Matteo Renzi torna a parlare dell’Ape, ovvero la riforma delle pensioni che il Governo intende introdurre con la Legge di stabilità, o “se ci riusciamo anche prima”, ha detto il Premier ieri sera a Porta a porta. Il capo del Governo ha anche parlato delle penalizzazioni che sarebbe previste per la pensione anticipata: “Il meccanismo deve prevedere che per andare in pensione devi essere disposto a rinunciare a una piccola percentuale l’anno, che vada dall’1% al 3%. Solo per quelli che son messi male, hanno pensione bassa e hanno 65 anni puoi togliere l’1%, per gli altri puoi magari arrivare al 4%”. Renzi ha anche detto che è pronto a incontrare “anche domani” i sindacati dei pensionati per confrontarsi sull’Ape.Stamattina Cesare Damiano ha partecipato alla trasmissione Coffee Break, dove ha espresso una certa soddisfazione per il fatto che Matteo Renzi abbia confermato che la riforma delle pensioni si farà al massimo con la prossima Legge di stabilità. L’ex ministro del Lavoro ha comunque voluto commentare le penalizzazioni sulla pensione anticipata ipotizzate dal Premier, spiegando che se si avrà una decurtazione dell’1% per un assegno fino a 1.000 euro lordi, del 2% per quelli fino a 2.000 euro e del 3% per quelli di 3.000 e più euro, questa sarebbe una buona soluzione per difendere i ceti più bassi.



Mentre si discute di riforma delle pensioni, molti italiani hanno ricevuto la busta arancione dell’Inps, contenente la simulazione relativa alla loro futura pensione. Un’iniziativa che ha ricevuto anche delle critiche, per il fatto che le previsioni sarebbero state fatte sulla base di una crescita del Pil non corrispondente all’attuale. Tito Boeri ha però voluto difendere la scelta fatta, spiegando che “con l’operazione buste arancioni ci siamo trovati a fare delle previsioni a lunga gittata, quindi soggette a forti incertezze per loro stessa natura e per questo siamo stati molto criticati”. 



Dalla Corte dei Conti arriva un “avvertimento” al Governo circa la riforma delle pensioni. La magistratura contabile rileva infatti che la Legge Fornero sulle pensioni ha rappresentato un punto di svolta nella dinamica della spesa previdenziale, dato che portato a risparmi sul lungo periodo non indifferenti. Quindi il sistema al momento si presenta “sostenibile”. La Corte dei Conti non si pronuncia direttamente sulle ipotesi di flessibilità previdenziale di cui si sta parlando da diverso tempo, ma p chiaro che questa comporterebbe dei costi rispetto a quanto indicato nel Def. Dunque la flessibilità sarà “una scelta politica”.



Dalla Rete dei Comitati degli esodati arrivano degli aggiornamenti riguardanti lo stato di avanzamento delle istanze sulla settima salvaguardia. In particolare, la Direzione generale dell’Inps ha fatto sapere che entro la prossima settimana i contributori volontari aventi diritto dovrebbero ricevere la lettera con la certificazione, mentre permangono dei lievi ritardi per le istanze riguardanti i cessati. Più complessa la situazione dei mobilitati, dato che l’Inps è in attesa di una risposta dal ministero del Lavoro a un quesito richiesto dai rappresentanti dei Comitati.

Maurizio Sacconi lancia un allarme sulle pensioni dopo che è stata approvata la legge sulle unioni civili. Il Presidente della commissione Lavoro del Senato non sembra quindi pensarla come Tito Boeri circa l’aumento dei costi per le pensioni di reversibilità che la nuova legge porterà. In un’intervista a Il Messaggero, Sacconi ha infatti spiegato che la nuova norma garantisce la reversibilità previdenziale alle coppie omosessuali, “ma non alle stabili convivenze eterosessuali”. Tuttavia, “prima o poi la Corte Costituzionale non potrà non concedere la reversibilità anche alle coppie eterosessuali che convivono da tempo e che magari hanno figli”, ha aggiunto il Senatore. Questo perché “la reversibilità nasce nel presupposto che uno o tutti e due i membri della coppia non abbiano espresso il loro pieno potenziale professionale per accudire i figli. Dunque la reversibilità è un riconoscimento del valore della genitorialità”. 

Per Sacconi è quindi inevitabile l’intervento della Consulta. Cosa che quindi determinerà un aumento dei costi per le casse pubbliche. Il Presidente dell’Inps aveva invece parlato di un aggravio di qualche centinaio di milioni.