Si continuano ad attendere novità importanti sul fronte della riforma delle pensioni da parte del Governo Renzi, ma il dibattito su come impostare la nuova legge continua a dividere gli stessi esponenti dell’esecutivo. In merito all’opportunità di anticipare l’età di pensionamento a 63 anni, definendo il 3% minimo di penalizzazione annuale sugli assegni previdenziali, si è espresso negativamente il ministro del Lavoro Roberto Poletti, che in una dichiarazione rilasciata a Adnkronos ha affermato:”Dire che uno va in pensione prima ma gli tagliamo la pensione poi comporta una riflessione: capire se quando gli tagliamo la pensione ha da vivere“. Rispetto alla possibilità che le pensioni subiscano dei tagli, Poletti ha risposto:”Io prima di decidere di tagliare le pensioni della gente ci penso centocinquanta volte“. Riforma pensionistica in alto mare dunque? Pare proprio di sì, dal momento che Poletti ricorda:”L’intervento sulle pensioni ha bisogno di molte condizioni, tra cui quella di stare dentro il quadro europeo, essere economicamente compatibile e socialmente sostenibile“.



L’atteggiamento del Governo sulla riforma delle pensioni è piuttosto “ambiguo” e anche Enrico Marro, firma de Il Corriere della Sera, l’ha fatto notare in un suo pezzo. Ricordando che era stato Matteo Renzi in persona a sottolineare l’importanza di introdurre la flessibilità pensionistica. Le proposte in materia non mancano, come si è visto con le recenti dichiarazioni di Tito Boeri. Tuttavia per varare la pensione anticipata occorrono delle cifre che, seppur non alte in termini assoluti, diventano difficili da reperire se si pensa alla situazione del bilancio pubblico. Senza dimenticare che i sindacati sono contrari a proposte che prevedano penalizzazioni “non sostenibili” per i lavoratori. Dunque, conclude Marro, “la discussione va avanti e il governo, che pure l’ha aperta, non ha ancora detto una parola chiara. Favorendo confusione e incertezza”. Chissà quanto ci sarà da aspettare ancora per sentire una proposta concreta da parte dell’esecutivo. 



I lavoratori precoci ieri dovevano avere un loro spazio durante la trasmissione Ballarò. Tuttavia gli attentati a Bruxelles hanno cambiato la scaletta dei temi da trattare durante la puntata del programma di Rai 3 e dunque il loro spazio è saltato. In ogni caso già oggi i lavoratori precoci si stanno preparando per ricontattare la redazione della trasmissione ed essere quindi presenti la prossima settimana. Del resto con il programma di Giannini sembra esserci una sorta di “conto in sospeso”, giacché in passato erano stati invitati per un collegamento in diretta da Milano, ma non avevano avuto sufficiente spazio per porre le loro domande agli ospiti in studio e per presentare le loro richieste. Vedremo quindi se martedì prossimo sarà la volta buona.



Annamaria Furlan torna a chiedere a gran voce una riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità. Partecipando al Consiglio generale della Cisl di Firenze e Prato, la sindacalista ha detto che è giusto informare i cittadini, attraverso le buste arancioni, di ciò che avranno in futuro, “ma il nodo vero è cambiare le regole”. In questo senso, ha ricordato il Segretario generale della Cisl, il Governo continua a fare annunci, cui non seguono proposte concrete. Per questo le confederazioni scenderanno in piazza il 2 aprile. “Abbiamo gli uomini e le donne  inchiodati al lavoro fino a 65, 66, 67 anni, a prescindere dal lavoro che fanno, e abbiamo nelle famiglie figli e nipoti che sono disperatamente  senza lavoro”, ha ricordato Furlan, specificando che questo sistema non può reggere.

Le ultime dichiarazioni sulla riforma delle pensioni targata Fornero di Matteo Salvini non sono piaciute a Giuliano Cazzola, che nelle sue Punture di Spillo su Formiche.net da alcuni “consigli” al leader leghista. Gli ricorda, per esempio, che scegliere di organizzare una manifestazione a San Carlo Canavese, città della Fornero, per il 1° aprile potrebbe sembrare uno scherzo, vista la tradizione dei “pesci d’aprile”. Cazzola ricorda poi a Salvini che le norme più importanti della Legge Fornero “erano opera di Giulio Tremonti ministro del precedente governo di centrodestra di cui la Lega faceva parte. E che la flessibilità del pensionamento fu eliminata attraverso il c.d. scalone, introdotto da Roberto Maroni, allora titolare del Lavoro”.

Il Comitato Opzione Donna Proroga al 2018, che come si intuisce dal nome vorrebbe una riforma delle pensioni che garantisse la possibilità di continuare ad accedere alle pensione anticipata con il ricalcolo contributivo dopo per le italiane, sta godendo di un momento di visibilità importante. Nell’ultimo numero di Vanity Fair, infatti, è comparsa tra le lettere pubblicate anche una missiva di una donna di 57 anni, che segnala come pur lavorando da 38 anni non può ancora andare in pensione. La lettrice dice anche che ci sono altre italiane con il suo stesso problema, l’ha scoperto aderendo al Gruppo Facebook Opzione Donna Proroga al 2018. Nel quale sono comparsi diversi post di donne che segnalano di essersi iscritte proprio a seguito della lettera su Vanity Fair. Vedremo quindi se il Comitato riuscirà a far sentire sempre di più la sua voce con l’aumentare delle sue iscritte.

In questo 2016 per via di quanto inserito nella Legge Fornero, ci sono vincoli sempre più stringenti e severi per accedere alla pensione di vecchiaia. Nello specifico per aver diritto alla pensione è necessario per gli uomini e per le lavoratrici pubbliche aver compiuto 66 anni e 7 mesi di età, per le autonome 66 anni ed 1 mese, per le dipendenti 65 anni e 7 mesi ovviamente con in aggiunta per tutti almeno 20 anni di contributi. Tuttavia tutto questo può essere bypassato fruendo di altri strumenti. Uno di questi è la cosiddetta Opzione Contributiva Dini ed ossia è possibile ottenere la pensione di vecchiaia scegliendo il calcolo contributivo dell’assegno ed avendo almeno 15 anni di contributi, il possesso dell’età minima di pensione e meno di 18 anni di contributi prima del 31 dicembre 1995 con almeno 5 anni versati dopo tale data.