Dalle pagine de Il Mattino, Giuliano Poletti conferma che il Governo sta lavorando a un intervento sulle pensioni per il 2016. Tuttavia lancia anche un “avvertimento”. “Ogni eventuale intervento dovrà sempre tenere conto dell’attenzione di Bruxelles che considera l’attuale sistema previdenziale un pilastro fondamentale dei nostri conti pubblici”, ha detto infatti il ministro del Lavoro. Dunque per operare sulla Legge Fornero bisognerà guardare anche a Bruxelles. Poletti è poi abbastanza esplicito quando afferma: “Non credo che bisogna accrescere aspettative, già adesso molto forti, prima di avere maturato una proposta precisa e percorribile”. La riforma delle pensioni sembra quindi allontanarsi. Per Giuliano Cazzola, la flessibilità pensionistica “resta un miraggio per i demagoghi perditempo”. E così ricorda dalle pagine di Formiche.net che esistono già delle forme di prepensionamento. Come il part-time introdotto dalla Legge di stabilità per chi si trova a tre anni dalla pensione di vecchiaia. Oppure la possibilità per chi ha maturato i requisiti contributivi per la pensione di vecchiaia e si trovi almeno a 24 mesi da quelli anagrafici si andare in pensione anticipata con un “contratto di solidarietà espansiva” negoziato a livello aziendale dai sindacati, “a condizione che gli interessati, a loro domanda, ‘abbiano accettato di svolgere una prestazione di lavoro di durata non superiore alla metà dell’orario praticato prima della retribuzione convenuta nel contratto collettivo’”.
Oggi ci sarà una nuova riunione del comitato ristretto della commissione Lavoro della Camera a proposito di flessibilità pensionistica. Sono molte le persone interessate a capire quali frutti potranno arrivare da questo comitato, posto che in commissione già da tempo si discutono proposte di legge per modificare la riforma delle pensioni targata Fornero. Non tanto per l’incapacità dei deputati, che anzi hanno dimostrato diverse volte, anche durante l’iter parlamentare della Legge di stabilità, di poter inserire delle loro richieste, ma per il fatto che le proposte più “importanti” faticano a procedere anche perché il Governo non ha ancora chiarito in che modo intende procedere verso la strada della flessibilità.
Le strade dei lavoratori precoci e dei gruppi che vogliono la proroga di Opzione donna si incrociano sempre più. Non solo per via delle soluzioni che vengono prospettate in alternativa a Quota 41, ovvero il ricalcolo con il contributivo pieno dell’assegno pensionistico anche per i lavoratori precoci, ma anche perché giovedì prossimo a piazza Montecitorio ci sarà una manifestazione comune tra i due gruppi. Mettere insieme le forze per questa “battaglia” sembra una buona idea. Forse più che i parlamentari occorrerebbe però “sensibilizzare” il Governo sul tema, dato che ha promesso di varare dei correttivi alla legge Fornero.
Emiliana Alessandrucci, Presidente di Colap, il Coordinamento libere associazioni professionali, è stata ospite, come già accaduto nelle precedenti settimane, della trasmissione diMartedì, dove ha lanciato una proposta per risolvere il problema dei lavoratori precoci. Davanti al Sottosegretario all’Economia Paola De Micheli ha infatti dapprima ricordato che Opzione donna viene pagata dalle italiane che scelgono di utilizzarla, dato che devono accettare un ricalcolo con il contributivo pieno del loro assegno pensionistico. Quindi ha consigliato di utilizzare lo stesso sistema per i lavoratori precoci: di fatto dar loro la possibilità di andare in pensione dopo 41 anni di contributi accettando un ricalcolo con il contributivo del loro assegno.
Difficile dire quanti lavoratori precoci sarebbero d’accordo con questa proposta, dato che quella per cui premono, la “quota 41”, non prevede alcuna penalizzazione, men che meno un ricalcolo con il sistema contributivo. Troverebbe semmai più sostegno un’altra proposta della Alessandrucci: consentire l’accesso a Opzione donna anche alle italiane iscritte alla Gestione separata dell’Inps.