I lavoratori precoci si preparano all’appuntamento importante di stasera, quando saranno in collegamento in diretta da Milano con la trasmissione Ballarò. In queste ore stanno quindi raccogliendo le domande da porre agli ospiti in studio, considerando che ci saranno il viceministro dell’Economia, Enrico Zanetti, l’ex Premier Lamberto Dini, fautore di una storica riforma delle pensioni, e Annamaria Furlan, numero uno della Cisl. Guardando ai commenti che stanno arrivando sui gruppi Facebook dei precoci, sembra che questi vogliano sapere da un lato le vere intenzioni del Governo sulla riforma delle pensioni, anche per capire se Zanetti ritenga giusto che 41 anni di contributi versati non siano sufficiente a lasciare il mondo del lavoro. Dall’altro, c’è chi non rinuncia a voler sapere come mai i sindacati, nonostante le dichiarazioni, non siano poi fattivamente al loro fianco nella battaglia per Quota 41.



In un’intervista a Il Giornale, Cesare Damiano parla di riforma delle pensioni, spiegando che dal suo punto di vista la previdenza pubblica deve restare un pilastro e che la Legge Fornero non va cancellata, dato che l’Europa non lo permetterebbe, ma corretta. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera ha quindi ripresentato la sua proposta che previdenza la pensione anticipata di 4 anni anni, con una penalizzazione massima dell’8%. L’ex ministro conta anche di risolvere il problema dei lavoratori precoci attraverso “Quota 41”, ovvero la possibilità di accedere alla pensione dopo 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica e senza penalizzazioni. 



Con la circolare Inps numero 45 del 29 febbraio 2016 arriva un’importante conferma per tante italiane. Viene infatti chiarito che devono essere lavorate le domande di pensione di anzianità in regime sperimentale Opzione donna “presentate dalle lavoratrici che hanno perfezionato i prescritti requisiti entro il 31 dicembre 2015 e la cui decorrenza della pensione si colloca successivamente alla predetta data”. Viene anche ricordato che i requisiti sono “un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni (per le gestioni esclusive dell’Ago 34 anni, 11 mesi e 16 giorni) e un’età anagrafica pari o superiore a 57 anni e 3 mesi per le dipendenti e 58 anni e 3 mesi per le autonome”.



Sul blog di Beppe Grillo si torna a parlare di pensioni. Con un allarme e la richiesta di introdurre quanto prima il reddito di cittadinanza, che da tempo il Movimento 5 Stelle propone. Il post ha l’eloquente titolo “Sei nato negli anni ’80? Andrai in pensione a 70 anni!”. Vengono quindi prese in considerazione le parole di Tito Boeri circa il fatto che gli attuali 35enni andranno in pensione a 70 anni. Cosa succede, quindi, se qualcuno di essi si ritrovasse senza lavoro a 65 anni? Un problema che per certi versi riguarda anche chi oggi perde il lavoro magari a 55 anni. Dunque “va introdotto subito il reddito di cittadinanza che aumenta la minima ai pensionati di oggi fino a 780 euro e garantisce dignità ai pensionati del futuro”. 

Le notizie sui piani del Governo per la prossima Legge di stabilità non lasciano tranquillo chi spera in una riforma delle pensioni. Sembra infatti che l’esecutivo voglia puntare tutto sua una riduzione delle tasse, unendo a quella sull’Ires (riguardante quindi le imprese) anche un anticipo di quella sull’Irpef. Tuttavia servono parecchie risorse, oltre che una trattativa con l’Europa. Per questo potrebbero venir meno i fondi necessari alla flessibilità pensionistica. Certo, una riduzione dell’Irpef potrebbe essere una buona cosa per lasciare più soldi in tasca agli italiani, pensionati compresi. Ma a parte che questi ultimi potrebbero non vedere nulla se si operasse attraverso una riduzione del costo del lavoro, resterebbe intatto il problema di chi è a un passo dalla pensione e non può accedervi o di chi ha tanti contributi sulle spalle, ma non l’età minima per ritirarsi dal lavoro (come i lavoratori precoci).

Il Governo presieduto dal Primo Ministro Matteo Renzi, nell’ambito della Legge di Stabilità ha anche introdotto un nuovo strumento di sostegno sulle pensioni ai cosiddetti esodati, ed ossia quanti si sono trovati senza lavoro e pensione dopo la Riforma delle Pensioni, introdotta dall’allora Ministro Elsa Fornero. Stiamo parlando ovviamente della cosiddetta settima salvaguardia che nelle intenzioni dello stesso Governo dovrebbe riguardare una platea di circa 23 mila e 600 esodati. Proprio oggi, 1 marzo 2016, scade il termine ultimo per presentare all’Inps l’istanza di accesso, pena di decadenza per cui una volta superata tale soglia non sarà più possibile rientrare anche se in possesso dei requisiti previsti dall’articolo 1, comma 265 della legge 208/2015.