivi introdotti durante il passaggio alla Camera dei deputati, ma di fatto ribadisce quanto avevano già detto i sindacati degli edili, riguardo la difficoltà di molti lavoratori di poter far valere 36 anni di contributi per accedere all’Ape social.
Nella riforma pensioni con le ultime novità del 2016 apportate in Legge di Bilancio, sono notevoli e molteplici i punti da chiarire anche per l’inizio del prossimo anno, quando i lavori parlamentari dovranno apportare le ultime modifiche alla riforma del sistema pensionistico e previdenziale italiano. Come riporta Pensioni Oggi, uno dei documenti più importanti presentati in settimana è stato il lavoro dell’Ufficio Parlamentare del Bilancio che soprattutto sull’Ape sociale ha investito parecchi giudizi e approfondimenti a riguardo. In particolare, il disegno di legge di Bilancio, ora al Senato, contiene 6 misure per favorire l’accesso alla pensione con requisiti ridotti rispetto a quelli fissati dalla riforma Fornero del 2011: anticipo per lavoratori precoci, Ape Sociale, Anticipo per lavoratori con periodi di carriere in attività usuranti; ottava salvaguardia, ampliamento dell’Opzione Donna e infine rifinanziamento per gli anni 2017-2021 dei pensionamenti di vecchiaia anticipata per i giornalisti dipendenti da aziende in ristrutturazione/riorganizzazione. Specie sull’Ape Sociale, il lavoro dell’UpB ha evidenziato come «il Governo formulerà proposte in ordine alla loro eventuale prosecuzione».
La Riforma Pensioni 2016, nel giorno del voto referendario, ha una “pausa” istituzionale ma non di interesse per le ultime novità che potrebbero essere inserite a posteriori alla Manovra Economica 2017. Tra di queste, di certa la formula dell’Opzione Donna interessa non poche lavoratrici in Italia: secondo le ultime disposizioni del governo, la formula viene rinnovata anche per il 2017 ma con alcune specifiche come il limite imposto per tutte le lavoratrici di aver raggiunto i 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2015. I correttivi sono ovviamente tutti ancora da presentare, e probabilmente saranno i primi mesi del prossimo anno a determinare l’effettiva composizione della nuova riforma. «Alle lavoratrici che non hanno maturato entro il 31 dicembre 2015, i requisiti anagrafici previsti dall’articolo 1, comma 9 della legge 243/04 per effetto degli incrementi della speranza di vita», recita l’articolo 1 della Legge di Bilancio ora in esame al Senato. Per questo motivo, l’opzione Donna potrà essere esercitata dalle lavoratrici dipendenti anche nel settore pubblico oltre che per il settore autonomo che hanno maturato 57 anni di contributi entro il 31 dicembre 2015.
) Oltre all’Ape, la riforma delle pensioni introdurrà la novità della Rita (Rendita integrativa anticipata). Il sito pensionioggi.it ricorda quindi che gli interessati all’Anticipo pensionistico, “se il rapporto di lavoro è cessato (per qualsiasi ragione)”, potranno “ricevere in tutto o in parte, la prestazione maturata presso fondi di previdenza complementare, sotto forma di rendita temporanea, fino al conseguimento del requisito di accesso nel sistema pensionistico obbligatorio. Cioè sino ai 66 anni e 7 mesi di età”. Inoltre, la parte imponibile della Rita sarà assoggettata “a tassazione con la ritenuta a titolo d’imposta con l’aliquota del 15% ridotta del 2% per ogni anno eccedente il quindicesimo anno di partecipazione a forme pensionistiche complementari, con un limite massimo di riduzione di 6 punti percentuali. In sostanza per ogni anno di iscrizione ulteriore al 15° anno il lavoratore godrà di una riduzione dello 0,3% sino ad abbassare l’aliquota sostitutiva al 9%. Ai fini dell’applicazione dell’aliquota ridotta, sono computati fino a un massimo di 15 anche gli anni di iscrizione alla previdenza complementare anteriori al 1° gennaio 2007. La previsione si applicherà anche per i dipendenti pubblici che hanno aderito a fondi pensione complementari loro destinati”.