Anche i sindacati erano ieri al fianco di esodati e lavoratori precoci nella mobilitazione davanti alla sede del Mef. Domenico Proietti ha evidenziato che sul tema degli esodati finora si sono ottenuti buoni risultati: tuttavia ci sono ancora 24.000 persone che vanno tutelate e dunque è urgente varare un’ottava salvaguardia. Il Segretario confederale della Uil non manca poi di ricordare che il Governo dovrebbe avviare un confronto per la riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità, con la possibilità di lasciare il lavoro a 62 anni e Quota 41 per i lavoratori precoci, dando così la possibilità di creare occasioni lavorative per i giovani. Cesare Damiano non ha dubbi: l’ottava salvaguardia per gli esodati si può fare senza aggiungere costi al bilancio dello Stato. L’ex ministro segnala infatti che si possono utilizzare i risparmi del fondo esodati. Ovviamente per capire se basteranno andrà fatto un conteggio sull’utilizzo delle sette salvaguardie finora varate. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera insiste poi per il varo della riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità, che viene ritenuta da più parti necessaria. Per Damiano il Governo potrebbe tranquillamente inserirla nella prossima Legge di stabilità. Prima però dovrà aprire un confronto sia con i sindacati che con il Parlamento, dove da tempo ci sono proposte di legge sulla materia, come quella che porta il suo nome. 



Ieri, insieme agli esodati, davanti alla sede del ministero dell’Economia e delle finanze c’erano anche i lavoratori precoci. Da tempo chiedono una riforma delle pensioni che permetta anche a loro di andare in quiescenza. Come ha ricordato Vera Lamonica, presente alla mobilitazione, si tratta di persone che hanno iniziato a lavorare quando ancora erano minorenni, magari in attività piuttosto faticose e usuranti. Essendo relativamente giovani, con l’aumento dell’aspettativa di vita si vedono costretto a lavorare anche più di 42 anni prima di poter andare in pensione. “Bisogna invece consentire a tutti di andare in pensione dopo 41 anni di lavoro: perché 41 anni bastano e avanzano”, ha detto il Segretario confederale della Cgil. Il Governo è sotto pressione per varare una riforma delle pensioni. Per l’economista Giuseppe Pennisi, è difficile pensare che Tito Boeri riuscirà ad avere voce in capitolo, nonostante il suo ruolo di Presidente dell’Inps. Tuttavia c’è un passaggio preliminare che l’esecutivo dovrà compiere. Pennisi, in un intervento su Formiche.net, scrive in fatti che occorre decidere “se fare interventi al margine, come nelle sette riforme varate in Italia negli ultimi vent’anni, oppure concepire interamente un nuovo sistema sulla base non scenari non prevedibili nel 1995”, quando è stato introdotto il sistema contributivo. “È difficile pensare che si possa concepire un nuovo sistema senza l’apporto dei gruppi intermedi e delle parti sociali”, scrive l’economista, facendo intendere che occorrerebbe un confronto con i sindacati.



In queste ultime ore si è tornato a parlare in maniera piuttosto interessanti di esodati ed in particolare con alcuni esponente del Partito Democratico che in Commissione Lavoro alla Camera, hanno aperto alla possibilità di prevede una ottava salvaguardia per chiudere in maniera definitiva la vicenda. L’altro punto focale della riforma delle pensioni su cui in più occasioni hanno battuto i sindacati è quello relativo alla flessibilità in uscita senza andare a penalizzare in maniera eccessiva gli importi pensionistici. Sull’argomento è tornato l’ex sindacalista e deputato Giuliano Cazzola che ha voluto rimarcare l’importanza di prevedere nel più breve lasso di tempo possibile una funzionale riforma delle pensioni in quanto fondamentale soprattutto per il futuro dei giovani. Cazzola ha evidenziato: “Aumentare la flessibilità in uscita ammorbidendo la Riforma Fornero? È lecito proporlo, ma sarebbe un’operazione costosa, pericolosa perché ci esporrebbe ai rilievi della commissione europea e soprattutto rivolta ancora una volta al passato, non a favore dei giovani. Meglio allora pensare ad una riforma strutturale puntata sui nuovi occupati, a favore di quei ragazzi che hanno un presente difficile e un futuro ancora più incerto”.

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