Flessibilità a 62 anni, taglio delle tasse alle pensioni in essere, misure a favore di lavori usuranti e lavoratori precoci e previdenza complementare. Sono le richieste dei sindacati al governo in occasione del confronto ripreso per la prima volta in due anni. Come spiega Domenico Proietti, segretario confederale Uil con delega alle politiche previdenziali, «noi abbiamo troppo rispetto per i governi in quanto istituzioni per non prendere per buone le affermazioni fatte dai suoi esponenti, che hanno ribadito la volontà di iniziare una fase nuova di confronto con i sindacati».
Il governo ha convocato i sindacati sulle pensioni. Come valuta questa novità?
Grazie alla nostra mobilitazione, dopo due anni il governo finalmente ha compreso che sui temi della previdenza e del lavoro è necessario confrontarsi con le parti sociali e in particolare con i sindacati. Si è fatto un elenco delle criticità e dei problemi e si è stabilito di fare due punti di approfondimento, uno sulla previdenza e uno sul lavoro, per poi definire delle proposte. Noi abbiamo ribadito che sul versante della previdenza la nostra piattaforma esiste e si basa su proposte molto concrete. Il governo si è quindi riservato nei prossimi incontri di avanzare a sua volta delle osservazioni e di vedere se si riescono a trovare delle soluzioni positive.
Secondo lei il governo sta facendo sul serio o vuole soltanto tenere buone le parti sociali?
Noi abbiamo troppo rispetto per i governi in quanto istituzioni per non prendere per buone le affermazioni fatte dai suoi esponenti, come il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Tommaso Nannicini. Entrambi hanno ribadito la volontà del governo di iniziare una fase nuova di confronto con i sindacati.
C’è ancora il tempo per coinvolgere realmente i sindacati in misure che vadano nella direzione della flessibilità pensionistica?
I tempi ci sono, perché l’obiettivo del governo è quello di fare questo intervento con la Legge di stabilità. Quest’ultima deve essere presentata a metà settembre, e quindi c’è tutto il tempo per definire delle proposte utili, anche perché non bisogna inventarsi delle soluzioni fantasiose.
Voi in concreto che cosa chiedete?
Ciò che occorre è la flessibilità in uscita a 62 anni. Bisogna inoltre intervenire con un taglio delle tasse sulle pensioni in essere, per fare sì che esista un modo di rivalutare le pensioni. Va inoltre data una risposta ai lavori usuranti, trovando una soluzione definitiva al problema degli esodati. Occorre inoltre tornare a fare una campagna informativa sulla previdenza complementare, rivedendo l’errore commesso dal governo l’anno scorso quando ha aumentato la tassazione sui fondi pensione dall’11,5% al 20%. I temi sono molto chiari e tutti concordano sulla necessità di compiere questi interventi. Noi ci auguriamo che si possa arrivare a una proposta definita.
Il governo ha ipotizzato di ricorrere al prestito pensionistico. Può essere un escamotage per evitare di dare le risposte che lei chiede?
Noi pensiamo che si debba seguire la via maestra rappresentata dalla flessibilità a 62 anni. Gli strumenti si possono discutere, quello che per noi è certo è che i futuri pensionati devono avere come interlocutore solamente l’Inps. Noi abbiamo il più grande ente previdenziale d’Europa, e non c’è alcun motivo perché la previdenza sia affidata anche ad altri soggetti. Dopo di che l’Inps poi può utilizzare tutti gli strumenti che ritiene necessari.
(Pietro Vernizzi)