La Commissione europea ha adottato, solo pochi giorni fa, una nuova agenda relativa alle competenze necessarie all’Europa di oggi e, plausibilmente, di domani. L’obiettivo è, infatti, quello di assicurare che le persone possano sviluppare, fin dalla giovane età, una vasta gamma di competenze al fine di aumentare, grazie alla valorizzazione e l’investimento nel capitale umano, l’occupabilità, la competitività e la crescita della nostra, nonostante tutto, Europa.
Il Piano europeo invita, quindi, tutti gli Stati membri, e i diversi soggetti a vario titolo interessati, a migliorare la qualità delle competenze e la loro significatività in relazione a un mercato del lavoro sempre più complesso e globale. Secondo alcuni recenti studi, infatti, ben 70 milioni di cittadini europei mancano di adeguate capacità di lettura e di scrittura, e ancora di più sono poveri per quanto attiene alle competenze matematiche e alle “nuove” skills digitali. Questo li espone, ovviamente, a un maggior rischio di disoccupazione, povertà e, nel medio-lungo periodo, d’esclusione sociale.
Allo stesso tempo un gran numero di concittadini europei, in particolare i giovani più qualificati, è occupato in posti di lavoro che non corrispondono, e non gratificano, i loro talenti e le loro più che legittime aspirazioni. Inoltre, in questo quadro, per molti aspetti paradossale, il 40% dei datori di lavoro non riesce a trovare persone con le giuste competenze per far crescere e innovare le proprie imprese. Infine, ancora troppe poche persone hanno una mentalità imprenditoriale e le competenze adatte per avviare una propria attività e/o adattarla alle esigenze di un mercato del lavoro in continua evoluzione.
Per contribuire ad affrontare queste sfide cruciali per il futuro del nostro continente, la Commissione lancerà, quindi, nei prossimi mesi un pacchetto di ben 10 azioni per affrontare questi problemi. Si propone così di predisporre, in particolare, una vera e propria “skills guarantee” per aiutare gli adulti scarsamente qualificati ad acquisire un livello almeno minimo di alfabetizzazione, matematica e digitale finalizzato all’ottenimento di una qualifica secondaria superiore.
Questo sarà possibile, ovviamente, se saremo in grado di analizzare, in maniera seria e priva di schemi ideologici, le migliori pratiche realizzatesi, ad esempio, per affrontare la cosiddetti “fuga dei cervelli” e agevolarne l’implementazione nei contesti più deboli.
Viene, quindi, da chiedersi se l’Italia che ha recentemente approvato due, almeno secondo l’esecutivo, importanti riforme come quella della “buona scuola” e del Jobs Act ha oggi gli strumenti per affrontare e vincere queste scommesse.
Molto del futuro dell’Europa, almeno per come l’abbiamo conosciuta finora, passa, infatti, dalla capacità di affrontare questa sfida e sconfiggere così la crisi e la disoccupazione/inattività giovanile ma non solo.