In questi giorni la commissione Lavoro del Senato sta esaminando il testo del disegno di legge n. 2233 avente come oggetto il riordino delle professioni ordinistiche. I temi trattati dal disegno di legge risultano essere molteplici, ma non tali da segnare profondamente un cambiamento. La norma, che come detto è ora oggetto di discussione, risulta essere pletorica nella previsione di prestazioni sociali a favore dei professionisti che, anche per gravi patologie, subiscono come conseguenza un calo del fatturato. In altri termini, la norma dispone di una facoltà già riconosciuta al lavoratore e che oggi già può utilizzare.
Non si rileva, di conseguenza, un intervento incisivo nel disegno di legge in esame: infatti, è già sicuramente pensabile l’eventualità per il professionista di attivare un’assicurazione che garantisca prestazioni “a carattere sociale” in presenza di particolari difficoltà economiche, anche in assenza di una specifica previsione legislativa sul punto. Sarebbe stato preferibile che in situazioni di oggettiva difficoltà, come in caso di malattia del professionista, si evitasse di attivare un’assicurazione che comporti ulteriori aggravi di costi, ma si pensasse di estendere le tutele economiche a sostegno della previdenza o delle casse professionali.
Inoltre, il provvedimento legislativo dispone fra l’altro che i Centri per l’impiego attualmente esistenti si debbano impegnare a raccogliere le domande e offerte di lavoro autonomo, affiancandosi e supportando i professionisti nelle procedure di avvio di tali attività e fornendo informazioni utili sulle opportunità di credito o sulle agevolazioni pubbliche; il tutto naturalmente dotandosi di uno sportello apposito. Ancora una volta sembra opportuno evidenziare come tali attività emergono quasi come una duplicazione di attività già presenti nei vari sportelli per le imprese situati sia presso le Camere di commercio, sia presso i vari ordini professionali.
È elevato il rischio di creare un sistema che, considerate le molteplici criticità organizzative e strutturali che caratterizzano l’Anpal nei servizi per l’occupazione in favore dei lavoratori dipendenti e di un know-how specifico, non sia in grado di sostenere ulteriori competenze inerenti i lavoratori autonomi e a rispondere con l’adeguata completezza alle esigenze da questi manifestate. Tale ipotesi potrebbe restare incompiuta in quanto di non facile e immediata realizzazione.
In conclusione, il Legislatore attribuisce a questa legge un’elevata portata sociale considerandola un efficace strumento di contrasto alla disoccupazione dei professionisti. Tutto ciò in quanto consentirà a un avvocato, un commercialista o un architetto che subiranno un calo nei fatturati, di potersi rivolgere a uno sportello dei Cpi per trovare un nuovo lavoro e potranno attivare una polizza assicurativa per ricevere prestazioni sociali, naturalmente a proprie spese.
Se, però, ci si sofferma a pensare alla spesa pubblica che sarà necessaria per sostenere la “ristrutturazione” dei Centri per l’impiego che sono chiamati a offrire ulteriori servizi anche ai professionisti, sembra essere lontana la possibilità di beneficiare di un’effettiva concreta utilità.