Beatrice Lorenzin ha voluto rispondere a Susanna Camusso sul tema della riforma delle pensioni. Il Segretario generale della Cgil aveva infatti dal palco di un evento di Farmindustria chiesto al ministro della Salute di attivarsi in Consiglio dei ministri per far sì che venga affrontato il tema delle modifiche alla Legge Fornero, che da troppo tempo vengono rimandate. Lorenzin ha spiegato che il sistema pensionistico dovrebbe essere rivisto, ma con un’operazione molto equilibrata. Per questo ritiene che ci vorrà del tempo per capire quale può essere l’intervento migliore, capace di mantenere la sostenibilità del sistema, avendo comunque un impatto positivo rispetto alle esigenze segnalate.
Susanna Camusso torna a incalzare il Governo sulla riforma delle pensioni. Partecipando a un’iniziativa di Farmindustria ha infatti detto che quella delle pensioni è una ferita aperta che non si rimargina da sola e che occorre quindi agire in fretta, cambiando la Legge Fornero. In platea era presente il ministro Beatrice Lorenzin, cui la sindacalista ha rivolto un appello: “Spero si faccia promotrice in Consiglio dei ministri della necessità di aprire una discussione con il sindacato su un tema così importante perché bisogna cambiare, ragionando sulla flessibilità”. Camusso ha anche ribadito che una riforma delle pensioni aiuterebbe il turnover nelle aziende.
Negli ultimi tempi i dati sul Pil italiano non sembrano incoraggianti, né si può dire la situazione sia differente per quel che riguarda le previsioni di crescita del nostro Paese per questo 2016. Guglielmo Loy, Segretario confederale della Uil, ha quindi evidenziato come non ci sia traccia di una reale ripresa economica. Per il sindacalista occorre quindi “una terapia d’urto in grado di incentivare gli acquisti facendo ripartire i consumi interni”. Una terapia che dovrebbe passare attraverso un rafforzamento del potere di acquisto di salari e pensioni. Da questo punto di vista si può fare qualcosa attraverso la leva fiscale, riducendo le tasse anche per chi non lavora più e rinnovando i contratti evitando di ritoccare al ribasso i salari. Dunque oltre alla flessibilità pensionistica (che la Uil chiede insieme a Cisl e Cgil) occorrerebbe anche una riduzione delle imposte per chi in pensione c’è già.
Nel fine settimana si è parlato molto del caso del pensionato di Treviso cui l’Inps ha chiesto indietro dei soldi per un errato calcolo della sua pensione, da restituire con un “prelievo” fino al 2039. Ora La Tribuna di Treviso richiama l’attenzione sul fatto che i sindacati hanno segnalato che gli errori sul calcolo delle pensioni potrebbero essere purtroppo abbastanza diffusi. Franco Lorenzon, segretario generale della Cisl Treviso-Belluno, ha parlato di un 20% di errori, dato basato sulle verifiche eseguite dagli stessi pensionati. Errori che potrebbero essere anche a favore dei pensionati. Dunque se si ha qualche “sospetto” meglio rivolgersi a un Caf o un patronato per farsi assistere da qualche esperto.
Matteo Renzi torna a parlare di pensioni e lo fa dagli studi di Domenica Live. Il Premier ha affrontato diversi temi con Barbara d’Urso, dal possibile intervento militare in Libia alle unione civili. Riguardo alla previdenza ha detto che non intende prendere impegni sull’aumento delle pensioni “finché non sono certo di poterlo fare”. Questo perché troppe volte sono state fatte delle promesse che non si è stati poi in grado di mantenere. Questo da altri che lo hanno preceduto. Quindi lui non intende fare la stessa cosa. Riguardo la Legge Fornero, Renzi si è limitato a dire che “ha creato un rinvio dei tempi della pensione”. Il Premier ha voluto anche spiegare che non ci sarà alcun taglio degli assegni, in particolare di quelli di reversibilità.
Se di solito per la Legge Fornero arrivano critiche e richieste di modifiche o cancellazione, sulle pagine de Il Foglio si trova invece una “difesa” per la riforma delle pensioni varata nel 2011 firmata Veronica De Romanis, economista e consigliera di palazzo Chigi. In una lettera al direttore Cerasa scrive infatti che per far crescere Pil e occupazione c’è bisogno di più persone che lavorano, non che vanno in pensione. Inoltre, l’economista spiega che diversi studi dimostrano che la flessibilità pensionistica non porta a un ricambio generazionale: “Il posto lasciato libero da chi va in pensione anticipatamente non necessariamente può essere occupato da un giovane”. Dunque la flessibilità pensionistica viene bocciata, perché “mina la tenuta delle finanze pubbliche e non avvantaggia i giovani”. Ma nemmeno chi la usasse per andare in pensione, perché avrebbe assegni decurtati.
Risultato importante per le sostenitrici della proroga di Opzione donna fino al 2018. Rita Querzè ha parlato anche di loro in un articolo dedicato alle donne e al lavoro in vista della Festa della donna nella rubrica “La 27a ora” del Corriere della Sera. Nell’articolo viene infatti ricordato che oltre alle donne che devono rinunciare ad aver figli per poter conservare il lavoro, vi sono le 50-60enni che hanno visto repentinamente alzarsi la loro età pensionabile negli ultimi anni. E se potessero andare in pensione potrebbero anche aiutare figlie e nuore a curare i nipotini, lasciandole più libere di lavorare. Nell’articolo si dà quindi spazio alle parole di Maria Antonietta Ferro, una delle animatrici del gruppo Facebook che chiede la proroga di Opzione donna, la quale segnala che ci sono circa 36.000 italiane che vorrebbero poter andare in pensione anticipata pur con un ricalcolo contributivo pieno della loro pensione. Vedremo se nella flessibilità pensionistica promessa dal Governo la loro richiesta verrà accolta.
Il problema degli esodati non è ancora risolto, se è vero che si parla di una possibile ottava salvaguardia per circa 24.000 di loro che ancora sono privi di qualsiasi tutela. Per questo la rabbia dei comitati degli esodati in queste ore si sta accanendo contro Mario Monti, l’ex Premier sotto cui è stata varata la riforma delle pensioni che è “causa dei loro mali”. Il Senatore a vita ha infatti partecipato in settimana a Porta a porta, dove ha detto che gli esodati sono da considerarsi solamente come “un disagio di transizione”. Parole che ovviamente non vanno giù a chi si è trovato d’improvviso lontano dalla pensione e senza più lavoro. Dunque è iniziata una campagna su Twitter contro Monti. Cliccando qui potete vedere il tweet che si chiede di far girare quanto più possibile.
Gli italiani sono assolutamente contro un aumento dell’età pensionabile. Quella che potrebbe essere solamente un’opinione comune sembra essere avvalorata ora da dati statistici forniti da Renato Mannheimer in un articolo pubblicato su Il Giornale, dove viene citato un sondaggio curato dall’istituto di ricerca Eumetra Monterosa. Il 92% degli intervistati, infatti, si oppone all’ipotesi che l’età pensionabile arrivi a 70 anni, cosa che permetterebbe ai conti dell’Inps di essere più sostenibili. Nello specifico l’11% è “poco d’accordo”, mentre il restante 81% è “per nulla d’accordo”. Dunque solo il 7% degli italiani è favorevole all’innalzamento dell’età pensionabile, mentre l’1% non si esprime sul tema. Manneheimer sottolinea un particolare di non poco conto: tra i favorevoli, ci sono i giovanissimi (8%) e gli over 65 anni (10%). Viceversa, gli intervistati tra i 35 e i 65 ani sono decisamente contrari (96%).