«Il sindacato è mobilitato per difendere il diritto alle pensioni e nelle prossime settimane questa mobilitazione procederà ancora di più e si estenderà su tutto il territorio nazionale. Proprio per questo il 2 aprile prossimo Cgil, Cisl e Uil terranno una manifestazione in tutti i capoluoghi di provincia». Lo afferma Domenico Proietti, segretario confederale Uil con delega alle politiche previdenziali. Nei giorni scorsi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, aveva sottolineato: “Sulle pensioni il tema è quello della flessibilità in uscita, che cercheremo di affrontare nella prossima legge di stabilità. Come già detto dal premier i tempi non erano ancora maturi in questa legge di stabilità, ma il tema resta e il governo intende affrontarlo se il quadro di finanza pubblica lo consentirà”.
Proietti, il governo continua a dire che farà qualcosa sulle pensioni, ma non si capisce che cosa. Lei che cosa si aspetta?
Noi ci aspettiamo che si affronti il tema che abbiamo sollevato. Innanzitutto chiediamo la reintroduzione della flessibilità in uscita a partire da 62 anni. Ciò permetterebbe sia di dare una risposta sia alle persone vicino alla pensione, che si sono viste elevare i termini in modo eccessivo, sia di riattivare un corretto rapporto con il mercato del lavoro. Si rimetterebbe infatti in moto il turnover e quindi diversi giovani potrebbero trovare un’occupazione. Chiediamo al governo di fare degli atti conseguenti.
Ma il sindacato sta facendo qualcosa sulle pensioni oppure no?
Noi stiamo continuando una mobilitazione su tutto il territorio nazionale proprio per sostenere le nostre ragioni. Abbiamo già fatto tre grandi manifestazioni lo scorso 17 dicembre a Torino, Firenze e Bari, con una straordinaria partecipazione dei lavoratori. Il prossimo 2 aprile Cgil, Cisl e Uil terranno un’altra giornata nazionale di mobilitazione in tutti i capoluoghi di provincia proprio a sostegno delle nostre proposte, come la flessibilità in uscita ma non solo.
Quali sono le altre vostre richieste?
Chiediamo che si dia una risposta a Quota 96 nella scuola, di portare a compimento la salvaguardia degli esodati, di riaprire il capitolo dei lavori usuranti e di rivalutare le pensioni che sono rimaste ferme nonostante una sentenza importante della Corte costituzionale. Il sindacato quindi è mobilitato e nelle prossime settimane questa mobilitazione procederà ancora di più e si estenderà su tutto il territorio nazionale. Parteciperanno i lavoratori, ma noi abbiamo invitato anche tutti i rappresentanti delle istituzioni a cominciare dai parlamentari.
Ci sono le condizioni politiche per una riforma delle pensioni?
Noi registriamo un consenso pressoché unanime di tutti i gruppi parlamentari sull’esigenza di reintrodurre una flessibilità nell’accesso alla pensione. Quando si passa dalle parole ai fatti però ci si ferma. E invece questo è il momento in cui governo e parlamento devono assumersi delle responsabilità conseguenti alle loro dichiarazioni. Lo stesso Matteo Renzi e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, hanno detto che l’età è stata portata troppo in alto, anche rispetto a quello che avviene in altri Paesi europei. Allora questo è il momento di riequilibrarlo: la nostra proposta è perfettamente compatibile con quello che avviene in altri Paesi dell’Ue.
Per l’Inps i costi della flessibilità sono tra 3,6 e 7,5 miliardi l’anno. Nel momento in cui si chiede di tagliare i costi del lavoro e di ridurre le tasse, per voi sindacati qual è la vera priorità?
Quella delle pensioni è chiaramente una priorità. In questo modo si dà una risposta alle persone che sono ormai in età avanzata, e che magari devono rimanere a lavorare su un ponteggio fino a 70 anni. È però anche un contributo per creare nuova occupazione giovanile, perché si riattiva il turnover del mercato del lavoro. Questa misura può essere finanziata riprendendo una parte dei risparmi da 80 miliardi garantiti dalla legge Fornero. Pensiamo quindi che una riforma delle pensioni sia possibile, e parallelamente a questo è auspicabile anche un taglio delle tasse.
(Pietro Vernizzi)