A proposito di riforma delle pensioni, Giuliano Poletti ritiene che l’ipotesi di un bonus da 80 euro per le minime formulata da Matteo Renzi “potrebbe andare in porto”. Tuttavia, il ministro del Lavoro riconosce anche che “siamo a sei mesi della Legge di stabilità”, quindi “è ancora presto per sapere come sarà articolata la norma”, il cui obiettivo è in ogni caso chiaro: “Bisogna aiutare le categorie deboli”. Per questo Poletti ricorda anche che ci sono pensionati che ricevono più di un assegno, di cui uno magari di importo pari alla minima. Dunque in quel caso un aumento non risponderebbe alle esigenze di equità.
Per Tito Boeri una riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità si può fare e “può essere sostenibile senza creare voragini nei conti previdenziali”. Il Presidente dell’Inps ha infatti spiegato in audizione in commissione di vigilanza sugli enti previdenziali, che occorre cercare di favorire il turnover aziendale per aiutare sia i giovani che le imprese, che spesso si trovano con dipendenti non più produttivi. “Il sistema contributivo ci consente questa possibilità, perché non dobbiamo sfruttarla a pieno?”, ha detto Boeri. Parole che fanno trasparire l’idea di utilizzare il contributivo pieno come metodo per varare una flessibilità “sostenibile” dal punto di vista contabile.
In questo periodo in cui la riforma delle pensioni è al centro del dibattito la Legge Fornero finisce sul banco degli imputati, ma c’è chi ne difende l’impianto generale, come Enrico Zanetti. Partecipando alla trasmissione Agorà, infatti, il viceministro dell’Economia ha spiegato che “la riforma Fornero va corretta ma non smontata. Evitiamo di fare campagna elettorale becera sul tema delle pensioni”. Il Segretario di Scelta Civica ha in ogni caso riconosciuto che è stato commesso un errore “bestiale” nel 2011, reso evidente dalle migliaia di esodati che ancora non sono stati totalmente salvaguardati dagli effetti della riforma.
In attesa di una riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità, Cesare Damiano chiede che Governo e Inps “pubblicizzassero” la possibilità “per i lavoratori del settore privato nati nel ’52 di andare in pensione prima”. Insieme alla collega Maria Luisa Gnecchi, il Presidente della commissione Lavoro della Camera ieri ha tenuto una conferenza stampa a Montecitorio per ricordare che al momento una circolare dell’Inps pone come condizione per accedere a questa pensione anticipata il fatto che si fosse occupati alla data del 28 dicembre 2011. Possono accedervi i lavoratori del settore privato con anzianità contributiva di almeno 35 anni entro il 31 dicembre 2012 o che raggiungono Quota 96 entro la stessa data. Le donne hanno invece bisogno di almeno 20 anni di contribuzione e 60 di età, sempre alla data del 31/12/2012.
Nuovo attacco a Elsa Fornero da parte di Matteo Salvini. I due sono stati ospiti della trasmissione diMartedì e il leader leghista è intervenuto dopo le parole dell’ex ministro, dicendo di essere sconvolto da quel che aveva sentito, dato che la Professoressa torinese ha continuato a difendere la riforma che porta il suo nome, nonostante i danni che ha causato. Salvini non ha usato mezzi termini quando ha detto che la Fornero ha la faccia di bronzo, visto che ha dichiarato che la sua riforma aveva l’intento di aiutare i giovani, i quali però devono fare i conti con una disoccupazione crescente per la loro fascia di età.
Durante l’ultima puntata di diMartedì, Elsa Fornero è tornata a parlare di riforma delle pensioni, viste le ultime dichiarazioni governative in materia. Per l’ex ministro, le parole di Renzi sulle pensioni minime sembrano aprire la strada a un intervento di natura assistenziale, con il contributo della fiscalità generale. La Professoressa di Torino ha comunque apprezzato il fatto che il Premier voglia mantenere l’impianto della sua riforma pensioni, riconoscendone quindi il carattere strutturale, recuperando un po’ di flessibilità: cosa che poteva essere fatta anche prima. Per la Fornero riguardo le pensioni si possono fare interventi su alcune classi di età, come quelle più colpite dalla transizione comportata dalla sua riforma, e per i lavoratori precoci, quindi sulle situazioni più difficili. E ha ricordato che tornare indietro rispetto alle regole generali sarebbe dannoso per le giovani generazioni. Rispetto ai piani del Governo, l’ex ministro ha detto di essere convinta che gli italiani sarebbero pronti ad accettare delle penalizzazioni sulla pensione anticipata se ci fossero delle persone disposte a rinunciare ai tanti privilegi previdenziali esistenti.
Interviene a nome del Governo sul tema della riforma delle pensioni, spiegando che l’esecutivo sta lavorando sul tema della flessibilità in uscita, ma “non abbiamo ancora scelto i termini definitivi per la proposta finale”. Il ministro del Lavoro ha quindi ribadito che ci sono alcuni vincoli di cui occorre tenere i conti: “La difficile condizione economica perché dobbiamo fare i conti con il bilancio italiano e l’equità sociale; dobbiamo costruire una curva di valore sociale che ci consenta di costruire la flessibilità, ma l’onere deve essere scaricato sui cittadini in proporzione a quello che avremo calcolato”. Anche Giovanni Toti interviene sulle ipotesi di riforma delle pensioni fatte filtrare dal Governo. Il Governatore della Liguria ritiene che ormai i pensionati siano diventati un ammortizzatore sociale per i giovani e le famiglie. “Occorre un intervento potente, pesante e ragionato sul sistema pensionistico italiano”, ha aggiunto il consigliere politico di Silvio Berlusconi, spiegando anche che non sa se l’anticipo pensionistico del Governo partirà veramente. “Se devo stare allo studio statistico degli annunci a cui sono seguiti i fatti utili per Paese francamente ho poche speranze”, ha detto Toti.
Dopo l’incontro avuto ieri con il Governo sul tema della riforma delle pensioni, Annamaria Furlan è stata intervistata dal Corriere della Sera, a cui ha spiegato che dei cambiamenti al sistema pensionistico vanno fatti, dato che è ad esempio assurdo non ricomprendere l’edilizia tra i lavori usuranti. Il Segretario generale della Cisl ha anche spiegato che con l’esecutivo il confronto sarà aperto anche per quel che riguarda la rivalutazione delle pensioni. La sindacalista ha anche detto di essere contraria a penalizzazioni eccessive per chi dovesse utilizzare la flessibilità pensionistica, riconoscendo come corretto il ragionamento del ministro Poletti, che in questo campo vorrebbe distinguere “in base al reddito di chi va in pensione e rispetto alla condizione di uscita”.
Anche Maurizio Landini ha commentato il tavolo aperto dal Governo con i sindacati sul tema delle pensioni. In un’intervista a Repubblica, il Segretario generale della Fiom ha riconosciuto che si tratta di un importante passo avanti, ma ha tuttavia ribadito che a suo modo di vedere la flessibilità pensionistica non “deve penalizzare i lavoratori”. Quindi le ipotesi di penalizzazioni sull’assegno “sono inaccettabili”. Per quanto riguarda la possibilità di un prestito bancario per accedere prima alla pensione, Landini ritiene che sia “una follia”. Infine, sulle dichiarazioni di Renzi sulle pensioni minime ha detto che “non è la prima volta che il premier fa annunci in coincidenza di una campagna elettorale, noi però abbiamo bisogno di fatti, di risposte e su quelle valuteremo e agiremo di conseguenza”.
Se i sindacati e il Governo ieri si sono incontrati sul tema della riforma delle pensioni, Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi, da tempo impegnati in Parlamento su questo tema, hanno convocato per oggi alle 13, alla Camera dei deputati, una conferenza stampa per affrontare il tema dei nati nel 1952, che possono, nel caso lavorino nel settore privato, anticipare l’uscita dal mondo del lavoro “al compimento dei 64 anni di età, dopo i 7 mesi mesi canonici di aspettativa di vita”, con un anticipo quindi di due anni rispetto alla Legge Fornero. I due parlamentari del Pd vogliono che il Governo “pubblicizzi” di più questa norma, cambiandola anche in parte, dato che l’Inps la concede a chi lavorava fino al 28 dicembre 2011 e quindi chi era disoccupato in quella data ne viene escluso. Susanna Camusso dà un’indicazione importante su quanto emerso dal tavolo sindacati-Governo sulla riforma delle pensioni. Il Segretario generale della Cgil ha infatti spiegato che Poletti ha spiegato che, “essendo un confronto aperto non ci faranno trovare decisioni unilaterali del Governo”. La sindacalista ha spiegato che non si tratta di una novità di poco conto, visto quanto accaduto in passato e ha poi confermato che il governo “ha fornito un’agenda” con i temi che saranno oggetto di successivi incontri, “partendo dalla previdenza per un cambio strutturale della legge Fornero”. Camusso ha quindi aggiunto che non sono stati forniti dettagli sull’Ape.
Matteo Renzi è tornato a parlare di riforma delle pensioni, e in particolare di pensioni minime. Il Premier, durante un videoforum sul sito di Repubblica, ha detto che il tavolo aperto ieri con i sindacati sul tema pensioni è stato “un incontro interlocutorio ma importante”, spiegando poi che “la cosa fondamentale è capire se, nell’ambito delle regole europee e della legge Fornero, possiamo dare l’anticipo pensionistico, l’Ape, a quelle persone che, per effetto dello scalone Fornero, vanno in pensione sette, otto, dieci anni dopo. Ci riusciamo? Ne stiamo discutendo. Ci siamo dati come tempo la preparazione della legge di Stabilità, quindi i prossimi 3-4 mesi”. Il Presidente del Consiglio ha anche voluto rassicurare gli italiani, spiegando che “nessuno deve temere per la propria pensione”, volendo con questo dire che non ci saranno interventi sugli assegni in essere, come si potrebbe evincere dalle proposte avanzate in passato da Tito Boeri. Renzi è poi tornato sulle pensioni minime, ribadendo che ritiene siano di importo troppo basso e che quindi il Governo sta “valutando interventi” sul tema.