Nelle ultime due settimane sono arrivate notizie interessanti dal mondo Fiat ora Fca: prima si è appreso del processo di reindustrializzazione in corso a Termini Imerese e, proprio ieri, Sergio Marchionne e John Elkann hanno presentato la nuova Giulia, prima al Presidente della Repubblica e poi a Matteo Renzi che dice “Riparte l’Alfa Romeo e riparte l’Italia”. Auguriamo naturalmente all’industria dell’auto italiana, che oggi sta trainando la nostra crescita, di centrare un altro successo e di affermare sempre di più il valore del made in Italy e della nostra manifattura nel mondo.



Per quanto riguarda il sito di Termini, ora Bluetec, da tempo la Fiat non c’entra più direttamente – tutto era finito nel 2011 -; tuttavia il Lingotto ora si avvarrà della sua componentistica. Dopo cinque anni di cassa integrazione per gli ex operai Fiat, riaprono così i cancelli degli stabilimenti di Termini grazie all’accordo firmato tra Bluetec e Invitalia, che permetterà da quest’anno fino al 2018 di riassorbire i 700 metalmeccanici rimasti senza lavoro dopo la chiusura della fabbrica.



Reinserire al lavoro dopo anni di cassa integrazione non sarà semplice. Il valore della formazione è oggi sempre più al centro del mercato e, anche, del welfare bilaterale. “Il diritto alla formazione viene dopo il diritto alla salute”, dice chi è in prima linea per il rinnovo proprio del Ccnl dei metalmeccanici.

E mentre si celebra la risurrezione ormai definitiva di un’industria data per morta all’inizio degli anni 2000, si scopre che proprio nel cuore di questa rinascita, Pomigliano, si sta lavorando – lo si apprende dagli ambienti sindacali campani – per un progetto molto innovativo e ambizioso: si tratta di una Scuola del lavoro.



Sono passati sei anni dalla firma dell’accordo che ha riaperto e rilanciato la Fiat. L’accordo ha scommesso su un processo di innovazione a 360 gradi che ha ridisegnato non solo la fabbrica dal punto di vista impiantistico/tecnologico, ma ha lanciato una nuova filosofia del lavoro che ha riequilibrato i rapporti tra mano d’opera e management ridistribuendo la responsabilità del prodotto e della sua competitività. Gli accordi sulla produttività, la qualità, la flessibilità e successivamente sulla premialità legata al risultato, insieme agli investimenti in tecnologia e in organizzazione del lavoro (Wcm) hanno migliorato sia le condizioni di lavoro sia l’efficienza e la produttività dall’impresa, rendendola stabile nel panorama internazionale del settore.

Ma sei anni sono tanti in un periodo in cui il progresso ha avuto un’accelerazione esponenziale, e restare al passo con i tempi e con il mercato significa adeguarsi ai cambiamenti in tempo reale. Negli Stati Uniti, Chrysler ha già avviato da anni una Scuola del lavoro cercando di formare sia le nuove professionalità man mano necessarie rispetto ai cambiamenti tecnologici, sia nuove mentalità e comportamenti capaci di rispondere alla nuova cultura del lavoro e delle relazioni industriali.

L’idea è proprio quella di avviare anche a Pomigliano una scuola cogestita da Sindacato e Fca, con l’impegno della Regione Campania e il coinvolgimento dell’Università Federico II, con l’obiettivo finale di adeguare in maniera costante la competitività dell’impresa, l’occupabilità del lavoratore, l’autorealizzazione, la condivisione del progetto fabbrica affermando sempre più un modello di relazioni sindacali partecipative. Potrebbero allo scopo essere usate le risorse appositamente previste dal bilancio Fiat, ma anche quelle messe a disposizione da Fondimpresa, come quelle della Regione Campania oltre a quelle comunitarie.

Una scuola per il lavoro sarebbe davvero un esperimento importante: la condivisione completa del lavoro nell’era di Industry 4.0 in un Paese con tanto talento e genialità diffusi, ma, ahimè, con poca cultura d’impresa. Ci sarà un motivo se di grandi imprese, in Italia, ne abbiamo sempre viste poche.

 

Twitter @sabella_thinkin