«Il passaggio del legge delega che mette in discussione le pensioni di reversibilità di migliaia di famiglie non va discusso ma stralciato e basta. La commissione Lavoro se ne occuperà al più presto, e sfido governo e maggioranza a riproporre una cosa del genere in aula, ammesso che ne abbiano il coraggio dopo questa figuraccia». Lo sottolinea Walter Rizzetto, vicepresidente della commissione Lavoro a Montecitorio e deputato del gruppo misto dopo avere fatto parte in precedenza di M5s e Alternativa libera.



Onorevole Rizzetto, che cosa ne pensa delle polemiche sul passaggio della legge delega sul contrasto alla povertà che potrebbe mettere a rischio le pensioni di reversibilità?

Oltre il 90% dei membri della commissione Lavoro alla Camera dei Deputati è convinta della necessità di stralciare la parte relativa all’ormai purtroppo famosa razionalizzazione delle prestazioni di natura assistenziale. La commissione si troverà unita nello stralciare quella parte, anche grazie all’esplosione mediatica emersa su questo passaggio.



In pratica come pensate di intervenire?

Una cosa del genere merita soltanto uno stralcio, quindi una soppressione di quel comma che vada di fatto a togliere dal pericolo tutti coloro che usufruiscono della pensione di reversibilità che in questo caso è una giusta misura assistenziale. Questa cosa non si discute, si stralcia e basta.

Una volta raggiunto l’accordo in commissione, riuscirete a fare passare lo stralcio anche in aula?

È chiaro che se la commissione stralcia questa parte, l’aula voterà il testo uscito dalle commissioni Lavoro e Affari sociali. Dopo questa figuraccia, nessuno avrà l’ardire di presentare in aula una cosa del genere. In aula si voterà un testo che corrisponde a quello uscito dalla commissione, e quindi allo stralcio di cui parlavo prima.



La posizione del governo però continua a non essere chiara. Le continue retromarce del ministro Poletti sull’argomento denotano una certa ambiguità?

Non mi sembra una novità, soprattutto per quanto riguarda le tematiche del lavoro. Il governo sta portando avanti questa ambiguità da molti mesi. D’altra parte il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, con tutto il rispetto, non so quanto abbia capito questo tipo di passaggio. Probabilmente ha letto due titoli di giornale e sull’onda emotiva scatenata da questo fatto ha replicato: la sua risposta sta nel mezzo non avendo approfondito bene la questione. Eppure la questione è ben chiara.

Ce la vuole spiegare?

Nella legge delega sul contrasto alla povertà si parla di razionalizzazione delle prestazioni di natura assistenziale, stabilendo di fatto che saranno sottoposte alla cosiddetta prova dei mezzi per stabilire chi ne abbia effettivamente diritto. Questo in realtà si va a riverberare sull’indicatore Isee. Sulla base delle intenzioni della commissione, spero e penso che si vada verso uno stralcio. Qualcuno della maggioranza o del governo probabilmente ci ha provato, però fortunatamente questa è una legislatura che ha degli anticorpi.

 

Lei è contrario alla “prova dei mezzi”?

La cosiddetta “prova dei mezzi” va fatta a monte e non a valle di un provvedimento. Quindi potremmo eventualmente immaginare di lavorare in quel senso. Mantenendo lo status quo, anche attraverso un’indagine, dobbiamo cercare di capire chi ha dei trattamenti più o meno alti. Però ci vogliono calma e sangue freddo. A fare dei titoli sui giornali o a lanciare delle dichiarazioni ci si mette ben poco. Dobbiamo però ricordarci che dietro ci sono migliaia di famiglie che legittimamente acquisiscono questo tipo di trattamento.

 

Occorrerebbe anche unificare il casellario dell’assistenza attraverso una centralizzazione?

L’Inps, anziché continuare a lanciarsi in strali politici di dubbio stile, dovrebbe monitorare tutti i passaggi che riguardano l’assistenza. Gli strumenti ci sono già, non dobbiamo inventarci nulla. La responsabilità spetta all’Inps, che dovrebbe comunicare i numeri della situazione alle commissioni Lavoro di Camera e Senato.

 

(Pietro Vernizzi)