In una recente nota, Assolavoro ha comunicato che il 52,4% dei contratti di somministrazione attualmente in essere è riferito agli under 35, mentre il 37,7% è riferito agli under 30. Se si considerano, inoltre, i rapporti di lavoro attivi tramite Agenzie per il lavoro (Apl), il 10,9% di questi è costituito da contratti a tempo indeterminato (dato relativo al primo trimestre 2016). La somministrazione di lavoro a tempo indeterminato è tipologia contrattuale che fa registrare un trend interessante: sempre nello stesso trimestre, i contratti di somministrazione a tempo indeterminato sono cresciuti del 124,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Cresce, anche, l’incidenza della somministrazione sul totale dell’occupazione, che passa dall’1,44% di marzo 2015 all’1,52% del 2016.



La crescita della somministrazione, in particolare a tempo indeterminato, è certamente un fatto positivo, soprattutto in rapporto ai giovani. Il giovane può trovare nell’Apl un importante riferimento per l’ingresso nel mercato, che non si esaurisce col primo impiego, ma che è relativo agli anni della prima formazione sul posto di lavoro.



Le Apl sono sempre più attori protagonisti del nostro mercato, in cui – ricordiamolo – circa l’85% dall’incontro domanda e offerta (fonte Unioncamere) avviene attraverso il canale informale (in Germania il 60%). Già nel fare lavoro temporaneo, le Apl migliorano la condizione del lavoratore perché, se da una parte offrono flessibilità alle aziende, dall’altra di fatto la persona si ritrova ad avere un partner che è in grado di crescerla, formarla, trovarle un altro lavoro, pensare con lei un progetto di crescita professionale, cosa che una persona con un contratto a tempo determinato diretto non ha, perché l’azienda che prende una persona a termine ne ha bisogno solo per un periodo, non investe su di essa. Ciò viene evidentemente accentuato nella misura in cui l’Apl stabilizza il lavoratore attraverso la somministrazione a tempo indeterminato.



Il ruolo dell’Apl è sempre più un ruolo attivo di gestione dei lavoratori e sempre meno dei contratti; le stesse aziende oggi non sono così forti nella gestione del lavoratore, soprattutto le piccole e medie: sono più forti nella gestione dei loro prodotti e dei loro mercati. 

La crescita della somministrazione sta a indicare, anche, come nelle giovani generazioni stia progressivamente affermandosi l’idea del lavoratore sempre più chiamato a crescere professionalmente: il somministrato è dipendente dell’agenzia, non dell’azienda dove svolge il suo lavoro, ed è chiaro che la somministrazione può durare e può essere reiterata nelle condizioni di buona performance del lavoratore; altrimenti prima o poi finisce, perché va da sé che l’Apl – in caso di performance deludente – avrà un feedback negativo da parte dell’azienda. 

Può certamente succedere che un candidato e un’azienda non si trovino, e che non ne risulti il matching ideale; sta all’Apl capirlo. Ma, soprattutto, è venuto il momento di trasmettere ai giovani, anche, senso della responsabilità e della professionalità: ecco perché la somministrazione è un ottimo viatico per il loro ingresso nel mercato del lavoro.

 

Twitter @sabella_thinkin