Alla vigilia dell’incontro tra sindacati e Governo Susanna Camusso ribadisce che sulla riforma delle pensioni occorre trovare un accordo, “perché non c’è una prospettiva previdenziale per i giovani, perché non si può vivere nella forbice tra imprese che hanno bisogno di innovare e contemporaneamente vedono allungarsi l’età. Perché non ci può essere l’idea che se uno va a lavorare, come a tanti è successo e succede, a 14-15 anni poi deve avere la prospettiva di arrivare fino a 70. Perché non può essere che se un lavoratore, per ragioni spesso non dipendenti dalla sua volontà, è passato dal pubblico al privato, deve ripagarsi i contributi per poter andare in pensione”.



Cesare Damiano prova a “sferzare” il Partito democratico richiamandolo a ritrovare la sua identità di sinistra, pure nell’azione di Governo, anche sul tema delle pensioni. L’ex ministro ha infatti detto che sulla previdenza “va trovato l’accordo con i sindacati sulla flessibilità delle pensioni e sui lavoratori precoci prima del referendum di ottobre; vanno risolte l’ottava salvaguardia, utilizzando i risparmi del Fondo esodati, le ricongiunzioni, i lavori usuranti e va fatto a settembre il monitoraggio di Opzione Donna. La rivalutazione delle pensioni più basse deve riguardare anche gli ‘incapienti’: per questo va corretta la normativa che li esclude dagli 80 euro se si tratta di lavoratori dipendenti”.



C’è soddisfazione tra i lavoratori precoci di Torino. La riforma delle pensioni allo studio del Governo rischia di dimenticarsi di Quota 41, per questo da tempo si sono attivati nella raccolta di firme per una petizione a sostegno del Ddl Damiano relativo alla flessibilità pensionistica. E ieri sembra che ne siano state raccolte un bel po’ nel capoluogo piemontese, grazie anche a un servizio del Tg3 regionale. Sulla pagina Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti è stato infatti postato un video che mostra la raccolta firme tenutasi in centro, accompagnato da questo messaggio: “Dopo il servizio del nostro tg 3 Piemonte, la coda non si ferma più!!! Grazie a tutta la redazione del tg 3”. Clicca qui per il post.



In vista dell’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni in programma domani, il comitato Opzione donna continua la sua campagna via Twitter per segnalare quanto utile e assolutamente a costo zero sarebbe consentire alle cittadine di poter sommare i contributi versati nella gestione separata dell’Inps ai fini del computo degli anni di contribuzione utili ad accedere a Opzione donna. Di fatto non si farebbe altro che consentire ai cittadini di poter far valere i contributi versati durante la propria vita lavorativa. Orietta Armiliato, animatrice del comitato, ha quindi scritto un tweet diretto a Tommaso Nannicini: “@TNannicini correggere iniquità è fare buona politica,GestioneSeparata sommabile per OpzioneDonna è un modo x farlo”.

Il tema delle pensioni scuote anche la Gran Bretagna, alle prese con la campagna referendaria riguardante la Brexit. David Cameron, dalle pagine del Sunday Telegraph, ha avvisato gli inglesi che un’uscita dall’Ue provocherebbe un buco di bilancio compreso tra i 20 e i 40 miliardi sterline, “e così i nostri ministri dovranno rivedere la riforma delle pensioni”. Per il Premier un’eventuale Brexit porterebbe come naturale conseguenza un’austerità che certamente non aiuterebbe l’economia. Degli effetti poi combinati di austerità e riforma delle pensioni gli italiani ne sanno qualcosa. “Vi assicuro che se restiamo nell’Ue il nostro Paese avrà le risorse finanziarie per mantenere i benefit ai pensionati”, ha aggiunto Cameron.

Giuliano Cazzola qualcosa non torna nella riforma delle pensioni allo studio del Governo. Domani è previsto un nuovo incontro con i sindacati e l’esecutivo riparte dall’Ape. Tuttavia l’ex vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, in un intervento su Formiche, si chiede perché sia prevista una penalizzazione economica nella pensione anticipata ipotizzata dal Governo, “se non è contemplato alcun onere (o quanto meno nessun onere consistente) di finanza pubblica a copertura dell’operazione Ape?”. Per Cazzola, quindi la decurtazione sull’assegno pensionistico dovrebbe esserci solo nel caso di un’uscita volontaria dal mondo del lavoro. “A nostro avviso, tuttavia, l’Ape (con il suo bagaglio bancario-assicurativo) dovrebbe essere utilizzabile soltanto nel caso di disoccupazione involontaria a pochi anni di distanza dalla pensione, mentre nelle ipotesi del Governo, i disoccupati dovrebbero beneficiare di un trattamento che li accompagni alla pensione, a carico dello Stato. E gli esuberi per riduzione di personale dovrebbero gravare sulle imprese che vi ricorrono. Ma, a questo proposito, non sarebbe meglio dare un corso accelerato alle norme che prevedono l’istituzione di fondi di solidarietà? ”, aggiunge l’ex deputato.

L’Anticipo di pensione proposta dal Governo nel piano di riforma pensioni 2016 che martedì verrà proposto davanti alle parti sociali sarà il primo punto di discussione nel merito in maniera condivisa: il tavolo di confronto con i sindacati e le associazioni di categoria vedrò impegnato il Governo che intende apportare modifiche alla prossima legge di stabilità decisiva nel prossimo autunno. Anticipo di tre anni rispetto all’attuale pensione e decurtazione più intensa dell’assegno che ha mandato su tutte le furie i sindacati. Ma i dubbi sono anche interni alla maggioranza, come abbiamo già riportato su queste pagine nelle scorse settimane: Cesare Damiano, Pd e presidente della Commissione della Camera e l’onorevole Pier Paolo Baretta hanno avanzato un’altra proposta, più contenuta. «Noi proponiamo il 2% ogni anno, non pensiamo che debba essere più pesante per i lavoratori, riteniamo inoltre che l’anticipo debba essere almeno di quattro anni e non di tre come dice il governo».

Per quanto riguarda il settore Pensioni il momento è fondamentale: nei prossimi mesi si decide sul immediato futuro della riforma previdenziale, necessaria urgente e che per forza di cosa dovrà rivoluzionare un sistema che rischia nel 2022 il collasso, fonte Inps. Per il governo e per il Premier Renzi, che ha parlato dei conti pubblici anche ieri da Palazzo Chigi, le partite si chiamano Ape (anticipo di pensione) e riforma della legge Fornero, sempre più criticata dalle varie parti sociali. Per il premier bisogna intervenire sulle pensioni basse estendono il bonus di 80 euro a 2,3 milioni di anziani con un reddito di pensione inferiore al minimo di legge, ovvero 501,89 euro nel 2015. Costa però tutto questo 2,3 miliardi di euro e i rischi di buco che si creerebbe sono alti. Inoltre l’idea di lasciare il lavoro fino a tre anni prima dei requisiti previsti dalla Fornero, può avere senso ma comporta una maggiore spesare 600-700 milioni di euro solo nel primo anno (fonte, Il Corriere della Sera). Il progetto del Governo avrebbe il vantaggio di non destrutturare la legge Fornero, ma viste tutte le penalizzazioni sulla pensione, rischia di risultare appetibile solo per fasce marginali di lavoratori.

Nella giornata di oggi il tema di riforma pensioni 2016 si interseca con quello della particolare giornata che si celebra a Roma, con il Giubileo dei disabili: Papa Francesco sta accogliendo molte persone affette da disabilità in Piazza San Pietro e il tema viene rilanciato anche in ambito politico ed economico. Alla Camera sta infatti per arrivare il terzo e ultimo disco verde sul disegno di legge per le Disposizioni in materia di assistenza in favore di persone affette da disabilità grave prive del sostegno famigliare. Il Governo ha pronto dunque il progetto per le pensioni anche per persone disabili, con un iter durato circa 18 mesi e che sta vedendo finalmente la conclusione: lo afferma il portale PensionI Oggi, raccogliendo le informazioni e novità sulla Legge di Stabilità che al suo interno prevede uno spazio apposito per questi particolari assegni pensionistici. Il progetto sarà individuale e personale per ogni persona disabile, nell’interessa di disciplinare l’insieme di misure di assistenza, cura e protezione prese nell’interesse della persona disabile. I dettagli vanno ancora stabilito, ma si parla di esenzioni, agevolazioni tributarie, stipula di negozi giuridici destinati in favore di disabili gravi.

Mentre si avvicina il nuovo incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, l’Usb prende dura posizione contro il tavolo aperto dalle parti. Con un post sulla pagina Facebook della sezione di Taranto, il sindacato di base evidenzia come prima del voto di ottobre sul referendum costituzionale, “Renzi e Poletti cercano di conquistarsi la neutralità confederale offrendo la ripresa delle relazioni e ottenere il via libera all’ennesima truffa della flessibilità in uscita”. Per l‘Usb, infatti, per accedere alla pensione anticipata bisognerà “ipotecare a caro prezzo la propria pensione futura”. Dunque bisognerebbe trovare soluzioni diverse. In particolare, ritornando ai 60 anni di età o 40 di contributi per accedere alla pensione. “Nessuno mette in discussione i famigerati 67 anni di età per le pensioni di vecchiaia che devono tornare a 60 anni per le donne e 65 per gli uomini. Questa è la vera riforma da fare, cancellando gli effetti disastrosi creati dalla Fornero non solo per chi attende di andare in pensione, ma per milioni di giovani che non trovano lavoro”, si legge nel comunicato. Occorre poi, secondo l’Usb, portare le pensioni minime a 800 euro, oltre che affrontare il tema delle ricongiunzioni onerose.