Il tema della riforma delle pensioni sarà affrontato quest’oggi dalla trasmissione Quinta colonna. In particolare ci si soffermerà sull’allarme lanciato da Tito Boeri circa il fatto che i giovani potrebbero dover andare in pensione a 75 anni e sulla polemica relativa alle pensioni di reversibilità. Inevitabile però che il discorso arrivi al tema della flessibilità. E forse anche per questo sui gruppi Facebook di Lavoratori precoci, esodati e comitati Opzione donna si vanno diffondendo i link alla pagina di Social Mediaset dedicata alla trasmissione dove lasciare i messaggi durante la diretta, in modo da poter far sentire la propria voce. C’è stato anche spazio per i lavoratori precoci sul palco della manifestazione dell’Ugl tenutasi ieri a Roma. Tre membri del gruppo Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti, con la maglietta inneggiante a Quota 41, hanno potuto quindi parlare per circa 10 minuti, spiegando le ragioni della loro protesta, tesa a riaffermare il diritto di poter andare in pensione, senza penalizzazioni e indipendentemente dall’età anagrafica, dopo 41 anni di contribuzione. I lavoratori precoci hanno quindi chiesto al Governo di aprire un confronto, che tenga conto anche delle richieste di introdurre la flessibilità nel sistema pensionistico. Una flessibilità che potrebbe aiutare anche i giovani a trovare lavoro. 



Si sa che una delle questioni rimaste aperte in tema di pensioni è quella relativa al bonus Poletti, criticato perché non ha previsto il rimborso totale ai pensionati dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco delle indicizzazioni stabilito dal Governo Monti nel 2011. E così Forza Italia nella provincia di Mantova ha deciso di presentare delle mozioni nei consigli comunali dove è presente per chiedere appunto al Governo di restituire ai pensionati tutto quel che loro spetta. Del resto Stefano Nuvolari, responsabile organizzativo del partito, ha ricordato che a Mantova ci sono già 200 ricorsi che nei prossimi dieci anni daranno diritto a 3 milioni di euro.



Anche Giorgio Airaudo, ex sindacalista Fiom e candidato sindaco a Torino, chiede che si arrivi alla pensione anticipata. In un’intervista a Intelligonews il parlamentare di Sel ha infatti spiegato che in Italia “si è preferito contrapporre giovani e anziani, individuando nei più anziani i presunti privilegiati e, come si dice, i sacrificati nei giovani. Il risultato è che sono diversamente sacrificati tutti. Bisogna rimettere mano a una riforma delle pensioni”. Airaudo ritiene in ogni caso che non basti mettere mano alle pensioni per far crescere l’occupazione dei giovani. Una riforma previdenziale potrebbe quindi essere sì un contributo alla lotta alla disoccupazione, ma servirebbero poi altre politiche che il Governo non mostra di voler adottare. 



In attesa di notizie sulla riforma delle pensioni promessa dal Governo Renzi, diversi italiani hanno già ricevuto a casa la busta arancione dell’Inps, spesso portatrici di brutte notizie sia sull’importo della pensione che si avrà una volta lasciato il lavoro, sia sull’età in cui ciò potrà avvenire. All’Arena di Giletti ieri si è parlato di questo tema, raffrontandolo alla situazione dei vitalizi dei politici. In particolare quelli degli ex consiglieri regionali, che alla sola Val d’Aosta costano 3 milioni di euro all’anno. La situazione particolare è determinata dal fatto che in tanti hanno fatto ricorso per vedersi cancellare il contributo di solidarietà che versano sugli assegni che percepiscono: una richiesta considerata spropositata di fronte alla situazione di cittadini comuni.

Il 1° maggio è stata una giornata che ha visto in prima linea anche tante donne, impegnate a chiedere una riforma delle pensioni che contenga anche la proroga di Opzione donna. Una delle iniziative per l’occasione è stata quella di diffondere su Twitter un messaggio che riprendeva alcune recenti dichiarazioni di Cesare Damiano, secondo cui si possono fare modifiche alla Legge Fornero con Quota 41 per i lavoratori precoci, l’ottava salvaguardia degli esodati, cancellando le ricongiunzioni onerose e “rendendo strutturale il regime Opzione donna”. Con il ricalcolo contributivo pieno dell’assegno, in effetti, questo regime sperimentale consente dei risparmi di medio-lungo termine per il bilancio pubblico e sarebbe quindi una buona soluzione anche per lo Stato. 

Il Primo Maggio non è stato un giorno da festeggiare per molti lavoratori precoci, che si sentono un po’ “traditi” dal fatto che il dibattito sulla riforma delle pensioni pare totalmente escluderli da ogni intervento. Qualche gruppetto è stato in piazza, come testimoniano alcuni foto postate sui gruppi Facebook dei lavoratori precoci, con tanto di maglietta per chiedere “Quota 41”. Ma in quegli stessi gruppi non mancano messaggi di sconforto e rabbia. C’è chi non crede che ci sia da festeggiare in un Paese in cui i diritti dei lavoratori vengono calpestati e anche che chi si sente discriminato di fronte alla notizia di un “super-scivolo” per i lavoratori del settore bancario, che grazie al contributo pubblico potranno andare in pre-pensionamento con un anticipo di sette anni. La notizia è molto fresca, perché si tratta di una delle misure contenute nel decreto sulle banche varato venerdì dal Governo. L’intento della norma sarebbe quello di aiutare gli istituti di credito a tagliare i costi e le filiali, ma è ovvio che c’è chi si sente discriminato di fronte alla possibilità data ad altri di poter avere la pensione con così tanto anticipo solo perché lavora in un determinato settore. C’è quindi chi ha pensato di chiedere una riforma delle pensioni tramite una petizione on line al ministro Poletti, dando la possibilità di accedere alla pensione a chi ha raggiunto 35 anni di contributi e 60 di età. Una richiesta che difficilmente verrà accolta.

Matteo Salvini torna ad attaccare Elsa Fornero e la sua riforma delle pensioni. Dalla sua pagina Facebook il leader leghista ha scritto infatti: «La “signora” Fornero ha dichiarato a Rai 3 “mandare in pensione le persone a un’età ancora giovane (66 e 67 anni) per fare posto a quelle che sono più giovani è un modo di ragionare sbagliato”. Ma ancora parla questa sciagurata??? Taci e vai in esilio, hai già fatto troppi danni. Io non mollerò finché questa legge maledetta non cambierà! Che rispondiamo alla “signora”?». Tantissimi ovviamente i commenti arrivati al post, che si accodano alle critiche rivolte all’ex ministro. Che non è comunque l’unica a ritenere che non si creino posti per i giovani mandando in pensioni i lavoratori più anziani.

Giornata di attacco diretto al governo sul fronte pensioni con i sindacati che richiedono a gran voce una nuova riforma delle pensioni 2016: per il corte del Primo Maggio, i tre sindacati nazionali, Cgil, Cisl e Uil, si sono dati appuntamento oggi a Genova dove in piazza ha parlato anche il segretario Cisl Annamaria Furlan. «al governo mandiamo un messaggio molto chiaro, si occupi di lavoro. È un primo maggio all’insegna del lavoro che manca, per chi ha paura di perderlo e per chi vorrebbe andare in pensione per lasciare posti di lavoro ai giovani». Insieme agli altri due segretari, Susanna Camusso e Carmelo Barbagallo poi arriva la richiesta diretta, come avviene ormai da mesi: «Ci vogliono misure fiscali per il lavoro e la crescita, una riforma delle pensioni che dia speranza ai giovani». Un tuono da Genova, il Governo sarà impegnato nei prossimi giorni a riprendere il discorso sulle pensioni che Renzi continua a ribadire come un punto importante se non decisivo.

In occasione della Festa del lavoro, c’è chi chiede di affrontare nel suo complesso la riforma delle pensioni, risolvendo quindi anche il problema legato agli effetti della sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto illegittimo il blocco delle rivalutazioni delle pensioni della Legge Fornero. Si tratta di Unpit, Anps, Anfor e Siulp Pensionati, le associazioni aderenti al progetto Rimborsopensioni.it che chiedono che venga riconosciuto incostituzionale il decreto Poletti che ha rimborsato parzialmente i pensionati italiani. Le associazioni ricordano che sono quattro i tribunali (i tribunali di Bari e Brescia, la Corte dei conti di Emilia Romagna e Marche) che hanno chiesto alla Consulta di esprimersi su questo punto.

“Grazie alla decisione di quattro tribunali italiani la Corte Costituzionale si esprimerà una seconda volta su una questione che era già stata definita. Si tratta comunque di un’ottima notizia per i pensionati italiani alla vigilia del 1° maggio, festa dei lavoratori che vede il tema dei diritti dei pensionati al centro dell’attenzione”, spiega Silvia Malandrin di Rimborsopensioni.it, che sta gestendo circa 7.000 ricorsi da parte dei pensionati.