Mentre in Italia si discute di riforma delle pensioni con una anticipo dell’età pensionabile, l’Eurogruppo ieri ha trattato proprio il tema della previdenza, approvando un documento che chiede ai Paesi membri di dare priorità al prolungamento dell’attività lavorativa, “attraverso misure che aumentino l’occupabilità delle persone più anziane e che restringano il ritiro anticipato dalla forza lavoro”. Questo per rendere i sistemi sempre più sostenibili in vista dell’invecchiamento della popolazione europea. Le conclusioni sembrano muoversi in una direzione opposta rispetto alla flessibilità che lo stesso Premier Renzi ha promesso di varare. Tuttavia il ministro dell’Economia Padoan era presente alla riunione e, stando a quanto riporta Repubblica, ha firmato il documento.
A Torino Cesare Damiano parteciperà a un incontro in cui ribadirà le sue idee in tema di riforma delle pensioni. Al Salone 1 – Ex Venchi Unica, in via De Santis, l’ex ministro insieme ai sindacalisti Enrica Valfrè, Mimmo Lo Bianco e Gianni Cortese, e all’Assessore uscente Enzo Lavolta, parlerà sul tema “Ai giovani il lavoro, agli anziani la pensione” a partire dalle 18:00. I lavori verrano poi conclusi di Piero Fassino e a questo proposito c’è da dire che Damiano nei giorni scorsi è tornato a spendersi per la campagna elettorale del compagno di partito. Tra le altre cose ha detto: “Piero condivide la mia battaglia sulle pensioni e sono sicuro che come sindaco e come politico ci aiuterà a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati”.
La riforma delle pensioni allo studio del Governo viene criticata anche dalla Fiom. Maurizio Landini ritiene infatti che sia inutile affrontare un tema così importante come la flessibilità pensionistica con “espedienti di questo genere”, riferendosi al prestito bancario previsto dall’Ape. “La riforma Fornero va modificata strutturalmente e bisogna cambiare il sistema contributivo, introducendo un sistema pensionistico con elementi di solidarietà al suo interno e garanzie minime per tutti”, ha aggiunto il numero uno delle tute blu della Cgil.
L’Ape con cui il Governo pensa di dar vita alla riforma delle pensioni viene giudicata una “barzelletta” da Marco Paolo Nigi. Il Segretario generale della Confsal, parlando ad Askanews, ha spiegato che a suo modo di vedere nessuno sceglierebbe mai di andare in pensione tre anni prima per ritrovarsi sulle spalle un debito ventennale. Dunque l’Ape non verrà utilizzata dagli italiani. Per Nigi “era tanto più semplice, direi quasi banale, fare un calcolo di una vita probabile da pensionato e anticipare di tre anni con una percentuale dall’1 al 3% per tutta la vita”.
È noto che la riforma delle pensioni in Italia deve tenere conto delle osservazioni che possono arrivare dall’Europa. Per ora Antonia Carparelli, analista economico e senior expert della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, citata da Askanews, non si sbilancia in merito, spiegando che “non ci sono pregiudiziali ideologiche, ma le valutazioni saranno fatte quando ci saranno provvedimenti definiti”. L’economista ha quindi ricordato che ogni eventuale provvedimento dovrà garantire la sostenibilità di lungo periodo ed evitare un impatto di breve periodo sul deficit pubblico, che deve restare sotto la soglia concordata con Bruxelles.
In questi giorni l’attenzione sulla questione pensioni è piuttosto forte soprattutto in considerazione dell’incontro che il Governo Renzi ha avuti con i sindacati per trovare una soluzione in ottica flessibilità. Incontro che sembra essere stato molto positivo con la proposta del Governo che permetterebbe di accedere alla pensione fino a tre anni di anticipo ai lavoratori grazie ad un prestito bancario che poi verrà ammortizzato in 20 anni. Tuttavia in questi giorni c’è un’altra buona notizia sulla riforma delle pensioni per quanti bramano di entrare quanto prima nel sistema previdenziale ed in particolare per gli esodati. Infatti, è stato presentato alla Camera il ddl sull’ottava salvaguardia che dovrebbe permettere di chiudere una volta per tutte questa vicenda che ormai si trascina avanti da diversi anni. Tra i firmatari del ddl ci sono esponenti della minoranza del Partito Democratico come Maria Luisa Gnecchi e Cesare Damiano. In particolare quest’ultimo ha sottolineato: “Con questo provvedimento si chiude la ferita aperta nel 2011 con l’approvazione della Legge Fornero utilizzando i risparmi maturati sul Fono Esodati dunque senza ulteriori costi per lo Stato”. La Gnecchi ha rimarcato: “L’ottavo provvedimento di salvaguardia è necessario per risolvere la criticità ancora in sospeso che riguardano ad esempio i lavoratori in mobilità autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione, i lavoratori agricoli e le collaboratrici domestiche escluse dall’ultimo provvedimento di salvaguardia”.
Con la proposta di riforma delle pensioni del Governo aumenterà il debito pubblico. Lo evidenzia Lelio Alfonso, coordinatore di Italia Unica, ricordando che l’Ape prevede un prestito bancario che dovrà essere in qualche modo garantito dallo Stato, facendo così levitare il debito pubblico. Alfonso evidenzia anche che ci saranno minori incassi di contribuzione per l’Inps. Dal suo punto di vista, quindi, sarebbe meglio usare i 10 miliardi di euro, cifra quantificata da Tommaso Nannicini per l’Ape, “per ammortizzatori sociali seri, in grado di tutelare chi davvero non riesce ad arrivare per poco alla pensione invece di andare a toccare un impianto di riforma difficile da modificare senza far saltare l’intero sistema e far perdere credibilità al nostro Paese”. Cesare Damiano richiama l’attenzione di Matteo Renzi sulla riforma delle pensioni, ricordando al Premier quanto il tema previdenziale sia importante per i cittadini. Rispetto quindi all’Ape, l’ex ministro spiega che “affinché la misura sia efficace, chiediamo che l’anticipo sia di 4 anni e non solo di 3 come propone il Governo; che l’Inps sia ‘l’ufficiale pagatore’ delle pensioni e lo Stato il garante della operazione di flessibilità. Infine, particolare attenzione va riservata alle categorie più deboli: disoccupati che hanno esaurito gli ammortizzatori sociali, precoci, addetti a lavori usuranti e invalidi”. “Per queste categorie le detrazioni fiscali proposte dal Governo devono ridurre sostanzialmente a zero gli oneri finanziari legati al prestito”, aggiunge Damiano.
I sindacati dei dirigenti protestano contro il metodo seguito dal Governo nel mettere a punto la riforma delle pensioni. Michele Poerio, Segretario generale della Confedir, in un intervento pubblicato su Formiche.net segnala che il ministro Poletti ha ignorato la richiesta di poter prendere parte alla discussione sull’Ape. Questo per Poerio vuol dire che il Governo vuol consultare “solo le forze sociali ritenute più vicine politicamente, tradizionalmente compiacenti, nella speranza comunque di rastrellare voti”. Il numero uno della Confedir segnala quindi ad associati e cittadini, in vista del referendum costituzionale, che non si vuole rottamare la Prima repubblica, “ma addirittura la democrazia e le sue procedure, cioè l’essenza stessa della Costituzione”.
Arriva anche dal Movimento 5 Stelle un giudizio sull’incontro tra Governo e Sindacati riguardante la riforma delle pensioni. Luigi Di Maio è stato ospite a diMartedì e ha voluto subito evidenziare che Renzi con l’Ape non vuol far altro che portare gli italiani over 60 a stipulare un mutuo per poter avere la loro pensione. Non è più un caso, secondo il vicepresidente della Camera, che il Governo abbia tenuto l’incontro con i sindacati in questi giorni che precedono il ballottaggio in molti comuni: Renzi usa le pensioni con annuncio elettorale e usa anche i sindacati. Di Maio ha anche detto che è scorretto chiedere agli italiani di andare in pensione con un prestito quando lo Stato eroga pensioni d’oro per 12 miliardi di euro. Bisognerebbe quindi usare queste risorse per varare dei cambiamenti alla Legge Fornero.
Non sono certo tenere le parole di Giorgio Cremaschi verso i sindacati dopo l’incontro del Governo sulla riforma delle pensioni. L’ex sindacalista Fiom, infatti, ha detto che “solo una libidine di servilismo può far sì che un sindacato non si alzi dal tavolo di fronte a una proposta del genere”. E in un’intervista a intelligonews.it definisce l’idea del prestito pensionistico ventennale “una cosa mostruosa copiata dal Cile di Pinochet”. “Una volta c’erano i lavori usuranti, quelli che avrebbero dato diritto al lavoratore di andare in pensione prima solo perché faceva un lavoro faticoso. Oggi ci saranno pensionati sotto usura, ovvero i lavoratori che dovranno subire l’usura delle banche per andare in pensione prima”, ha detto Cremaschi volendo utilizzare una battuta.
Sono attese importanti dichiarazioni oggi sulla riforma delle pensioni allo studio del Governo. A Verbania, infatti, si terrà un incontro cui partecipano tra gli altri Tito Boeri e Annamaria Furlan. Il tema dell’evento riguarda il presente e il futuro dell’Inps, ma dato che in settimana c’è stato l’incontro tra Governo e sindacati sul progetto Ape dell’esecutivo, sarà inevitabile parlarne, vista anche la presenza del numero uno della Cisl. Tra i relatori ci sono anche il giornalista Walter Passerini, esperto di lavoro e previdenza, oltre che Pierangelo Albini, direttore dell’area Lavoro e Welfare di Confindustria. Non resta che aspettare i primi commenti dalla città piemontese.
Non usa giri di parole Matteo Salvini per definire l’Ape, l’ipotesi di riforma delle pensioni allo studio del Governo: si tratta di una truffa. Il leader della Lega Nord è stato ospite della trasmissione diMartedì, come protagonista di un’intervista speciale in cui ha trattato diversi temi, a partire appunto da quello delle pensioni. E ha appunto detto che chiedere un prestito per avere i soldi versati attraverso i propri contributi pensionistico è una truffa. Quando Giovanni Floris gli ha fatto notare che questo sistema è dettato dalla mancanza di risorse per la flessibilità, Salvini ha risposto che i soldi ci sarebbero, ma è l’Europa che impone di non usarli. Le risorse, inoltre, potrebbero essere ricavate dai crediti che l’Erario ha verso molti italiani, che ammontano a 500 miliardi di euro: basterebbe sanare la situazione chiedendo di versarne il 10%.
Il leader del Carroccio ha anche detto che poter andare in pensione dopo aver versato contributi per 41 anni è un sacrosanto diritto, appoggiando così le richieste dei lavoratori precoci. E ha evidenziato che la Lega Nord sarebbe pronta a votare subito una proposta di legge del Pd: la 857 di Cesare Damiano.