Le parole di Tommaso Nannicini su una riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità da parte del Governo Renzi in occasione della prossima Legge di stabilità vengono accolte positivamente da Annamaria Parente, capogruppo Pd alla commissione Lavoro del Senato. La quale ricorda come sia assolutamente necessario introdurre la flessibilità in uscita per permettere ai lavoratori di andare prima in pensione, anche se con una penalizzazione sull’assegno. Un provvedimento che aiuterebbe anche i giovani a entrare nel mondo del lavoro. Dunque per la Parente è “molto positivo che il sottosegretario Tommaso Nannicini ci abbia indicato la prossima legge di stabilità come obiettivo del governo”. La senatrice, riconoscendo che la riforma sarebbe onerosa, ricorda che le aziende potrebbero essere coinvolte dato che hanno certamente l’interesse ad avere “forze fresche” al loro interno. Una nuova indicazione sulla riforma delle pensioni del Governo Renzi arriva dal Sottosegretario Tommaso Nannicini, che ha detto che l’intervento cui si sta pensando è quello relativo alla flessibilità in uscita, “che cercheremo di affrontare nella prossima Legge di stabilità”. Nannicini ha anche spiegato che, come aveva già avuto modo di dire Renzi, nella scorsa manovra i tempi non erano ancora maturi per un intervento in materia, “ma il tema resta e il Governo intende affrontarlo se il quadro di finanza pubblica lo consentirà”. Parole che possono essere viste come l’ennesima conferma di un intervento che quest’anno potrebbe arrivare davvero, ma anche come l’ennesimo rinvio (dato che in precedenza si era parlato di un provvedimento nei primi mesi del 2016) condizionato pesantemente dall’equilibrio dei conti pubblici.
Cesare Damiano non molla. Ieri sera l’ex ministro del Lavoro è stato ospite del programma Ballarò, dove ha ribadito che a suo modo di vedere il 2016 deve essere l’anno della flessibilità. A questo proposito ha ricordato di aver fin dal 2013 depositato una proposta, ormai condivisa da tutta la commissione Lavoro della Camera. Una proposta che però è stata giudicata poco positivamente da Michel Martone (che però ne ha riconosciuto l’utilità) e Luigi Abete, anche loro presenti in studio, per via delle risorse che richiederebbe. Damiano ha quindi fornito un dato abbastanza forte: se fino a poco tempo fa 35 anni di contributi bastavano per la pensione, in futuro potrebbero volercene addirittura 45, senza dimenticare che nel frattempo il sistema si sta facendo contributivo puro. Il rischio è quindi di andare in pensione più tardi e con assegni più bassi.
Non c’è certo ottimismo su una possibile riforma delle pensioni nel 2016. Nel consueto spazio dei sondaggi di Alessandra Ghisleri, durante la trasmissione Ballarò andata in onda ieri sera su Rai 3, c’era infatti una domanda sul tema. “Pensioni: il 2016 sarà l’anno della flessibilità in uscita?”. Ben il 59,2% degli intervistati ha risposto No. Come se non bastasse, poi, solamente il 16,5% ha detto Sì. Alta quindi la percentuale (24,3%) dei Non so. Dunque non traspare certo ottimismo tra gli italiani. E non si può dar loro torto dato che il Governo Renzi aveva già promesso un intervento nel 2015 che poi non c’è stato. Vedremo se quest’anno sarà la volta buona.
L’Unione nazionale consumatori ha condotto un sondaggio interessante sul tema “Sanità e previdenza: più o meno tasse per il futuro?”. Alcune domande sono state poste agli italiani nel periodo tra ottobre 2015 e gennaio 2016. Si tratta di un’indagine fatta on line e che ha raccolto oltre 500 risposte, ma che dà comunque delle indicazioni interessanti, anche sul tema delle pensioni. Il 26% degli intervistati, infatti, è rassegnato al fatto che bisognerà accettare un ridimensionamento dei servizi alla salute e della pensione. E il 61% sarebbe favorevole a sottoscrivere pensioni integrative in cambio di vantaggi fiscali.
Fausto Carmelo Parente, responsabile del servizio normativa e politiche di vigilanza dell’Ivass (l’Istituto di vigilanza sulle assicurazione), potrebbe presto diventare effettivamente direttore esecutivo dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali. La sua nomina ha infatti ricevuto l’ok della commissione Affari economici del Parlamento europeo. Ora toccherà all’aula dare il via libera necessario. Stando a quanto riporta l’Ansa, Parente ha voluto indicare tra le priorità per il suo mandato la necessità di migliorare la convergenza della sorveglianza europea, aumentare la sicurezza dei consumatori e assicurare una maggiore stabilità finanziaria in Europa.
L’Ufficio parlamentare di Bilancio ha “bocciato” i provvedimenti di salvaguardia degli esodati adottati dal 2013 a oggi. In particolare i tecnici rilevano come abbiano finito “per includere progressivamente anche coloro che avevano preso decisioni molti anni prima della riforma Fornero e che attendevano la decorrenza della pensione anche in tempi di molto successivi alla riforma”. Viene inoltre evidenziato che se i primi interventi potevano apparire necessari a perfezionare una riforma adottata in maniera urgente come quella Fornero, quelle successive hanno “rivelato incertezza nel definire chi considerare meritevole di tutela e difficoltà nel reperire dati affidabili per perimetrare le platee dei possibili beneficiari”. Inoltre le norme appaiono complesse “sia per le istituzioni chiamate a rendere operative le regole di salvaguardia che per i cittadini che devono conoscerla per avanzare domanda”. Infine per l’Ufficio parlamentare di bilancio le salvaguardie non sono nemmeno ben coordinate con la revisione degli ammortizzatori sociali cui finiscono per sottrarre risorse.