Forza Italia ha presentato una mozione al Senato per chiedere al Governo degli interventi in materia di pensioni. L’ha spiegato Marco Marin, primo firmatario del testo, spiegandone anche il contenuto. Di fatto si chiede all’esecutivo di dare piena attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco dell’indicizzazione delle pensioni varato dal Governo Monti, attraverso il rimborso completo a tutti i pensionati. Inoltre Forza Italia chiede che sia varata la flessibilità pensionistica, senza che ci siano penalizzazioni per i lavoratori. Un altro obiettivo è l’aumento delle pensioni per i soggetti disagiati, insieme alla riduzione del carico fiscale sulle pensioni. Cesare Damiano incalza ancora il Governo Renzi sul tema della riforma delle pensioni, chiedendo che nel predisporre il Def (Documento di economia e finanza) si occupi delle emergenze che riguardano lavoro e Stato sociale. Tra di esse l’ex ministro del Lavoro ritiene che vi sia l’introduzione della flessibilità pensionistica. “Se nel DEF non verrà indicato come argomento da affrontare, verrà meno l’impegno del Premier Renzi di fare del 2016 l’anno della flessibilità”, dice Damiano. Un altro tema da affrontare per il Presidente della commissione Lavoro della Camera è quello degli ammortizzatori sociali, dato che a metà anno scadranno per molti italiani, che resteranno così senza alcun reddito. Quelli più avanti in età, con la flessibilità, potrebbero quanto meno sperare di raggiungere la pensione.
A partire dal prossimo mese di aprile, in diverse tranche, i lavoratori italiani si vedranno recapitare a casa la tanto discussa busta arancione, inviata direttamente dall’ente previdenziale nazionale diretto dal presidente Tito Boeri. Ma cosa ci sarà all’interno di essa? Gli italiani potranno sapere con precisione la data in cui potranno accedere al sistema pensionistico, l’importo di cui avranno diritto e il cosiddetto tasso di sostituzione. Il tasso di sostituzione è in parole povere la percentuale della pensione rispetto allo stipendio percepito. Ci dovrebbero essere anche casi in cui il tasso sarà inferiore al 50% in ragione di uno stipendio basso e contributi versati a singhiozzo. Inoltre, per i giovani lavoratori ci saranno sorprese per nulla positive con date di accesso alla pensione molto in là nel tempo e importi piuttosto bassi.
I sindacati sabato saranno in piazza per chiedere una riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità e con Quota 41 per i lavoratori precoci. Tuttavia Annamaria Furlan non dimentica che bisogna fare degli interventi anche per salvaguardare il potere d’acquisto delle pensioni, quanto mai a rischio come si è visto dai dati diffusi ieri dall’Inps. Per il Segretario generale della Cisl, i Governi che si sono succeduti negli anni “non hanno rispettato i diritti dei pensionati, considerando la rivalutazione come se fosse un privilegio e non una giusta difesa del potere d’acquisto”. La sindacalista non manca poi di evidenziare che sulle pensioni grava una tassazione molto alta, doppia rispetto alla media europea. Per questo bisognerebbe almeno arrivare alla “completa equiparazione della no tax area dei pensionati al livello di quella dei lavoratori dipendenti”.
Gli ultimi dati sulle pensioni diffusi ieri dall’Inps hanno subito portato il Movimento 5 Stelle a ricordare che la proposta di reddito di cittadinanza eviterebbe il nascere di nuovo poveri tra i pensionati. Nunzia Catalfo, vicepresidente della commissione Lavoro al Senato, ha ricordato che la proposta di legge M5S sula reddito di cittadinanza, di cui è prima firmataria, porta le pensioni minime a 780 euro. “Ciò permetterebbe di vivere una vita dignitosa ai troppi pensionati che dopo aver lavorato per un’intera vita percepiscono una pensione misera che oscilla tra i 400 e i 750 euro al mese e con la quale non possono garantire la propria sussistenza”m ha spiegato Catalfo, ricordando come il Governo Renzi stia continuando a ignorare i problemi dei pensionati, aggravandoli anzi con l’ipotesi di una razionalizzazione degli assegni sociali contenuta nel ddl delega sulla povertà.
Mentre si attendono novità sulla riforma delle pensioni, in questi giorni si sta parlando dell’esiguità di alcuni assegni pensionistici. E in questo senso è emblematico il caso che riporta Il Corriere della Sera, quello di Bruno Rettore, attivista dell’associazione nazionale dei pensionati della Confederazione italiana degli agricoltori, che dopo 35 anni di contributi percepisce una pensione di 502 euro al mese. Una somma che a 75 anni deve farsi bastare, insieme ai 510 euro che percepisce la moglie. Rettore, che è in pensione dal 1992 dopo aver iniziato a lavorare quando aveva 14 anni, sta cercando ora di sensibilizzare le istituzioni sul problema dell’assegno minimo, dato che la somma di 500 euro è difficile riuscire a mantenersi.
Durante l’ultima puntata di diMartedì si è parlato di riforma delle pensioni e c’è stato anche un nuovo confronto tra Giuliano Cazzola e Matteo Salvini. Il leader leghista ha infatti ricordato la manifestazione che intende svolgere domani a San Carlo Canavese contro la Legge Fornero. E l’ex deputato lo ha ammonito per aver personalizzato troppo la battaglia contro il sistema pensionistico verso Elsa Fornero. Cazzola ha in particolare ricordato come Marco Biagi, prima di essere ucciso dalle Brigate Rosse, fosse stato dipinto come la causa della precarietà. Salvini non c’è stato a farsi dare del “brigatista” e quindi ha rivendicato il suo diritto a criticare la riforma delle pensioni targata Fornero, “una legge infame che sta rovinando milioni di persone”. Clicca qui per il video della lite tra Salvini e Cazzola.
Su una riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità resta ancora fitto il “mistero” su quali siano le reali intenzioni del Governo. Non aiutano infatti a chiarire la situazione le ultime dichiarazioni di Giuliano Poletti, rilasciate a La Stampa. Il ministro del Lavoro ha infatti risposto una domanda relativa alla flessibilità, quale strumento per poter aumentare l’occupazione. Poletti ammette che l’aumento dell’età pensionabile ha tolto occasioni di lavoro ai giovani. E aggiunge poi: “Le ragioni a favore di una maggiore flessibilità in uscita hanno a che vedere con la promozione di percorsi di ‘invecchiamento attivo’: non si può immaginare di passare, da un giorno all’altro, da dieci ore a zero. Nel resto del mondo le cose vanno diversamente”.
Parole che potrebbero anche sembrare una chiusura verso la flessibilità pensionistica, che prevede appunto di passare dal lavoro alla pensione, non con una graduale diminuzione dell’orario di lavoro. In questo senso il ministro sembra voler sottolineare un elemento che reputa positivo dell’incentivazione al part-time contenuta nell’ultima Legge di stabilità. Ma non si capisce ancora una volta quale sia il modello che il Governo vuole seguire per introdurre, come ha promesso di fare, la flessibilità. Nella sua domanda il giornalista Alessandro Barbera tirava anche in ballo il piano Boeri, frenato però dal Governo per via dei costi. Ma il ministro nella sua risposta ha evitato ogni cenno in merito.