I lavoratori precoci dovevano essere presenti alla puntata di Ballarò in onda martedì, ma gli attentati di Bruxelles hanno cambiato la scaletta degli argomenti da trattare in trasmissione e sembra che nemmeno martedì prossimo i sostenitori di Quota 41 potranno far sentire la loro voce su Rai 3, a causa dell’impossibilità di partecipare di Giuliano Poletti. I lavoratori precoci, infatti, dovevano poter porre specifiche domande al ministro, che però potrà partecipare alla trasmissione la settimana successiva. Dunque il 5 aprile a Ballarò si vedrà un interessante dibattito sull’interno tema della riforma delle pensioni e i lavoratori precoci avranno il loro spazio. La riforma delle pensioni proposta da Tito Boeri ha ampliato il fronte delle proposte per arrivare a introdurre la flessibilità pensionistica in Italia. Tuttavia, se l’idea del Presidente dell’Inps dovesse concretizzarsi, la pensione anticipata avrà un costo non indifferente per gli italiani. Leggo.it ha infatti stimato che chi volesse andare in pensione con tre anni d’anticipo (la flessibilità massima nell’ipotesi di Boeri) e avesse un assegno mensile di 1.927 euro, dovrebbe scontare una decurtazione di 162 euro mensili. Questo per sempre. Per qualcuno, quindi, la flessibilità potrebbe diventare persino quasi un “privilegio”. 



Un nuovo sostegno per i lavoratori precoci arriva dalla Liguria. Il consigliere regionale della Lega Nord Franco Senarega ha infatti incontrato alcuni di loro nei giorni scorsi e ha quindi deciso di presentare un ordine del giorno per impegnare la Giunta regionale “a sollecitare il Governo affinché vengano prese al più presto misure per permettere ai lavoratori precoci, quelli che hanno iniziato a lavorare in giovane età e hanno già raggiunto la soglia dei 41 anni di contributi, di accedere alla pensione senza ulteriori requisiti riguardanti l’età anagrafica. Il lavoro è un diritto, ma lo è anche la pensione”, ha spiegato Senarega. Il quale ha anche ribadito che adottare Quota 41 sarebbe importante anche per aiutare l’occupazione giovanile.



Mentre il Governo non si è ancora pronunciato chiaramente sulla riforma delle pensioni, Emanuela Munerato ha presentato un’interrogazione al ministro Poletti per chiedere se l’esecutivo intende introdurre l’Assegno pensionistico anticipato (Apa) entro la fine dell’anno, quando scadrà l’indennità di mobilità per molti lavoratori over 50. Lo segnala PensioniOggi.it, evidenziando che la senatrice della Lega Nord ha fatto presente che l’Apa potrebbe essere percepito in via sperimentale fino alle fine del 2017 dai quei cittadini che sono senza lavoro, ma che sono molto vicini alla pensione (per esempio, con 36 anni di contributi e 63 di età, oppure 37 di contributi e 62 anagrafici), fino proprio al perfezionamento dei requisiti pensionistici. Munerato chiede quindi a Poletti di far sapere se questa ipotesi sia o meno allo studio del Governo. 



I sindacati scenderanno in piazza il 2 aprile per chiedere una riforma delle pensioni che introduca la flessibilità e la Quota 41 per i lavoratori precoci. I quali si stanno organizzando per essere presenti alle mobilitazioni e stanno cominciando a diffondere le informazioni su dove si terranno i presidi nelle varie città. Sul gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti” in un post si può leggere che a Roma ci si troverà alle ore 9:00 in Piazza dell’Esquilino. A Milano alle 10:00 l’appuntamento è in Piazza San Babila. Alla stessa ora a Genova il presidio è previsto davanti alla Prefettura e ad Asti alla Scalinata del mercato. A Brescia, alle 9:00, il presidio è previsto in Piazza Vittoria, ad Ancona alla Fiera della Pesca, ad Alessandria in Piazza Garibaldi e a Venezia alla Stazione Santa Lucia. Per ora l’unico appuntamento del pomeriggio è quello delle 15:30 a Torino a Porta Susa.

L’operazione che farà arrivare la busta arancione a casa di 7 milioni di italiani non viene accolta con grande entusiasmo dalla Lega Nord. Roberto Simonetti ha infatti spiegato in un’intervista a Focus24 che molti cittadini capiranno ora che avranno un assegno pensionistico inferiore rispetto alle aspettative e vorranno restare il più possibile al lavoro, rendendo ancora più difficoltoso il turnover aziendale. Il Segretario della commissione Lavoro della Camera ha quindi ricordato che da tempo il Carroccio si batte per cambiare la Legge Fornero, per esempio con la proposta di Quota 100. Esiste anche il ddl di Cesare Damiano. In ogni caso per una riforma delle pensioni  all’insegna della flessibilità ci vogliono 3-4 miliardi l’anno: una cifra non impossibile se si pensa all’ammontare delle ultime Leggi di stabilità.

Se Tito Boeri, con la sua proposta di riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità, sembra stia aumentando il suo “gradimento” tra gli italiani, non si può dire che la stessa cosa stia avvenendo tra i nostri concittadini residenti all’estero. Almeno questo è quello che si può intuire dalle dichiarazioni di Marco Fedi e Fabio Porta, deputati Pd eletti all’estero. Il Presidente dell’Inps, segnalano, ritiene che le pensioni siano alte e ingiustificate rispetto ai contributi versati. Ma dimentica che le pensioni italiane erogate in convenzione internazionale hanno spesso un importo molto basso, che si aggira intorno ai 200 euro mensili. “Una situazione dovuta a una ridotta anzianità contributiva accreditata in Italia e a un meccanismo inadeguato di rivalutazione dei contributi versati in tempi remoti”, segnalano Fedi e Porta.

“Nonostante ciò abbiamo dovuto apprendere con nostra somma sorpresa e turbamento che il rischio di una futura manovra penalizzante per i pensionati residenti all’estero è reale”. aggiungono i due, riferendosi al fatto che il ddl delega contro la povertà prevede la possibilità di “razionalizzare” le prestazioni erogate dall’Inps anche all’estero. Fedi e Porta chiedono quindi una “riforma dell’attuale sistema di tutela socio-previdenziale  che regola i diritti pensionistici dei nostri emigranti”.