Tra le proposte cui sta lavorando il Governo per la riforma delle pensioni c’è anche il prestito pensionistico. Una misura che viene però seccamente bocciata da Maurizio Landini, che la bolla come “una follia”. Secondo il Segretario generale della Fiom, se un lavoratore ha versato contributi per più di 40 anni “che prestito dovrebbe fare? Ha già prestato abbastanza soldi lui”. Parole che coincidono con le tesi dei lavoratori precoci, convinti che dopo 41 anni di contributi si debba poter andare in pensione senza penalizzazioni e indipendentemente dall’età anagrafica. Landini ha anche detto esplicitamente: “Non facciamoci prendere per il c….”. La riforma delle pensioni tiene sempre banco nello scenario politico italiano. Nelle ultime ore, il segretario nazionale della CGIL, Susanna Camusso, nell’ambito di un incontro al Senato con i rappresentati del Movimento Cinque Stelle ai quali è stata presentata la Carta dei diritti universali per la raccolta di firme in suo sostegno, è tornata sull’argomento pensioni evidenziando come: “il sistema è complesso. C’è bisogno di coerenza tra ciò che c’è e ciò che trasformi, altrimenti fai i guai che abbiamo affrontato in tutti questi anni. Pare assolutamente evidente che non hanno in testa la cosa che servirebbe: mettere mano al sistema e costruire gli elementi di giustizia necessari, con attenzione a come è fatto il mondo del lavoro. Invece mi pare ci sia un interesse a finanziare banche e assicurazioni piuttosto che assicurare un futuro previdenziale alle persone”.
Tra le diverse ipotesi formulate da Tommaso Nannicini su una riforma delle pensioni allo studio del Governo, non sembra esserci nulla riguardo i lavoratori precoci. Eppure persino Elsa Fornero ritiene che dovrebbero avere “la precedenza” in caso di modifiche alla sua legge sulle pensioni. Fatto sta che di Quota 41, ovvero la possibilità di accedere alla pensione dopo 41 anni di contributi, e senza penalizzazioni, contenuta anche nel ddl Damiano, non si fa cenno da parte del Governo. I lavoratori precoci sui gruppi Facebook da loro costituiti, non fanno mancare commenti e post contro questa “ingiustizia”. Di fatto, secondo le ipotesi di Nannicini, per loro ci sarebbe la possibilità di andare in pensione anticipata (anche se il Sottosegretario non ha detto da quale età) con delle penalizzazioni sul loro assegno: non certo quello che vorrebbero e vanno chiedendo da tempo.
C’è soddisfazione da parte della Uil per la risoluzione approvata in Parlamento sulla riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità. Domenico Proietti ha infatti spiegato che si tratta di un provvedimento che va nella giusta direzione e ha quindi chiesto al Governo di aprire un confronto con le parti sociali, così da arrivare in tempi brevi “alla definizione di una proposta positiva per i lavoratori e utile a riattivare il turnover nel mercato del lavoro a beneficio dei giovani”. Il Segretario confederale della Uil ha anche ricordato che la piattaforma unitaria dei sindacati sulle pensioni “sta trovando un ampio e diffuso consenso nel Paese e all’interno del Parlamento”.
Ieri Camera e Senato hanno approvato le risoluzioni di maggioranza sul Documento di economia e finanza che contengono, tra le altre cose, “suggerimenti” al Governo in tema di riforma delle pensioni. In particolare si chiede all’esecutivo di introdurre la flessibilità pensionistica con la Legge di stabilità 2017, attraverso “la previsione di ragionevoli penalizzazioni”. Il provvedimento parlamentare non è certo vincolante per il Governo, tanto più che non ci sono indicazioni su quale percentuale di taglio all’assegno pensionistico sia da considerarsi “ragionevole”. Si tratta in ogni caso di un’indicazione importante, dato che in ogni caso la Legge di stabilità 2017 dovrà essere approvata entro fine anno dal Parlamento.
Ancora una volta dal Governo arrivano dichiarazioni contraddittorie sulla riforma delle pensioni. Mentre il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, spiegava infatti come l’esecutivo stesse vagliando tre opzioni di intervento in materia, il viceministro dell’Economia Enrico Zanetti precisava che il tema delle pensioni non è una “priorità” per il Governo. Intervenendo alla trasmissione Ballarò, il Segretario di Scelta civica ha infatti spiegato che “basta leggere il Def per capire che gli interventi sulle pensioni non sono in cima all’agenda”. Per Zanetti le risorse dovrebbero essere prioritariamente utilizzate per “politiche che favoriscano la competitività economica e dunque la creazione di posti di lavoro”. Per essere più espliciti, per il viceministro è meglio ridurre l’Irpef che l’età pensionabile.
Zanetti non ha escluso del tutto un intervento sulle pensioni, spiegando che se “ci saranno degli spazi per interventi di miglioramento, non per stravolgere il sistema, nessuno dirà di no”. Ieri ha aggiunto che “la formula del prestito pensionistico è l’unica che può dare risposte al tema della flessibilità” senza compromettere il raggiungimento degli obiettivi economici più importanti per il Paese.