Sul gruppo Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti è comparso un post in cui si segnala come spesso nella protesta contro i vitalizi dei politici ci si dimentichi di quelli che vengono percepiti dai consiglieri regionali, che scattano oltretutto a partire dai 50 anni. Una cosa che viene ritenuta non accettabile visto che a chi resta senza lavoro a quell’età non viene garantita alcuna pensione e visto poi che ci sono persone cui non basta aver versato 41 anni di contributi per andare in quiescenza. Il post si conclude quindi con la proposta di organizzare dei presidi davanti ai consigli regionali proprio per protestare contro i vitalizi dei consiglieri. Anche l’Italia dei Valori si unisce ai sindacati che il 2 aprile manifesteranno per la riforma delle pensioni. Ignazio Messina ha infatti ricordato che l’Idv si era opposta all’approvazione della Legge Fornero, tra i cui risultati ‘è anche l’aver bloccato l’assunzione di circa 900mila giovani. Il Segretario nazionale dell’Italia dei valori ha ricordato che il suo partito ha presentato una proposta organica di riforma delle pensioni “con precise partite di bilancio per introdurre la flessibilità in uscita in un range di età tra i 60/70 anni con incentivi e disincentivi. Accanto a queste misure, Idv propone azioni di flessibilità anche sugli orari di lavoro e cioè nuove occasioni per le imprese per creare lavoro”.



Le ultime dichiarazioni di Enrico Morando, secondo cui sulla riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità non ci sono novità, non sono piaciute a Cesare Damiano, il quale ha segnalato che da parte del Governo si sarebbe invece aspettato di sentire l’annuncio di qualche novità sul tema previdenziale. Anche perché se ne parla da molto tempo. L’ex ministro del Lavoro vede in ogni caso di buon occhio il fatto che il viceministro dell’Economia abbia confermato che il Governo ha intenzione di intervenire sul tema. Resta però il fatto che Damiano vorrebbe che l’esecutivo aprisse un confronto reale coi sindacati e con la commissione Lavoro della Camera, che sulla flessibilità ha elaborato una proposta che porta proprio il nome del suo Presidente. 



I lavoratori precoci hanno deciso di creare una petizione on line a sostegno della riforma delle pensioni ipotizzata nel ddl 857, meglio noto come Damiano-Baretta, contenente anche la Quota 41 che permetterebbe loro di andare in pensione dopo 41 anni di contributi senza penalizzazioni e indipendentemente dall’età anagrafica. La petizione è indirizzata al Premier Renzi e chiede che giugno 2016 sia “il termine ultimo per la risoluzione dei problemi rimasti insoluti per troppo tempo: precoci, lavori usuranti, Opzione donna”. Nel testo della petizione viene spiegato che l’approvazione del ddl 857 favorirebbe il ricambio generazionale nelle aziende, garantirebbe un equilibrio dei conti pubblici e consentirebbe a molte persone di avere accesso alla pensione senza rischiare di restare senza lavoro ed evitando altresì di aumentare il numero dei nuovi poveri. 



Alle manifestazioni territoriali di Cgil, Cisl e Uil per chiedere al Governo di aprire un tavolo sulla riforma delle pensioni ci saranno anche i lavoratori esodati. Sulla pagina Facebook della Rete dei Comitati Esodati si può infatti trovare un post che invita a partecipare alle mobilitazioni “per chiedere l’ottava salvaguardia per tutti i 24.000 esclusi”. Ricordiamo infatti che le sette salvaguardie non sono state sinora sufficienti a risolvere completamente il problema degli esodati nato dopo l’approvazione della Legge Fornero. In piazza ci saranno anche i lavoratori precoci per chiedere l’approvazione di Quota 41 e i comitati per la proroga di Opzione donna. Dunque serve qualcosa di più della sola flessibilità pensionistica per accontentare tutti. 

Nuove dichiarazioni del Governo Renzi sulla riforma delle pensioni che non aiutano a capire quali siano le reali intenzioni dell’esecutivo in materia. Enrico Morando ha infatti dichiarato ad Affaritaliani.it che sul fronte della flessibilità previdenziale “per il momento non ci sono elementi nuovi. Può essere che, come ci siamo impegnati a fare, qualcosa accada più avanti nei prossimi mesi, ma ad oggi non ci sono novità”. Parole che sicuramente non faranno piacere, tra gli altri, ai sindacati, che si preparano proprio sabato 2 aprile a scendere in piazza per chiedere al Governo di aprire un confronto sulla riforma delle pensioni, a partire dalla loro piattaforma unitaria presentata a dicembre. Sembra quindi che l’attesa per capire se la Legge Fornero potrà essere modificata sarà piuttosto lunga, almeno fino alla Legge di stabilità, come si era cominciato a capire nelle scorse settimane.

Il viceministro dell’Economia ha anche dichiarato che non ci sarà bisogno di manovre correttive quest’anno, ma bisognerà in ogni caso seguire con attenzione l’evoluzione della situazione economica e quindi dei conti pubblici, “perché è chiaro che siamo in una situazione dove gli elementi di instabilità e quindi di incertezza si vengono accentuando.