Questione di ore e poi il decreto sulla riduzione della tassazione sugli importi aziendali dei premi di produttività nei luoghi di lavoro vedrà la luce, e così potremmo “tirare” un sospiro…. di soddisfazione: questa volta possiamo dire che il Governo, con i suoi interlocutori ai diversi livelli, non solo ci ha ascoltato, ma in qualche modo ha accolto buona parte delle nostre proposte.
Proposte improntate non alla difesa del ruolo sindacale, ma alla promozione di buone relazioni nei luoghi di lavoro tra imprese e lavoratori, per il tramite delle loro rappresentanze, per sostenere innovazione ed efficienza nei processi produttivi, per raggiungere obiettivi di qualità ed eccellenza, per incrementare la ricchezza comune e poterla distribuire in modo premiale e con un regime di tassazione agevolato al 10%.
Dopo la Legge di stabilità avevamo qualche timore di perdere per strada il dettato di principio, che invece in queste settimane abbiamo consolidato nei rapporti con il Governo, spesso anche con sedute e riunioni riservate, lontane dai clamori delle luci della ribalta. Nella sostanza viene confermata e sviluppata la possibilità per una vasta platea di lavoratori (coloro che risultano titolari di redditi annui fino a 50.000 euro), di ricevere un importo di premio aziendale fino a un valore annuo di 2.000 euro con una tassazione Irpef ridotta al 10%, valore che si incrementa a 2.500 euro se il premio rappresenta il risultato di forme “strutturate” di partecipazione paritetica al miglioramento dell’organizzazione del lavoro e ciò rappresenta uno straordinario risultato per la cultura del nostro Paese.
Infatti, si conferma che il lavoro è un terreno utile per creare e innalzare la ricchezza prodotta, che l’impresa non è solo un affare dell’imprenditore ma una comunità sociale, certamente con responsabilità distinte ma non necessariamente con interessi divaricanti: anzi queste azioni, in una certa misura, aiutano il consolidarsi di una cultura partecipativa e coinvolgente, rendendo marginale e sempre più minoritaria una modalità vecchia (e in parte solo “narrativa”) che vive solo di antagonismo e dell’essere “sempre anti”.
Dobbiamo dare atto che nella compagine tecnico-politica del Governo vi sono interlocutori e professionisti attenti a cogliere i segni di disponibilità a costruire, più che a destabilizzare, con rappresentanze sindacali che intendono assolvere al loro ruolo di costruzione sociale e di relazioni positive improntate alla valorizzazione della contrattazione nei luoghi di lavoro, senza contrapposizioni con i contratti nazionali, strumento di regolazione minima necessaria nel nostro Paese.
Infatti, queste misure accompagnano il sostegno al decentramento della contrattazione e non ci interessa chiamarla con un nome o con un altro, ci interessa che si affermino e si allarghino questi processi, che portano benefici reciproci a imprese e lavoratori in termini di miglioramento degli andamenti economici complessivi. Ma le misure serviranno anche a consegnare una responsabilità decisionale in capo ai lavoratori: infatti, gli importi potranno essere fruiti, in alternativa alle forme monetarie, anche con voucher e pacchetti di welfare integrativo ovvero un contro-valore di servizi per le persone e le famiglie.
In questo modo gli importi non potranno essere pensionabili, cioè non faranno parte del montante su cui si calcola la pensione obbligatoria, ma potranno essere destinati alle forme di previdenza complementare (i fondi pensione di categoria, ad esempio) o anche per i servizi di sanità e assistenza integrativa; in questo senso la decisione spetta ai singoli lavoratori, chiamati a esercitare in modo consapevole le loro scelte in forma autonoma e utile alle proprie condizioni soggettive.
Responsabilità e costruttività, partecipazione e contrattazione e oserei dire anche il sostegno alle forme di sussidiarietà sono parole d’ordine che hanno iniziato a fare capolino nella matassa, spesso confusa, della convivenza comune: alle parti sociali esserne all’altezza, perché le sfide sono sempre presenti nella realtà, basta coglierne la portata e attrezzarsi di conseguenza.