In queste settimane stanno entrando nel vivo (martedì prossimo si voterà in ben 14 Stati), le primarie per la scelta di quelli che saranno i candidati alla carica di Presidente degli Stati Uniti nelle votazioni di novembre. Se, nonostante tutto, quelle repubblicane sono dominate dall’eccentrico multi-miliardario Donald Trump, sono inaspettatamente più interessanti quelle che “a sinistra” interessano e coinvolgono il Partito Democratico. Alla vincitrice annunciata, già first lady e segretario di Stato nonché candidata sconfitta da Barack Obama, si contrappone Bernie Sanders, un arzillo senatore del Vermont che, negli Stati Uniti, ha l’ardire di definirsi socialista (sarebbe forse meglio dire social-democratico) e che guarda con interesse al welfare e al modello sociale europeo.
Il candidato “socialista” parte così da una riflessione sullo stato delle infrastrutture del Paese che stanno, a suo dire, crollando. Secondo il “rosso” Sanders, infatti, per troppi anni, gli Stati Uniti non hanno investito nelle infrastrutture fisiche dalla quale l’economia americana dipende. Si propone, così per ripartire, un America Act Rebuild, investendo oltre 1 miliardo dollari in cinque anni per modernizzare le infrastrutture a stelle e strisce. Un progetto che, secondo i sui estensori, dovrebbe essere finanziato dalla lotta contro i paradisi fiscali off-shore, a partire dalle Isole Cayman, e produrre più di tredici milioni di lavori ben retribuiti.
Milioni di americani, infatti, ritiene il candidato “di sinistra” del Partito Democratico, stanno lavorando per salari del tutto inadeguati e per questo propone di fare in modo che nessun lavoratore (a tempo pieno) viva in condizioni di povertà. Prima mossa: portare l’attuale salario minimo federale a ben 15 dollari l’ora nel corso dei prossimi anni impegnarsi per rendere effettiva la parità di retribuzione per le donne lavoratrici.
Negli Stati Uniti della Fiat-Chrisler si sostiene, infine, che sia necessario sostenere e rafforzare il movimento sindacale al fine di garantire che i lavoratori abbiano maggiore voce in capitolo relativamente al proprio futuro economico e lavorativo. Sanders sostiene, così, in un questo quadro, l’approvazione di un Employee Free Choice Act, che dovrebbe rendere più facile l’organizzazione dei lavoratori e valorizzare maggiormente la contrattazione collettiva.
La proposta del Senatore del Vermont, che piace molto ai giovani, sarà, probabilmente, perdente. In tempi in cui, tuttavia, in Europa si riflette sui limiti del nostro modello sociale lanciando, come fa il Governo italiano, una Proposta per il futuro dell’Unione europea che passi da crescita, lavoro e stabilità, potrebbe essere certamente utile guardare al dibattito oltreoceano cercando di capire come mai da quel lato dell’Atlantico si guardi, con sempre maggiore interesse, alle ricette dello “European Dream” per andare oltre la Grande crisi.