Pier Carlo Padoan sembra confermare i timori di qualcuno. La riforma delle pensioni di cui ha parlato Renzi è solo un “annuncio”. Il ministro dell’Economia, parlando a Radio Anch’io, ha infatti detto, a proposito dell’Ape, che “le misure vanno valutate quando sono disponibili”. Evidentemente ancora si sta lavorando a delle ipotesi che non sono arrivate al Mef. Il ministro ha in ogni caso detto che “c’è spazio per migliorare il sistema pensionistico, ma senza intaccarne la sostenibilità”. Ciò vuole dire che difficilmente si arriverà a una soluzione come quella ipotizzata da Cesare Damiano, visto che viene ritenuta costosa per le casse pubbliche. 



Annamaria Furlan chiede nuovamente al Governo di aprire un confronto per modificare la Legge Fornero. La riforma delle pensioni annunciata da Renzi viene certo vista positivamente, dato che sembra che l’esecutivo voglia passare dagli annunci ai fatti. “Noi siamo pronti con la nostra piattaforma, con le nostre proposte perché crediamo che questa sia una priorità per il Paese su cui non faremo mancare il contributo del sindacato”, ha detto il Segretario generale della Cisl, ricordando che cambiare l’attuale sistema pensionistico è una cosa che “sta a cuore alle italiane e agli italiani”.



Susanna Camusso boccia la riforma delle pensioni annunciata da Renzi attraverso l’Ape. Per il Segretario generale della Cgil, infatti, la soluzione del Governo presenta “una doppia penalizzazione: il taglio permanente della pensione e l’assegno anticipato sotto forma di prestito. Un regalo a banche e assicurazioni”. La sindacalista, intervistata da Il Corriere della Sera, ha quindi ribadito che la soluzione ottimale per cambiare la Legge Fornero è introdurre la flessibilità dai 62 anni in base al lavoro svolto, come proposta dai sindacati nella piattaforma unitaria. Piattaforma che contiene anche Quota 41, per permettere ai lavoratori precoci di andare in pensione dopo 41 anni di contributi.



È critico Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sinistra italiana, nei confronti della riforma delle pensioni annunciata dal Governo Renzi. Ritiene infatti che sia un errore intervenire solo nel 2017 su questo tema. “Non è chiaro perché quando si tratta del Jobs Act si corre, quando si tratta di deformare la Costituzione si corre, quando si tratta di smantellare la scuola pubblica si corre, mentre sui diritti delle persone in carne e ossa si scopre la virtù del gradualismo”, ha detto Scotto, ricordando che ci sono molti italiani che sono stati colpiti dalla Legge Fornero e che “aspettano una risposta chiara e non l’ennesima promessa”.

La Uil esprime soddisfazione per la promessa di una riforma delle pensioni nella prossima Legge di stabilità, dato che da tempo chiede che possa essere introdotta la flessibilità pensionistica. Tuttavia “ritiene indispensabile che il costo dell’operazione non ricada sui lavoratori”. Lo ha spiegato Domenico Proietti, esprimendo anche “forti perplessità sul ruolo che potrebbe essere assegnato alle banche e alle assicurazioni”. Il Segretario confederale della Uil si è detto favorevole alla proposta avanzata da Confcooperative “sul ruolo attivo delle aziende nel sostegno della flessibilità pensionistica”, augurandosi che anche altre associazioni datoriali dimostrino la stessa lungimiranza.

La riforma delle pensioni promessa dal Governo Renzi non convince Claudio Borghi Aquilini, responsabile economico della Lega Nord. In un’intervista a Intelligonews, il consigliere regionale della Toscana evidenzia che quando Renzi e in generale i governi del Pd preparano un acronimo nuovo (in questo caso Ape, nel passato Tari, Tasi, ecc.), “la storicità ci dice che i risultati sono sempre una fregatura”. Per l’economista, il sistema pensionistico dovrebbe basarsi su un concetto semplice: “Si deve partire dai contributi versati da una persona. Questi contributi devono essere rivalutati correttamente e non azzerati come invece sta avvenendo ora e penso che tutti i cittadini si rendono conto di quanto pagano i contributi, basta guardare la busta paga. Questi contribuiti devono poi essere ripartiti dalla data in cui il cittadino deciderà di andare in pensione autonomamente e la sua aspettativa di vita”.

In queste ore il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha parlato di alcuni possibili soluzioni sulla riforma pensioni che il Governo sta prendendo in esame per assicurare ai cittadini una maggiore flessibilità in uscita. In particolare il Premier ha fatto riferimento allo strumento definito Ape che permetterebbe ai lavoratori nati tra il 1951 ed il 1953 di avere accesso nel sistema delle pensioni in luogo di penalizzazioni che dovrebbero oscillare tra il 4% ed il 12% in meno nell’assegno mensile in virtù degli anni di anticipo rispetto alla data di pensionamento prevista dalla Legge Fornero e del proprio reddito. Mentre si discute in tal senso, il presidente dell’Inps, Tito Boeri, nel corso di un’audizione in Commissione Affari Costituzionali alla Camera,si è scagliato contro i vitalizi dei politici definendoli eccessivamente generosi: “oggi ci sono circa 2600 vitalizi in pagamento per cariche elettive alla Camera o al Senato per una spesa di circa 193 milioni di euro nel solo anno 2016. Applicando le regole del sistema contributivo oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori italiani all’intera carriera contributiva dei parlamentari la spesa per i vitalizi si ridurrebbe del 40% scendendo di circa 76 milioni di euro l’anno”. Lo stesso Boeri ha poi aggiunto che il 96% dei vitalizi sono superiori ai contributi versati.