Non sembrano esserci buone notizie per i lavoratori precoci. Uno di loro scrive infatti sulla pagina del gruppo Facebook “Pensioni lavoratori, precoci ed esodati” che un suo amico sindacalista ha avuto modo di parlare con l’onorevole Fassina, il quale gli ha detto che sarebbe molto bello poter approvare la Quota 41 (ovvero la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi senza penalizzazioni e indipendentemente dall’età anagrafica), ma purtroppo non ci sono risorse per farlo. Una notizia scoraggiante. Che però, ricorda un altro precoce dello stesso gruppo, non è di per sé una novità, dato che da tempo si dice che non ci sono soldi per una riforma delle pensioni che contempli anche le richieste dei precoci. Dunque non bisogna farsi abbattere, ma continuare a lottare. In questo senso i lavoratori precoci avranno uno spazio tutto loro nella trasmissione Mi manda Rai 3 in onda domani. Anche Annamaria Furlan chiede al Governo Renzi di smetterla con gli annunci sulla riforma delle pensioni per passare all’azione. Il Segretario generale della Cisl accoglie quindi positivamente le parole di Tommaso Nannicini su un intervento che inserisca la flessibilità nel sistema previdenziale nella prossima Legge di stabilità. Tuttavia “è da un anno che noi assistiamo ad annunci del Governo”, ha detto Furlan, che chiede a questo punto di aprire un confronto serio per cambiare la Legge Fornero. “Bisogna mettere finalmente mano pesantemente alla peggiore legge pensionistica europea, che è la nostra, la legge Fornero”, ha detto ancora la sindacalista.
L’annuncio di una riforma delle pensioni con la prossima Legge di stabilità non chiude di certo il dibattito sulle misure di flessibilità che si vorrebbero introdurre nel sistema previdenziale italiano. Tommaso Nannicini, oltre ad aver detto che il Governo Renzi si attiverà con la prossima manovra finanziaria, ha anche aggiunto che ci potrebbero volere dai 5 ai 7 miliardi l’anno. Risorse non facili da trovare, ricorda Il Messaggero, tanto più che ci sono ancora clausole di salvaguardia da disinnescare. A questo punto, come ha anche spiegato il Sottosegretario, non ci potranno che essere delle penalizzazioni per chi andrà in pensione anticipata. Resta da capire a quanto potrebbero ammontare. Il quotidiano romano ipotizza che ci possa essere una decurtazione fino all’11%, con un accesso alla pensione a 62-63 anni. Ipotesi che prendono in considerazione le proposte avanzate sia da Tito Boeri che da Cesare Damiano.
Le parole di Tommaso Nannicini su una riforma delle pensioni da parte del Governo Renzi con la prossima Legge di stabilità vengono accolte positivamente da Cesare Damiano. L’ex ministro, tuttavia, ritiene che l’esecutivo debba al più presto aprire un confronto, anche perché da tempo ci sono proposte sul tema della flessibilità, come quella dello stesso Damiano, che potrebbero essere prese come base di partenza. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera ha anche detto che presenterà un emendamento per cancellare dall’articolo 1, comma 1 lettera b) del ddl delega sul contrasto alla povertà la frase “nonché di altre prestazioni anche di natura previdenziale, sottoposte alla prova dei mezzi”. Questo per eliminare ogni possibile equivoco circa la volontà del Governo di non intervenire sulle pensioni di reversibilità.
I sindacati, stando almeno a quel che dice Domenico Proietti, non sono molto soddisfatti dell’ipotesi del Governo Renzi di intervenire con una riforma delle pensioni nella prossima Legge di stabilità. Il Segretario confederale della Uil teme infatti che ricominci “il balletto” già visto l’anno scorso di annunci circa l’introduzione della flessibilità pensionistica che poi non si è mai concretizzata. Tanto più che Cgil, Cisl e Uil a dicembre hanno chiesto al Governo di aprire un confronto sul tema, presentando anche delle proposte, ma senza ricevere nemmeno una risposta. Secondo Proietti la flessibilità deve essere introdotta subito, sia perché c’è forte consenso in materia, sia perché le condizioni di finanza pubblica lo consentirebbero, dato che “la spesa pura per le pensioni in Italia è al 10-15% del Pil, quindi sotto la media dei paesi europei”.
Molti italiani stenteranno quasi a crederci, soprattutto lavoratori precoci ed esodati. Eppure Elsa Fornero ha detto che chi ha 41 anni di contributi e ha iniziato a lavorare molto presto, magari a 16 anni, ha diritto ad andare in pensione “senza problemi”. L’ex ministro ha anche detto, nell’ultima puntata di diMartedì, che servirebbe un censimento per le “situazioni più difficili” in merito agli esodati, in modo che sia riaperta per loro la possibilità di accedere alla pensione. Parole che sicuramente suoneranno “strane” ai diretti interessati, che non hanno mai mancato di accusare proprio la riforma Fornero del loro mancato accesso alla prensione.
L’ex ministro si è anche detta favorevole al prestito pensionistico, anche se molti hanno preferito bocciare questa soluzione perché ritengono un diritto il fatto di poter accedere al pensionamento senza alcuna condizione. Resta il fatto che avendo l’Italia un debito pubblico molto alto ha bisogno di fare economie sulla spesa pubblica. La Fornero ha voluto anche ricordare che aveva cercato di mettere mano alle pensioni dei politici, ma non aveva il potere necessario per portare a un cambiamento così importante, anche dal punto di vista sociale.