Vi è molta attesa per i nuovi servizi al lavoro introdotti dal Jobs Act. C’è attesa nei Centri per l’impiego che si aspettano un rilancio del loro ruolo. C’è attesa dalle Regioni perché come delegate allo sviluppo dei servizi devono comprendere la nuova forma comune con cui rilanciare quanto già stanno facendo e come dovranno quindi ripensare ai loro modelli. Ma soprattutto vi è l’attesa di chi dovrà utilizzare questi servizi e si aspetta dal percorso di ricollocazione un reale aiuto per trovare un nuovo posto di lavoro. 



L’introduzione dei nuovi sostegni al reddito per chi perde il posto di lavoro (Naspi) è stata fatta con la condizionalità che il fruitore deve obbligatoriamente dimostrare di essersi attivato per fare tutte le azioni programmate per cercare una nuova occupazione. In alternativa perderà il sostegno economico con un decremento che lo azzera in tempi rapidi se colpevole di non essersi attivato o aver rifiutato offerte di lavoro.



Il sostegno al reddito e la presa in carico della persona, sono i due capisaldi del nuovo modello di servizi che devono partire. La logica vorrebbe che siano quindi individuati i soggetti presso cui il disoccupato si presenta per attivare da un unico punto tutta la procedura.

Mi iscrivo con dichiarazione di disoccupazione, attivo così il contributo economico che mi spetta, sottoscrivo un contratto con cui mi impegno a cercare attivamente un lavoro (con il sostegno di tutor, formatori, ecc.) e mi impegno a non rifiutare eventuali offerte che dovessero arrivare.

Questo semplice schema rischia di non poter essere attivato, o meglio, di essere distorto dalla mancanza di collaborazione fra i diversi soggetti pubblici interessati. A oggi, il disoccupato deve rivolgersi a più uffici. Prima di tutto all’Inps per attivare il proprio sostegno al reddito. Poi, con differenze fra le diverse regioni, andare al Cpi per chiedere di attivare il proprio percorso di ricollocazione, o in alcuni casi attendere di essere chiamato. Dato che la normativa fissa tempi certi fra i due momenti, pena una decurtazione del sostegno economico, già oggi siamo in una terra di nessuno per la verifica della condizionalità. In particolare nei territori in cui il ritardo non può essere imputato alla persona, ma al mancato funzionamento da parte dei servizi al lavoro.



Questo cortocircuito è dovuto essenzialmente al fatto che il sistema informativo Inps non è messo a disposizione degli altri attori del mercato. Viene invece fornita la sola lista dei nominativi che si sono registrati per ottenere il contributo economico senza i dati necessari a fare la profilazione della storia lavorativa delle persone, che è la premessa informativa indispensabile per poter definire un percorso di reinserimento lavorativo personalizzato.

Il fatto che il servizio Inps sia molto efficiente, che accedere on line alla registrazione non richieda più di un quarto d’ora e una formazione informatica specialistica non toglie che l’autoreferenzialità con cui custodisce il suo sistema informativo sia oggi una mina posta sotto il decollo dei nuovi servizi decisi nel Jobs Act.

Presa in carico, percorso di reinserimento e sostegno al reddito condizionato sono i capisaldi perché il sistema sia efficace e valutabile. Per assicurarne l’avvio e procedere a servizi personalizzati devo conoscere la storia lavorativa delle persone. Come più volte spiegato da tutti gli esperti, i dati più importanti per fare ciò sono quelli amministrativi riferiti alla vita lavorativa. Ogni cambiamento di posto di lavoro, le ragioni delle interruzioni, sono registrati tramite le Comunicazioni obbligatorie e la registrazione Inps corrispondente. La conoscenza di questi dati permette agli operatori dei servizi al lavoro di definire i percorsi di reinserimento lavorativo conoscendo le caratteristiche della persona e quindi elaborando proposte che non sono burocratiche, ma realmente progettate in modo personalizzato.

D’altro canto i servizi alla persona devono sempre più essere capaci di cogliere le differenze. Non c’è nulla di più ingiusto di servizi uguali per tutti quando le esigenze sono sempre diverse. Ne va di mezzo l’efficacia e l’efficienza dei servizi stessi. E soprattutto le persone vedranno nei servizi offerti uno spreco invece che una opportunità. Per questo è bene che il ministero intervenga portando l’Inps ad adeguare il proprio comportamento a quanto previsto dal disegno dei nuovi servizi. Con tale azione fornirebbe alle Regioni un sistema informativo unico e utile per poter avviare una rete di servizi realmente nazionale e non quella pelle di leopardo attuale che fornisce ottimi servizi nelle zone a più alta occupazione e pessimi nelle zone a forte disoccupazione.

Immediatamente dopo viene il problema della rete di servizi. Se vogliamo una reale rete da subito in grado di affrontare l’enorme domanda di prese in carico non si può fare a meno di accreditare assieme ai servizi pubblici le Agenzie per il lavoro private. Anche così avremo una rete non omogenea sul territorio nazionale. Oggi vi sono più agenzie concentrate al nord e una presenza molto rarefatta nel Mezzogiorno del Paese. Fare regole di accreditamento molto aperte, almeno per una prima fase, può vedere chi è già accreditato in almeno una regione per poter essere attivo già dal primo avvio dei servizi. Sarà però necessario un tavolo nazionale di valutazione e coordinamento che, attraverso il sistema dei costi standard, regoli le facilitazioni per favorire l’apertura di servizi anche nelle zone del sud. Così come i percorsi vanno personalizzati si deve pensare a riconoscere maggiori costi per chi opera nelle zone con forte disoccupazione e minori occasioni lavorative.

Sono le sfide che il Jobs Act ha posto alla nuova Agenzia per il lavoro, che dovrà curare il decollo dei nuovi servizi. Assicurare che tutte le agenzie dello Stato lavorino nello stesso senso è la premessa necessaria. Occorre poi che siano coinvolti tutti coloro che sul passaggio per nuovi servizi efficaci e personalizzati possono portare alla realizzazione di un progetto di modernizzazione del mercato del lavoro tanto importante per l’economia nazionale.

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