Come noto, la trattativa per il rinnovo del contratto metalmeccanico è in fase di stallo, in questi giorni Federmeccanica ha anche chiesto di rinviare due incontri programmati (16 e 17 maggio). Ciò che in modo netto divide le Parti è la questione salariale, cosa che ha portato il 20 aprile allo sciopero indetto da Fim, Fiom e Uilm: secondo i sindacati, Federmeccanica proporrebbe aumenti solo per il 5% dei lavoratori, il resto è demandato alla contrattazione aziendale. È quanto gli imprenditori propongono dal 22 dicembre 2015. Federmeccanica ha solo meglio definito la sua proposta in termini di welfare previdenziale e assistenziale oltre ad aver meglio specificato il tema della formazione professionale. I sindacati chiedono però aumenti per tutti, erogati al primo livello di contrattazione, insieme al rafforzamento della contrattazione aziendale.



Come ricordavamo su queste pagine, nel suo Manifesto per le relazioni industriali Federmeccanica sottolinea che negli anni della crisi le retribuzioni pro-capite sono cresciute in termini reali del 6,5%, mentre la ricchezza complessivamente prodotta dal settore è diminuita del 18%, settore che ha inoltre perso circa un quarto del suo capitale e 250.000 posti di lavoro. Molti incontri si sono susseguiti tra le Parti, ma da quel 22 dicembre la posizione di Federmeccanica non è più cambiata.



Dopo lo sciopero del 20 aprile, ciò che vogliono i sindacati è chiaro. Non è così chiaro dove vogliono arrivare gli imprenditori meccanici con questa posizione molto difensiva: cosa vogliono da questa trattativa? Vogliono davvero questo rinnovo?

Dopo il caso Fiat e le minacce di Mauro Moretti di portare Finmeccanica fuori dall’alveo confindustriale, Federmeccanica non può non consegnare al suo sistema d’imprese un contratto innovativo: Finmeccanica e Fincantieri hanno raggiunto accordi aziendali importanti, alcune imprese – tra cui queste – potrebbero decidere di non aver più bisogno della loro rappresentanza. E il rischio di un’erosione degli iscritti non è così impossibile.



Il muro che Federmeccanica ha alzato è evidente, gli imprenditori non ne vogliono sapere di crescere i livelli di retribuzione fissa. Tuttavia, riteniamo che lo stallo sarà superato, anche perché la Fiom vuole questo contratto: come abbiamo già scritto, Maurizio Landini ne ha bisogno, e questa è un’occasione per tutti. Se consideriamo inoltre che, di certo, i prossimi anni non saranno segnati da inflazione galoppante, Federmeccanica potrebbe essere accontentata rispetto a quanto vuole sui livelli retributivi del Ccnl e i sindacati potrebbero riuscire a strappare agli industriali condizioni più vantaggiose per la produttività aziendale.

Tutti sanno che molti interessi passano da questo rinnovo, buona parte dell’industria sposa la filosofia “meccanica” e, dentro Confindustria, sarebbero in tanti a gioire se dovesse finire così. Tra pochi giorni (25 maggio), Boccia sarà formalmente eletto Presidente degli Industriali: a quel punto, l’alibi tattico verrà meno; e lo stallo potrebbe presto sbloccarsi.

 

Twitter @sabella_thinkin

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