«Dare gli 80 euro ai pensionati significa rinunciare alla flessibilità pensionistica: le risorse sono limitate e non si possono fare entrambe le cose». Lo afferma Francesco Giubileo, consigliere di amministrazione di Afol Metropolitana. Nei giorni scorsi il presidente del consiglio, Matteo Renzi, aveva annunciato che il bonus da 80 euro potrebbe essere esteso anche a chi percepisce una pensione minima, pari nel 2015 a 502 euro al mese. Secondo gli esperti la spesa per questo intervento sarebbe superiore ai due miliardi di euro annui.



Giubileo, come valuta la proposta degli 80 euro ai pensionati? È chiaramente una mossa elettorale. Immagino che l’applicazione sarà proporzionale al reddito, e quindi sarà vincolata alle basse pensioni. È più un annuncio mediatico che non un ragionamento serio sulla fattibilità o meno di trovare 80 euro per i milioni di pensionati con una pensione bassa. Bisognerà quindi valutare come questa proposta possa essere attuata. Anche se diversi pensionati indubbiamente saranno contenti di questa misura, perché su un assegno mensile molto basso anche 80 euro sono significativi.



Spesso chi ha la pensione minima è perché non ha versato sufficienti contributi durante la vita lavorativa. Dare loro gli 80 euro comporta anche un problema di equità? Bisogna vedere se gli 80 euro saranno destinati alle pensioni minime o soltanto a chi ha versato determinati contributi. Nel corso dell’anno poi ci sarà tutta una discussione sul tema della flessibilità e sulla riorganizzazione della legge Fornero. Boeri ha proposto di consentire un’uscita anticipata dal mondo del lavoro e di introdurre una sorta di tassa generazionale, che però ritengo non funzionerà mai. C’è quindi un problema sostanziale.



In che senso? Al di là delle proposte di Matteo Renzi, Tito Boeri e Cesare Damiano, ci stiamo dimenticando del fatto che l’Italia è un Paese con un tasso di disoccupazione giovanile del 40% e che la povertà giovanile è in aumento. Abbiamo una generazione che in questo momento non sta pagando contributi, e noi siamo qui a parlare sempre e soltanto dei pensionati. Probabilmente i giovani non votano e gli anziani sì, e questo giustifica in parte gli 80 euro di Renzi.

Gli 80 euro di Renzi andranno solo alle pensioni minime previdenziali o anche a quelle assistenziali? Non credo che le pensioni assistenziali, come quelle di accompagnamento, rientreranno mai negli 80 euro. Il punto è che stiamo parlando di una misura da diversi miliardi di euro, e mi domando dove si troveranno i soldi. L’esonero contributivo al di sotto degli 8mila euro annui ha comportato un esborso di quasi 18 miliardi di euro per i prossimi anni. Adesso non sarà facile trovare anche i soldi per dare gli 80 euro ai pensionati.

Come si esce da questo vicolo cieco?

Il punto è che anche una flessibilità molto limitata comporta nel corso degli anni un esborso di diversi miliardi di euro. Se si fa una deroga per alcune categorie, poi non si può non farla per le altre. Uno dei problemi più grossi creati dalla riforma Fornero è quella che riguarda i lavoratori usuranti.

 

Ritiene possibile un intervento in loro favore?

È una partita importantissima, ma molto delicata dal punto di vista dei conti pubblici. È per questo che finora non si  fatto nulla. Eppure ci sono persone che svolgono lavori molto faticosi dal punto di vista fisico, e che oggettivamente a 67 anni non hanno più le energie per continuare. Mandarli a lavorare a quell’età significa letteralmente ucciderli. Agevolare le finestre in uscita per queste categorie è però complicatissimo, perché bisogna trovare le coperture economiche.

 

Alla fine la flessibilità in uscita potrebbe saltare?

Sì. Gli 80 euro alle pensioni minime utilizzerebbero le risorse che altrimenti sarebbero destinate alle finestre per la flessibilità in uscita. E così il governo dovrà dire ad alcuni milioni di lavoratori che non potranno andate prima in pensione, perché si dovranno are 80 euro ad alcuni altri milioni di pensionati. Piaccia o meno, qualche scelta bisogna farla.

 

(Pietro Vernizzi)