Nuovo attacco di Matteo Salvini alla riforma Fornero. Su Facebook il leader della Lega Nord scrive infatti: “Andare in pensione dopo quarant’anni di lavoro è un diritto. MALEDETTA FORNERO. Non avrò pace finché non cambierò questa legge infame”. In passato il Carroccio aveva provato a cancellare direttamente la legge che porta il nome dell’ex ministro del Lavoro, attraverso un referendum che è stato però bocciato dalla Corte Costituzionale. Con questo messaggio Salvini prende anche totalmente le parti dei lavoratori precoci, che da tempo si battono per poter andare in pensione, senza penalizzazioni e indipendentemente dall’età, con 41 anni di contributi. Vedremo se la Lega prenderà qualche specifica iniziativa sul tema, oltre alle proposte già fatte in commissione Lavoro della Camera. esare Damiano, come ha già avuto modo di chiarire, ritiene che sulle pensioni di reversibilità il Governo debba fare un deciso passo indietro cancellando ogni riferimento alla revisione delle prestazioni previdenziali all’interno della legge delega per il contrasto alla povertà. Per questo, dato che martedì inizierà l’esame del provvedimento in commissione Lavoro, intende proporre un emendamento “di cancellazione del testo laddove si fa riferimento alla razionalizzazione delle prestazioni previdenziali”. Dato l’orientamento espresso nei giorni scorsi dagli altri membri della commissione, è facile immaginare che la sua proposta passerà. Damiano ha anche sottolineato che “è fondamentale tenere rigorosamente separati gli interventi sulla previdenza da quelli sull’assistenza. Non dobbiamo dimenticare che il sistema previdenziale deve affrontare, quest’anno, il tema della flessibilià delle pensioni e risolvere numerosi problemi rimasti in sospeso: le ricongiunzioni onerose, gli esodati non salvaguardati e i lavori usuranti”. 



La legge Fornero è sempre “sotto attacco” e l’ex ministro ha pensato bene di togliersi qualche sassolino dalla scarpa parlando alla trasmissione di La7 Tagadà. Elsa Fornero ha infatti ricordato che se c’erano degli errori nella sua riforma delle pensioni, questi potevano anche essere corretti nei quattro anni che sono trascorsi dalla sua approvazione. Tuttavia, piuttosto che fare dei cambiamenti appare molto più comodo continuare a incolpare lei e la sua legge, anche perché non ha alle spalle alcun partito, sindacato od organizzazione. L’ex ministro si considera quindi una sorta di capro espiatorio. E ha anche ricordato che una riforma delle pensioni andava fatta, tanto è vero che la maggioranza delle forze politiche la votarono. 



Le pensioni possono costare caro al Governo Renzi. Lo ricorda Giuseppe Pennisi in un intervento su Formiche.net. L’economista segnala come le pensioni di reversibilità siano state ridotte più volte e se venissero agganciate all’Isee alcune persone potrebbero perdere quasi completamente l’assegno e venir poi supportate con il nuovo strumento di contrasto alla povertà che l’esecutivo sta studiando. “Ovvio che tutto ciò scateni ansie e paure, con riflessi negativi sull’economia”, scrive Pennisi.Che poi aggiunge: “Di pensione si muore, diceva Totò in un film degli anni Cinquanta. Non solo i pensionati con bassi trattamenti ed età anziana. Ma anche i governi”. 



Il Governo in questi giorni è più che mai impegnato nel chiarire ai contribuenti come non sia allo studio alcun intervento teso a riformare le pensioni di reversibilità. A ribadirlo nelle ultime ore è stato il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che ha anche evidenziato come la tanto discussa legge delega abbia come obiettivo il “superamento di sovrapposizioni e posizioni anomale”. Tuttavia, è bene ricordare come questi siano anche i giorni in cui sta per scadere il termine ultimo per presentare le istanze di accesso ai benefici della settima salvaguardia contenuta nelle legge di Stabilità. Infatti, la domanda dovrà essere presentata all’Inps o alla direzione territoriale del lavoro entro il prossimo 1 marzo 2016 a seconda del profilo di appartenenza così come previsto dall’articolo 1 comma 265 delle legge 208/2015.

Si è alzato un vero e proprio polverone al riguardo delle intenzioni del Governo Renzi di modificare le pensioni di reversibilità in funzione del reddito del coniuge sopravvissuto, con critiche e polemiche giunte praticamente da ogni partito e parte sociale. Sull’argomento si è anche espresso l’ex esodato ed ora opinionista de Il Fatto Quotidiano, Michele Carugi che dalle colonne del noto giornale ha tuonato: “La cosa peggiore nel progetto di revisione delle norme in materia di pensioni di reversibilità che il governo voleva affrontare nell’ambito del ddl approvato dal Consiglio dei ministri alla fine di gennaio non è l’ovvia considerazione che anziché contrastare la povertà, avrebbe finito per impoverire i futuri beneficiari degli assegni di reversibilità, ma la pericolosissima definizione, implicita nell’elaborato del governo delle reversibilità come forme di assistenza. Si tratta di uno snodo fondamentale nel percorso che potrebbe condurre verso una concezione moderna di previdenza oppure ancorare definitivamente il sistema pensionistico a una concezione puramente assistenziale nella quale lo Stato dispone a piacimento dei contributi versati dai lavoratori e poi elargisce a sua discrezione”.