Anche Confcooperative propone una sua riforma delle pensioni, utile a creare posti di lavoro. Il Presidente Maurizio Gardini, durante l’Assemblea nazionale, ha parlato di un vero e proprio patto per l’occupazione, basato anche sulla staffetta generazionale, i cui costi dovrebbero essere supportati dalle imprese. “Contrastare il 36,7% di disoccupazione giovanile è una crociata che nessuno può disertare. Da imprenditore, utilizzerei la flessibilità in uscita per promuovere la staffetta generazionale, al punto da pagare cash e anticipato per 10 anni la differenza tra la pensione piena e quella penalizzata per chi è a un anno dalla pensione. Soluzione che accontenterebbe il lavoratore in uscita, lo Stato in un’ottica di medio lungo periodo e i giovani che darebbero maggiore competitività alle imprese, darebbero una spinta ai consumi, verserebbero le tasse e i contributi previdenziali”.



Mentre pensa a come dar corpo alla riforma delle pensioni promessa, il Governo rischia di trovarsi presto a dover affrontare un’altra grana sulle pensioni. Anche il Tribunale di Milano, infatti, ha accolto il riscorso di diversi pensionati contrari al bonus Poletti con cui l’esecutivo ha cercato di far fronte alle sentenza della Consulta che ha dichiarato illegittimo il blocco delle indicizzazioni delle pensioni del Governo Monti. E a questo punto toccherà alla Corte Costituzionale pronunciarsi per stabilire se Renzi e i suoi ministri abbiano agito in conformità con la Carta. 



Nella puntata di diMartedì trasmessa ieri sera su La7 si è parlato ancora di pensioni e delle ipotesi allo studio del Governo per una riforma. Per Maurizio Belpietro, direttore di Libero, il prestito pensionistico è “da apprendisti stregoni”, anche perché se una volta in pensione le persone si ritrovano in difficoltà o i tassi aumentano, come faranno a rimborsare quanto ricevuto? Per Giuliano Cazzola il prestito pensionistico andrebbe quindi garantito a chi ha perso il lavoro. Emiliana Alessandrucci ha evidenziato che il Governo sembra “brancolare nel buio”, dato che non si capisce in quale direzione voglia davvero intervenire.



Annamaria Furlan ritiene che l’Italia sia a un bivio, viste le stime di crescita arrivate dalla Commissione europea: occorre mettere al centro il valore del lavoro o rincorreremo ancora la crisi. Il Segretario generale della Cisl, durante il Consiglio generale del sindacato di Latina, ha ricordato le richiesta fatte al Governo Renzi per riformare il fisco per alzare i salari e le pensioni. “Ma soprattutto bisogna cambiare la legge sulle pensioni”, ha evidenziato, perché “è difficile fare innovazione nelle imprese con tanti ultrasessantenni nei posti di lavoro. Bisogna rivedere la legge Fornero per far crescere le imprese ed offrire una opportunità di lavoro a tanti giovani preparati, evitando che vadano a lavorare all’estero”.

Cesare Damiano oggi presenterà, insieme a Maria Luisa Gnecchi e a deputati Pd della commissione Lavoro della Camera, la petizione promossa dall’Associazione Lavoro & Welfare a sostegno della sua proposta di legge per una riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità. “Considerato l’argomento di grande attualità, pensiamo che la partecipazione e la condivisione da parte dei cittadini possa essere una ulteriore spinta per il Governo a mettere all’ordine del giorno il tema della flessibilità, per dare una pensione giusta agli anziani e il lavoro ai giovani”, hanno spiegato Damiano e Gnecchi. Come noto la proposta di legge 857 contiene anche Quota 41 per i lavoratori precoci, oltre che la pensione anticipata di 4 anni con la penalizzazione dell’8% sull’importa dell’assegno.

In questi giorni gli italiani sono alle prese con l’invio delle tanto decantate buste arancioni con cui l’Inps informa sulla relativa situazione delle pensioni con tanto di data di accesso al sistema pensionistico e di importo percepito. Tuttavia l’attenzione va indirizzata anche e soprattutto verso il Governo che nei prossimi mesi, potrebbe prendere decisioni importanti in tema di pensioni. In particolare il mese di settembre è fondamentale per le lavoratrici nate tra il 1958 ed il 1959 giacché il Governo e l’Inps entro il 30 settembre dovranno informare la Camera dei deputati sull’esito della sperimentazione relativa alla cosiddetta Opzione Donna. Nello specifico dovranno essere resi noti gli oneri previdenziali impegnati. Nel caso in cui dalla sperimentazione dovessero emergere delle risorse aggiuntive il Parlamento potrà stabilire una ulteriore proroga della stessa sperimentazione dopo quella già inserita all’interno della Legge di stabilità 2016. Ricordiamo che al momento dell’Opzione Donna ne possono fruire le lavoratrici dipendenti nate entro il 30 settembre 1958, oppure entro il 30 settembre del 1957 se autonome con almeno 35 anni di contributi maturati il 31 dicembre 2015.