Ancora il Governo non ha presentato una proposta ufficiale sulla riforma pensioni ai sindacati. Lo ha confermato Vera Lamonica. Intervistata da RadioArticolo 1, il Segretario nazionale dello Spi-Cgil ha detto di attendersi “una proposta di mutuo, cioè il lavoratore dovrebbe sottoscrivere un prestito con il sistema bancario e assicurativo”. “È un’operazione che non ci piace, perché è inaccettabile il meccanismo di far pagare un quarto del valore della pensione a chi va via prima volontariamente”, ha quindi aggiunto. La sindacalista ha quindi detto che “se il governo insistesse solo sulla linea dell’Ape, senza soffermarsi sulle questioni strutturali di riforma della legge Fornero che noi avanziamo, fermo restando che il sistema attuale così com’è non funziona per chi deve andare in pensione e neanche per i giovani, vorrà dire che non si è trattato di un confronto vero, ma di un tavolo finto”. Queste ultime settimane prima della pausa estiva, sembrano essere decisive per delineare quali saranno le correzioni da riportare poi all’interno della Legge di Stabilità per quanto concerne l’ambito pensionistico. Nello specifico, appare evidente come il Governo stia seriamente prendendo in considerazione l’idea di andare a modificare in alcuni aspetti della Legge Fornero, ormai oggetto di discussione da parte di sindacati e politica. Sarà difficile pensare ad una netta variazione dei vincoli per l’accesso alla pensione ma alcuni rappresentanti del Governo hanno lasciato intendere che si possano prevedere una serie di strumenti che potrebbero smussarli per consentire l’accesso anticipato alla pensione. Nei prossimi giorni se ne dovrebbe sapere di più magari con un nuovo incontro Governo – Sindacati.
Cesare Damiano chiede un accordo tra Governo e sindacati per correggere al più presto la riforma delle pensioni targata Fornero. Per l’ex ministro del Lavoro, è prioritario “tutelare, con la flessibilità senza penalizzazioni, i più deboli: i disoccupati, gli invalidi, i lavoratori precoci che debbono poter andare in pensione con 41 anni di contributi e chi svolge lavori usuranti. Per questi ultimi, si pone anche il problema di bloccare l’aggancio alla aspettativa di vita: si coglierebbe in questo modo una essenziale questione di giustizia”. Damiano ha infatti ricordato che chi svolge lavori pesanti “vive di meno”.
Il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ed il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministro Tommaso Nannicini, stanno lavorando con l’obiettivo di presentare nella prossima legge di stabilità un ampio pacchetto sulle pensioni che non riguarda soltanto la flessibilità per la quale è allo studio l’Ape con prestito pensionistico ma anche ad altri dispositivi che dovrebbero scongiurare il rischio di andare in pensione in età troppo elevate. Nello specifico si sta facendo sempre più strada la possibilità di eliminare il vincolo che lega età pensionabile ed aspettative di vita. In parole povere dal prossimo anno l’età pensionabile non dovrebbe più aumentare in relazione all’aspettativa di vita, evitando quindi che in futuro gli attuali giovani possano andare in pensione a 70 anni e più.
Il Movimento 5 Stelle torna a proporre il reddito di cittadinanza, che avrebbe un effetto anche sulle pensioni degli italiani. La senatrice Nunzia Catalfo, intervistata da Il Manifesto, ha infatti spiegato che chi ha una pensione sociale arriverebbe a prendere un assegno di 780 euro. Per quel che riguarda i 17 miliardi necessari a questo intervento, la pentastellata ha spiegato che si interverrebbe sugli sprechi della Pa, si aumenterebbero le tasse sui giochi e sulle concessioni relative all’estrazione di idrocarburi, si taglierebbero i finanziamenti ai partiti e le pensioni d’oro, Inoltre verrebbe fissato il divieto di cumulo per alcune pensioni. La Catalfo ha anche spiegato che “la misura non richiede lo stesso stanziamento” negli anni successivi al primo.
Dalla Corte costituzionale arriva un nuova sentenza che ha a che fare con le pensioni. La Consulta, infatti, ha dichiarato illegittimo la “decurtazione” prevista dall’articolo 18, comma 5, del decreto legge 6 luglio 2011 n. 98, riguardante l’importo della pensione di reversibilità nel caso il coniuge defunto abbia contratto matrimonio dopo i settant’anni con una persona più giovane di oltre vent’anni. La norma era tesa a evitare dei matrimoni di convenienza tra anziani e badanti più giovani. I giudici costituzionali hanno però ritenuto irragionevole un limite imposto in base a criteri anagrafici.
Marco Fedi e Francesca La Marca sono soddisfatti. Il disegno di legge delega anti-povertà, infatti, è importante per contrastare un problema sociale crescente, ma alcune norme rischiavano di essere più pesanti di una riforma delle pensioni. I deputati del Pd eletti all’estero hanno quindi presentato un emendamento per evitare che si cancellassero la maggiorazioni sociali per i pensionati residenti all’estero, “che, in molte parti del mondo, soprattutto in America Latina, avrebbe inciso sulla qualità della vita di tanti connazionali”, hanno spiegato i due. Che comunque lanciano già un appello: “E’ ora urgente un’azione del Governo tesa ad affrontare il fenomeno della povertà e della regressione sociale anche tra gli italiani residenti all’estero, senza ridurre prestazioni e tagliare risorse pensate e stanziate per aiutare i più deboli e i più bisognosi”.
Prende il via oggi a Rimini la Summer School 2016 di Lavoro&Welfare, l’associazione presieduta da Cesare Damiano. Sicuramente si parlerà anche di riforma delle pensioni, considerato il panel di ospiti attesi fino a domenica. Già questo pomeriggio alle 18:00 Damiano stesso terrà un incontro con Tommaso Nannicini dal titolo “Agli anziani la pensione, ai giovani il lavoro”. Il titolo lascia presagire che le pensioni saranno al centro del dibattito, considerando anche che il Sottosegretario è impegnato in prima linea nella stesura del progetto Ape. L’incontro conclusivo di domenica 17 sarà poi con Giuliano Poletti e Susanna Camusso. Tenendo conto che Governo e sindacati stanno ancora discutendo dell’Ape può darsi che nuovi elementi fuoriescano da questo “faccia a faccia”. La posizione di Cesare Damiano in ogni caso è nota e l’ex ministro insiste perché l’anticipo della pensione sia di 4 anni, mentre Giuliano Poletti ha già ribadito che l’Ape consente l’anticipo di 3 anni sull’età pensionabile.