La Legge Fornero non verrà modificata. Comincia così l’articolo di Enrico Marro dedicato alla riforma delle pensioni allo studio del Governo pubblicato oggi sul Corriere della Sera. I requisiti per la pensione resteranno dunque fermi, ma l’Ape consentirà di uscire dal lavoro con tre anni di anticipo attraverso un prestito bancario, potendo utilizzare anche Rita, la Rendita integrativa temporanea anticipata”, se possiede una pensione integrativa. Le penalizzazioni, scrive ancora Marro, sarebbero modulate a seconda dell’importo dell’assegno che si andrebbe a incassare, variando tra il 2% e l’8% per ogni anno di anticipo. Il costo per lo Stato sarebbe quindi di circa 600-700 milioni di euro per il 2017. Cesare Damiano starebbe lavorando a una riforma delle pensioni che modifichi il sistema contributivo. Lo riporta il sito Pensionioggi, spiegando che l’ex ministro ritiene che il sistema elaborato dalla Legge Fornero penalizzi eccessivamente i giovani, che potranno andare in pensione solamente se il loro assegno supererà una certa soglia (2,8 volte l’assegno sociale, circa 1.300 euro lordi). Soglia che potrebbe diventare difficile da raggiungere in casi di carriere discontinue, a meno di non dover accedere alla pensione a un’età anagrafica piuttosto avanzata. Dunque Damiano, con la collega Gnecchi, vorrebbe far sì che la soglia diventasse di 1,5 volte l’assegno sociale (circa 670 euro al mese).
In un articolo dedicato alla riforma delle pensioni pubblicato da Italpress, Raffaele Bonanni a proposito dell’Ape scrive che è chiaro “che il governo vuole fare le nozze con i fichi secchi e che alla fine a pagare il conto dell’uscita anticipata o del taglio dei contributi saranno i diretti apparenti beneficiari, i lavoratori anziani o i giovani”. Per l’ex leader della Cisl presto i nodi verranno al pettino e quindi si capirà se il Governo vuole davvero affrontare le rigidità della Legge Fornero con criterio o meno.
Non è assolutamente tenero il giudizio di Elide Rossi e Alfredo Mosca sulla riforma delle pensioni cui sta lavorando il Governo. Sulle pagine de L’Opinione, i due segnalano infatti che l’Ape non fa altro che “garantire ancora una volta lavoro e guadagno alle banche a spese degli aspiranti pensionati”. “Va da sé infatti che un Governo che, per motivi elettorali, ha speso e spende ogni anno dieci miliardi per gli ottanta euro, che si permette di non toccare la vergogna dei vitalizi e delle pensioni d’oro, non può in alcun modo dire che l’anticipo pensionistico è un problema di mancanza soldi”, aggiungono i due, che confidano quindi nei sindacati e in Cesare Damiano per poter intervenire e far cambiare al Governo la sua proposta.
Dopo tante parole, finalmente è arrivato un emendamento che mira a sopprimere dal Ddl delega anti-povertà ogni riferimento a interventi di razionalizzazione delle pensioni. Luigi Bobba lo ha presentato alle commissioni Affari sociali e Lavoro della Camera. L’emendamento chiede di cancellare all’articolo le parole “nonché di altre prestazioni anche di natura previdenziale, sottoposte alla prova dei mezzi”. Con questo emendamento il Sottosegretario al Lavoro mette quindi fine a ogni polemica su un possibile intervento riguardante le pensioni di reversibilità e viene chiarito che il Governo “intende circoscrivere l’intervento di razionalizzazione della normativa, previsto dal disegno di legge delega, alle prestazioni di natura esclusivamente assistenziale”.
Una riforma delle pensioni è necessaria, perché “è incontrovertibile che avere l’età di accesso alla pensione più alta d’Europa ha bloccato il turn over nel mercato del lavoro nel nostro Paese con drammatiche conseguenze per i giovani”, spiega Domenico Proietti. Il Segretario Confederale della Uil ricorda al Governo che la flessibilità pensionistica si può finanziarie “rimettendo nel sistema previdenziale una piccolissima parte dell’enorme montagna di risorse prelevata in questi anni con il solo obiettivo di fare cassa”. Parole che rappresentano quindi una replica rispetto a quello che ha dichiarato ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
Nel suo intervento a Sky Tg24, Pier Carlo Padoan non ha parlato solo della riforma delle pensioni a cui sta lavorando il Governo, quell’Ape che non convince fino in fondo i sindacati, ma anche di politiche fiscali riguardanti gli attuali italiani in pensione. Più in particolare, il ministro dell’Economia è tornato sull’ipotesi di estendere il bonus da 80 euro anche alle pensioni minime, annunciata dallo stesso Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Padoan ha spiegato che nel bilancio pubblico “ci sono gli spazi, ma non sono infiniti: a un certo punto bisognerà fare una scelta, prendere qualcosa dentro e lasciare qualcosa fuori”. In buona sostanza, quindi, l’intervento si potrà fare rinunciando però a un altro. Del resto “siamo un Paese ad alto debito”, ha ricordato Padoan, evidenziando come il “mestiere del ministro delle Finanze è quello di ricordare a tutti che ci sono delle compatibilità, date dalle regole e dai mercati”.
Il Governo continua a lavorare alla riforma delle pensioni e all’Ape, che dovrebbe consentire la pensione anticipata attraverso un prestito bancario rimborsabile in 20 anni. Stando alle ultime indiscrezioni, le penalizzazioni previste dovrebbero aggirarsi tra il 3 e il 5 per cento e sembra che lo Stato possa farsi carico di una parte del capitale da restituire per quei pensionandi che dovessero ritrovarsi con un assegno di importo basso. Pare inoltre che le penalizzazioni possano crescere all’aumentare dell’assegno mensile che si andrebbe a incassare una volta in pensione, arrivando fino all’8-9 per cento.
Intervenendo a Sky Tg24, Pier Carlo Padoan ha parlato di riforma delle pensioni. Il ministro dell’Economia ha in particolare spiegato che sulla flessibilità il Governo sta “vagliando varie ipotesi”. Tuttavia ha confermato che un contributo importante può essere dato dalle banche, anche perché l’equilibrio del sistema pensionistico “non è un capriccio, ma un’esigenza di finanza pubblica”. In buona sostanza, la soluzione che verrà trovata dovrà avere un costo molto basso per il bilancio pubblico. Padoan ha anche detto di non ritenere automatico il fatto che una maggior flessibilità crei più lavoro in Italia.
Susanna Camusso sollecita il Governo a convocare un nuovo incontro con i sindacati sulla riforma delle pensioni. Il Segretario generale della Cgil ha detto di essere preoccupata dal fatto che ancora non è stata fissata una data, dato che il tema è importante e non deve essere perso tempo per individuare delle soluzioni alle richieste di correzione della Legge Fornero. Al riguardo, le posizione dei sindacati sono note fin dal dicembre 2015, mentre ancora da parte dell’esecutivo non c’è un piano chiaro di azione. Camusso ha poi ironicamente detto che se questo è il Governo del fare, come ha detto diverse volte Renzi, allora sarebbe il caso di non perdere altro tempo su un tema così importante.
Dopo il primo incontro tra sindacati e Governo dovrebbe proseguire il confronto sulla riforma delle pensioni e sul lavoro. Tommaso Nannicini aveva pochi giorni fa fatto sapere che una nuova convocazione è prevista per giugno. E Annamaria Furlan attende già con ansia di sapere quando ci sarà il “secondo round” del confronto, anche perché in questi giorni i sindacati hanno fatto capire che l’idea della pensione anticipata collegata a un prestito bancario non è molto gradita. Il Segretario generale della Cisl si augura che “nei tavoli si affrontino anche temi di crescita, sviluppo e occupazione perché la disoccupazione è ancora alta ed è evidente che le leggi sul lavoro non sono una risposta sufficiente. Bisogna sostenere imprese e lavoro e far ripartire investimenti pubblici e privati”.
Ieri Mario Monti è stato ospite della trasmissione diMartedì e si è toccato anche il tema della riforma delle pensioni. Il Senatore a vita ha voluto spendere parole in difesa di Elsa Fornero, il ministro del suo governo che ha dato il nome all’ultima riforma previdenziale, spiegando che quest’ultima “sarà apprezzata in futuro”. Monti ha anche elogiato il fatto che la Fornero continui a seguire il dibattito sulle pensioni e l’ha difesa dagli attacchi di Matteo Salvini, spiegando che le parole del leader leghista sono di istigazione a delinquere contro la Fornero.
Dai lavoratori precoci arriva una lettera a Cesare Damiano. Roberto Occhiodoro, uno degli animatori del gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, ha deciso di evidenziare all’ex ministro del Lavoro come sulla riforma delle pensioni ipotizzata dal Governo si senta “puzza di bruciato”. Questo perché l’Ape prevede un prestito, che per i lavoratori precoci non ha senso, dal momento che hanno versato contributi per tantissimi anni: semmai sono loro ad aver prestato soldi allo Stato. I lavoratori precoci chiedono quindi lo stesso trattamento riservato agli esodati: devono essere trovate risorse anche per loro. “Non accetteremo mai soluzioni che penalizzino ulteriormente lavoratori che hanno iniziato il loro percorso lavorativo in età adolescenziale”, scrive Occhiodoro.
Il Governo Renzi tra le tante impellenze di cui si sta occupando figura anche quella concernente la riforma pensioni. È in atto un tentativo di accogliere quanto meno in parte le richieste avanzate dai principali sindacati ed in particolare quelle relative ad una misura ad hoc sulle pensioni per consentire l’uscita anticipata dal mondo del lavoro e l’estensione degli 80 euro mensili anche per i pensionati. Tuttavia ci sono importanti novità per quanto concerne il cosiddetto part-time agevolato. Dal prossimo 3 giugno i cittadini interessati dal provvedimento possono incominciare a inviare le richieste per potervi accedere. Un provvedimento destinato ai lavoratori del settore privato che compiranno entro il 2018 i 66 anni e 7 mesi (ossia i nati entro il mese di maggio 1952) con almeno venti anni di contributi pensionistici, che potranno quindi limare le ore di lavoro con una piccola penalizzazione sull’importo mensile e nessuna per quanto concerne i contributi. La novità sulle pensioni arriva direttamente dall’Inps che informa come all’iniziativa potranno accedere anche lavoratori del settore agricolo, dipendenti di studi professionali e dipendenti di enti pubblici economici.