Sulla flessibilità in uscita “ci siamo impegnati a intervenire nella legge di stabilità 2017”. Lo ha detto il presidente del consiglio, Matteo Renzi, nella diretta #Matteorisponde su Facebook e Twitter. Il sistema ideato dal governo “si chiamerà Ape: c’è già il simbolo e il logo. Ci sta lavorando Nannicini: con la stabilità del 2017 si potrà anticipare, con una decurtazione economica, l’ingresso in pensione solo per un certo periodo di tempo”. Nei giorni scorsi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, aveva sottolineato: “Ci sono margini per ragionare sia sugli strumenti sia sugli incentivi per migliorare le opportunità per chi sta per andare in pensione e per chi deve entrare nel mondo del lavoro. In questo senso sono aperto a forme di finanziamento complementare”. Quindi il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Tommaso Nannicini, è intervenuto sullo stesso tema auspicando “un mercato degli anticipi previdenziali coinvolgendo banche e assicurazioni”. «Non voterò misure che vadano nella direzione del prestito pensionistico», attacca però Walter Rizzetto, vicepresidente della commissione Lavoro a Montecitorio e deputato di Fratelli d’Italia.



Onorevole Rizzetto, che cosa ne pensa dell’annuncio fatto da Renzi in diretta su Facebook? Siamo soltanto ai titoli iniziali di questa vicenda. Se da un lato conosciamo perfettamente la proposta sulla flessibilità della commissione Lavoro, non sappiamo ancora nulla di questo anticipo pensionistico che il presidente Renzi ha soltanto accennato in diretta su Facebook. In ogni caso è una conferma di quanto avevo previsto. In questi mesi ho colloquiato con numerosi esodati, pensionandi, lavoratori precoci e Quota 96. Tutti quanti mi hanno chiesto se c’erano misure istantanee rispetto al problema delle pensioni. Io ho sempre detto che probabilmente il governo avrebbe inserito un qualche provvedimento nella legge di stabilità.



Lei come legge invece le parole del ministro Padoan? Sono molto soddisfatto che anche Pier Carlo Padoan, che tiene i legacci del portafoglio e che rappresenta il ministero dell’Economia e finanze, abbia capito seppur tardi che occorre fare qualcosa per quanto riguarda i pensionati. Per come ho interpretato la frase del ministro Padoan, penso che si riferisse in modo specifico alla flessibilità in uscita soprattutto per quanto riguarda il cosiddetto prestito pensionistico.

Condivide la posizione del ministro? Va bene l’apertura di Padoan, ma avrei preferito che quest’ultima avvenisse sulla base della proposta di legge della flessibilità in uscita e non invece di una flessibilità per quanto riguarda il prestito pensionistico. Quest’ultimo è un provvedimento che io sicuramente non andrò a votare, né ad avallare in commissione.



Quindi quando Padoan parla di “finanziamento complementare” si riferisce al prestito pensionistico? Secondo me Padoan si riferisce al prestito pensionistico, e questa mia impressione è suffragata anche dalle dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Tommaso Nannicini. In questo modo si vanno a prestare dei soldi a coloro che vogliono uscire dal mondo del lavoro, e gli interessi di questi prestiti li paga lo Stato.

Lei perché non voterà il prestito pensionistico?

Di solito si va a fare un prestito a una persona quando quest’ultima non ha soldi. In questo caso invece i soldi sono dei pensionandi, che potrebbero sicuramente essere utilizzati per altro e non invece per fare prestiti.

 

Lei quindi come ritiene che si debba intervenire sulle pensioni?

Per quanto mi riguarda si devono risolvere alcune situazioni, cercando di capire quali categorie aiutare per prime. Mi riferisco in particolare a esodati, lavoratori precoci ( i cosiddetti “quota 41”) e i “quota 96”, circa 1.200 insegnanti che sarebbero dovuti andare in pensione nel 2018. A ciò si aggiunge un’eventuale fase sperimentale di Opzione Donna anche per quanto riguarda i maschi. A questo punto potremo parlare di flessibilità.

 

In che modo va realizzata la flessibilità?

L’unica flessibilità che accetto di votare è la flessibilità in uscita, con tagli rispetto all’assegno pensionistico mensile tra il 2% e il 6% massimo. Immagino che però il governo non sia pronto per una riforma di questo tipo. Il Pd di fatto è spaccato al suo interno anche sulle proposte relative alle pensioni, e non ha un’idea unica.

 

Renzi ha annunciato che intende tagliare le tasse e dare gli 80 euro alle pensioni minime. Ci sono anche le risorse per la flessibilità in uscita?

La buona politica mette le giuste risorse nei giusti alvei di competenza e di bisogno. Se ci sono stati i soldi per gli 80 euro in busta paga e per il bonus agli studenti, si possono trovare anche per le altre misure che la politica riterrà prioritarie.

 

Per lei qual è la priorità?

La priorità in questo momento è andare a mettere mano in modo forte, incisivo e risolutivo al tema degli esodati, delle pensioni e delle persone che non possono permettersi di lavorare per più di 41 anni. Dopo di che possiamo parlare di tutto il resto. Non so se le risorse per la flessibilità in uscita ci siano o meno, ma ritengo che sia indispensabile tirarle fuori. Sarebbe poi interessante capire perché nel Documento di Economia e Finanza non si faccia cenno agli 80 euro per le pensioni minime.

 

(Pietro Vernizzi)