Annamaria Furlan sembra soddisfatta dopo l’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Intervistata da Repubblica la numero uno della Cisl spiega che il risultato importante è che “non ci sarà una penalizzazione per chi sceglie di andare in pensione prima, ma la restituzione di un prestito”. “Ma essere costretti a farsi carico di un prestito ventennale non è di per sé una forma di penalizzazione?”, le ha chiesto quindi l’intervistatrice. “Il tema del prestito deriva dalla necessità di non allargare le maglie della spesa pubblica, dando modo all’Europa di fermare tutto”, ha risposto la Furlan, spiegando anche che il Governo “ci ha assicurato che attraverso le detrazioni intende sostenere innanzitutto coloro che ne hanno più bisogno. Penso ai licenziati, ma anche chi percepisce pensioni particolarmente basse”. Con le sue “punturine” pubblicate su Formiche.net, Giuliano Cazzola giudica l’esito dell’incontro tra sindacati e Governo sulla riforma delle pensioni. L’ex deputato fa in particolare notare che non ci sarebbe “trippa per gatti” per alcuni interventi richiesti da più parti, ma a quanto pare non affrontati o rimasti esclusi dall’Ape: “Ottava salvaguardia per gli esodati, estensione dell’opzione donna, ‘sconto’’ ai c.d. precoci e quant’altro comporterebbe dei costi insostenibili. Lo stesso ‘non possumus’’ varrebbe per le proposte di flessibilità circolate in questi mesi”. L’intervento di Cazzola si chiude con un  “bel ‘ciaone’ a Tito Boeri e a Cesare Damiano”.Sempre più dettagli emergono sulla riforma delle pensioni allo studio del Governo dopo l’incontro avuto ieri con i sindacati. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, l’Ape prevede che “il montante pensionistico sarà quello raggiunto al momento della richiesta dell’anticipo (non si conterebbero i tre anni di contribuzione ancora mancanti per il raggiungimento della soglia di vecchiaia), mentre il coefficiente di trasformazione utilizzabile sarà quello relativo al raggiungimento dell’età di vecchiaia”. Per le casse pubbliche, la flessibilità così varata dovrebbe costare 500-600 milioni, grazie al coinvolgimento delle banche e delle assicurazioni, senza la quali i costi sarebbero lievitati a 10 miliardi di euro.



Dopo l’incontro tra Governo e sindacati stanno emergendo diversi dettagli sulla riforma delle pensioni che l’esecutivo intende varare. Uno dei più interessante è certamente quello relativo alle penalizzazioni che verrebbero richieste a chi vuole la pensione anticipata. Da quel che riportano oggi i quotidiani, sembra che si potrebbe arrivare a una decurtazione massima del 15% dell’assegno, che ovviamente andrebbe a calare sia in proporzione agli anni di anticipo che alla specifica situazione del “pensionando”: nel caso fosse disoccupato potrebbe anche non avere alcuna penalizzazione. Ci saranno poi detrazioni fiscali capaci di ridurre il peso della decurtazione.



Tra i commenti che arrivano all’incontro tra Governo e sindacati sul tema della riforma delle pensioni c’è anche quello di Cesare Damiano. Per l’ex ministro, l’Inps non deve essere solamente il “front office” dell’Ape, ma “anche ‘l’ufficiale pagatore’ della pensione e il garante, insieme allo Stato, dell’intera operazione”. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera sottolinea anche che ci sono delle categorie di lavoratori cui non dovrebbero essere applicate penalizzazioni, come “disoccupati senza ammortizzatori sociali, precoci, addetti a lavori usuranti e invalidi”. Per Damiano è poi importante che la misura che verrà approvata dal Governo non si riferisca solo ad alcune platee anagrafiche, ma che abbia il carattere di intervento strutturale.



Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato ieri il Governo sul tema delle pensioni, ma hanno dovuto incassare le proteste dei sindacati di base. I rappresentanti dell’Usb si sono infatti riuniti sotto la sede del ministero del Lavoro, mentre era in corso l’incontro, e hanno cominciato a inscenare una protesta al grido di “venduti, venduti!”. Hanno anche evidenziato come anticipare la pensione, evitando di buttare soldi nel programma Garanzia Giovani, possa creare lavoro per i giovani. Alcuni di loro erano al fianco dei sindacalisti proprio per manifestare contro il programma europeo. L’Usb sulle pensioni chiede di cancellare la Legge Fornero tornando al sistema retributivo e all’accesso alla pensione con 40 anni di contributi e 60 di età.

Nell’importante incontro che il Governo Renzi ha tenuto con i sindacati si è parlato di pensioni, in particolare prendendo in esame alcuni aspetti che potrebbero essere depositari di una possibile riforma delle pensioni. Al centro dell’attenzione la Legge Fornero sulle pensioni e la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro. Il Governo si è mostrato irremovibile sulla Legge Fornero, evidenziando come essa non possa essere modificata mentre ha palesato una certa disponibilità nel prendere in considerazione uno strumento apposito che possa consentire l’uscita anticipata senza incorrere in onerose penalizzazioni. In particolare,il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Tommaso Nannicini, dopo aver sottolineato come la flessibilità abbia un costo di circa 10 miliardi di euro, ha aggiunto che per realizzarla sia necessario l’aiuto delle banche con un prestito che si andrebbe a restituire con un piano di ammortamento della durata di venti anni. Insomma, la penalizzazione si andrebbe a trasformare in una rata di ammortamento del prestito di 20 anni con la copertura assicurativa con tanto di detrazione fiscale sulla parte del capitale anticipato. Uno strumento che lo stesso Nannicini ha sottolineato essere destinato per alcuni soggetti più deboli e meritevoli di tutela.

La senatrice Anna Bonfrisco del Gruppo Conservatori e Riformisti che fa capo al leader Raffaele Fitto, ha depositato una mozione che riguarda il sistema pensionistico ed in particolare gli assegni pari ad almeno tre volte la minima. Nello specifico si richiede si sbloccare gradualmente la rivalutazione delle pensioni negli anni 2012-13 seguendo quanto imposto nella relativa sentenza dalla Corte Costituzionale. Nella mozione si legge: “In concreto gli importi restituiti oscillano tra lo zero ed il 21% di quanto spettante, con un danno pari ad almeno il 79%e al 100% per le pensioni superiori a 2810 euro mensili lordi”. Da ricordare come il Governo nel provvedimento messo in atto nel mese di agosto 2015, abbia restituito ai pensionati importi tra 150 e 800 euro, mentre nulla è stato corrisposto a quanti godono di una pensione maggiore ai 2810 euro al mese. Novità sul fronte della riforma delle pensioni. L’Ape, l’anticipo pensionistico allo studio del Governo, potrebbe essere applicato anche ai lavoratori pubblici. Il  Sole 24 Ore scrive infatti che l’esecutivo starebbe pensando di non limitare ai soli privati l’accesso anticipato alla pensione. Sempre che resti l’idea del prestito pensionistico, magari con il contributo anche della propria pensione integrativa (mediante la Rita, Rendita integrativa temporanea anticipata), l’estensione agli statali non dovrebbe comportare un impegno finanziario eccessivo per le casse pubbliche. Ovviamente andrà visto quel che pensano i sindacati dell’idea.

Mentre il Governo discute con i sindacati di riforma delle pensioni, gli esodati sono pronti a scendere in piazza il 23 giugno. La Rete dei Comitati è pronta a una mobilitazione davanti al ministero del Lavoro per chiedere l’immediata chiusura delle istruttorie della settima salvaguardia, la chiusura della contabilità della medesima per verificare la sussistenza di risorse per un’ottava salvaguardia, il reintegro delle somme prelevate dal Fondo esodati e che il Governo dia pieno sostegno al ddl che Cesare Damiano sta predisponendo per l’ottava salvaguardia. La Rete chiama tutti gli esodati a partecipare, segnalando che è possibile recarsi a Roma dal Nord via bus al costo di 10 euro.

Cesare Damiano torna a ribadire l’importanza dell’incontro tra sindacati e Governo in programma oggi sulla riforma delle pensioni, ricordando che si tratta di “un’occasione da non perdere”. Per l’ex ministro, “l’obiettivo dev’essere quello di raggiungere un accordo entro settembre, prima del referendum sulla Costituzione. Solo in questo modo sarà poi agevole tradurre l’eventuale intesa in un testo legislativo da inserire nella Legge di stabilità”. Per il Presidente della commissione Lavoro della Camera è infatti forte il rischio che la campagna referendaria possa inficiare la discussione su un tema importante come quello delle pensioni. Damiano è in ogni caso fiducioso dato che Poletti ha affermato che il Governo vuole arrivare a una proposta condivisa con i sindacati.

L’incontro tra sindacati e Governo sulla riforma delle pensioni deve ancora cominciare, ma già sul tavolo del ministro Poletti c’è l’appello di Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil, le federazioni degli edili, per chiedere che il lavoro nel settore delle costruzioni venga considerato usurante. “Ci sono edili e cavatori che a 67 anni continuano a sopportare carichi pesanti e a lavorare sulle impalcature, con rischi altissimi per l’incolumità propria e dei loro colleghi. Non è un caso che l’età media dei lavoratori delle costruzioni vittime di infortuni aumenti esponenzialmente ogni anno. È ora di intervenire!”, scrivono i sindacati, che chiedono che la flessibilità pensionistica venga varata senza penalizzazioni per chi svolge lavori gravosi “come l’edilizia e le cave. Per questi lavoratori vanno trovati adeguati strumenti e risorse che li accompagnino fino al traguardo della pensione”.

Annamaria Furlan sottolinea l’importanza dell’incontro tra Governo e sindacati in programma oggi anche sul tema della riforma delle pensioni. Per la numero uno della Cisl si tratta di un’occasione da non sprecare. Non sarà certo facile far avvicinare delle posizioni che sembrano così lontane. Furlan sottolinea tuttavia che con “le decisioni unilaterali non si va da nessuna parte. Occorre  ricominciare a discutere e a produrre la sintesi tra i diversi interessi  in campo. Allargare la partecipazione ai corpi sociali, condividere gli  obiettivi, è la strada per recuperare la fiducia dei cittadini, soprattutto  dei giovani, nelle istituzioni e anche nella politica”.

Oggi è in programma l’incontro tra i rappresentanti del Governo Renzi e quelli delle parti sociali con l’obiettivo di trovare misure concordate per quanto concerne la riforma delle pensioni ed in particolare in ottica flessibilità con misure che potrebbero facilitare l’uscita anticipata senza incappare in deleterie penalizzazioni sull’importo mensile. In attesa di conoscerne i risvolti è bene sottolineare, rimanendo in tema di pensioni e  di uscita anticipata, come lavoratori che hanno prestato nel corso della propria vita diversi servizi lavorativi, possono fruire della totalizzazione che peraltro non solo permettere di unire i vari periodi contributivi ma anche di accedere al sistema previdenziale con vincoli meno stringenti rispetto a quelli previsti dalla riforma pensioni della Fornero. Infatti, attualmente per andare in pensione sono necessari almeno 65 anni e 7 mesi di età anagrafica e 20 anni di contributi mentre con la totalizzazione sono sufficienti 40 anni e 7 mesi di contributi a prescindere dall’età. Tuttavia occorre tener presente un periodo di attesa di 18 mesi per la totalizzazione di vecchiaia e di 21 per quella di anzianità.