Non solo i membri del Governo (come Matteo Renzi e Giuliano Poletti), ma anche Ivan Pedretti ha deciso di dar vita a una diretta su Facebook, parlando di riforma delle pensioni. Il Segretario generale dello Spi-Cgil ha ricordato che il 29 luglio ci sarà un nuovo confronto con l’esecutivo, nel corso del quale si dovrebbe capire quante risorse saranno messe a disposizione per gli interventi sulla previdenza. In questo senso il sindacalista ha fatto capire che il sindacato è pronto a tornare in piazza nel caso si ricevano indicazioni non soddisfacenti. Oltre alla flessibilità, Pedretti ha evidenziato che occorrono interventi per i lavoratori precoci, la proroga di Opzione donna almeno per tutto il 2016, il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita, senza trascurare dei provvedimenti sui pensionati, come l’allargamento della no tax area e un cambiamento nel sistema di rivalutazione degli assegni. Clicca qui per il video della diretta Facebook di Pedretti.



Mentre continua il confronto tra Governo e parti sociali per trovare un accordo per la riforma delle pensioni soprattutto in tema di flessibilità, da inserire nella prossima legge di stabilità, non arrivano buone notizie per il settore editoriale. Infatti, il Governo sembra ormai orientato nell’andare a rivedere le norme relative alla legge numero 416/1981 che al momento permette ai giornalisti dipendenti di imprese editoriali in crisi di poter fruire di una scorciatoia per il sistema pensionistico. Nello specifico essi possono andare in pensione con almeno 58 anni di età anagrafica e 18 anni di contributi versati. Un’operazione doverosa da parte dell’Esecutivo che è chiamato ad allineare anche questo settore alla disciplina generale soprattutto per quanto concerne i requisiti di anzianità anagrafica e contributiva. Tra l’altro va ricordato come questo sia stato già messo in preventivo dalla legge delega approvata lo scorso 2 marzo sul finanziamento pubblico all’editoria.



Cesare Damiano torna a insistere sulla necessità che Governo e sindacati trovino un accordo sulla riforma delle pensioni. Riguardo il nodo delle risorse, l’ex ministro del Lavoro ha detto che “se la coperta è corta per la complessità degli interventi che il Governo intende attuare, la priorità assoluta va data alla cosiddetta Agenda sociale: lavoro, lotta alla povertà e pensioni debbono avere una corsia privilegiata e il governo deve dimostrare di saper scegliere”. Per il Presidente della commissione Lavoro della Camera, “difendere gli ultimi e i più deboli ed evitare che altre persone scivolino nella povertà significa: consentire l’accesso anticipato alla pensione, con la flessibilità, ai disoccupati, ai lavoratori precoci, agli addetti ai lavori usuranti e agli invalidi; concludere il tema degli esodati con l’ottava salvaguardia; attuare il cumulo gratuito dei contributi; incrementare la quattordicesima per per i pensionati più poveri”.



Enrico Morando assicura che l’Ape si farà. Intervistato da Repubblica, il viceministro dell’Economia interviene anche sulla riforma delle pensioni, spiegando che “i margini per le altre ipotesi, dalla quattordicesima agli 80 euro ai pensionati, li valuterà palazzo Chigi”. Per Morando, in ogni caso, rivestono un’importanza maggiore per la crescita del Paese le misure riguardanti la produttività e il cuneo fiscale. Per questo l’esponente del Pd ricorda che è possibile aumentare la detassazione dei salari di produttiva oppure tagliare gli oneri contributivi senza però ridurre la pensione futura dei lavoratori, ma dando loro comunque più soldi in busta paga.

Non per effetto di una riforma delle pensioni, ma per alcuni italiani che sono già in quiescenza è in arrivo una bella sorpresa: l’assegno di agosto potrebbe essere più sostanzioso. Infatti,coloro che sono andati in pensione anticipata dopo il varo della Legge Fornero, hanno subito una decurtazione, in base all’anticipo sui requisiti necessari, che con la Legge di stabilità dell’anno scorso è stata cancellata con effetto retroattivo. L’Inps sta quindi procedendo al ricalcolo e all’erogazione, con la pensione di agosto, della differenza spettante. A quanto riporta Avvenire, la priorità verrà in ogni caso data ai pensionati ex dipendenti del settore privato.

Cesare Damiano non vuol sentire parlare di una “revisione” delle scelte del Governo per quel che riguarda la riforma delle pensioni. Non sono passati infatti inosservati all’ex ministro del Lavoro i commenti secondo cui la revisione al ribasso sulla crescita del Pil in Italia potrebbe costringere l’esecutivo ad accantonare alcuni interventi ipotizzati per la Legge di stabilità. “Andare nella direzione della difesa dei più deboli e della lotta alla diseguaglianza rappresenta, oggi più che mai, una indiscutibile priorità. Stiamo appunto parlando di flessibilità pensionistica a costo zero per disoccupati, precoci, addetti ai lavori usuranti e invalidi; di cumulo gratuito dei contributi, di ottava e ultima salvaguardia degli esodati e di rivalutazione della quattordicesima attualmente erogata ai pensionati più poveri”, ha aggiunto Damiano. 

Enrico Morando non nasconde che il quadro di incertezza e instabilità economia globale potrebbe portare a una riduzione della crescita in Italia. Intervistato da Affaritaliani.it, il viceministro dell’Economia spiega che tuttavia ciò non dovrebbe avere impatti sugli interventi in materia di riforma delle pensioni allo studio del Governo. “Quella iniziativa che si sta discutendo ha un impatto di finanza pubblica ridotto e quindi non credo che sia direttamente influenzata da considerazioni generali di finanza pubblica, proprio perché l’impatto è limitato”, ha detto Morando, che ha aggiunto di augurarsi che Governo e sindacati riescano a raggiungere un’intesa al tavolo che è stato aperto sul tema.

Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi hanno firmato un documento (dedicando un passaggio dedicato alla riforma delle pensioni) per proporre “un’agenda sociale per l’unità del Pd e per il Governo”. Nel testo, pubblicato su L’Unità, si mette in evidenza come dopo l’esito delle elezioni amministrative occorra mettere in campo politiche in grado di diminuire le disuguaglianze e di aumentare la giustizia sociale. I due deputati del Partito democratico chiedono in particolare che sia varata la flessibilità previdenziale, con un anticipo di 4 anni, senza penalizzazioni per i soggetti più deboli, come i disoccupati, i lavoratori precoci, gli invalidi e gli addetti ai lavori usuranti. Inoltre, bisognerebbe varare l’ottava salvaguardia per gli esodati, eliminare l’onerosità della ricongiunzione dei contributi, rivalutare le pensioni più basse con un aumento della quattordicesima, modificare il meccanismo automatico dell’aspettativa di vita, portare a compimento la sperimentazione di Opzione donna, prevedere dei contributi figurativi per l’impegno familiare delle donne.

Elsa Fornero, autrice della riforma delle pensioni che tanto fa discutere, oggi è intervenuta alla trasmissione Agorà Estate in onda su Rai 3. L’ex ministro del Lavoro, oltre a evidenziare come sia necessario in Italia occuparsi delle famiglie giovani con bambini, che sono la categoria più povera d’Italia secondo il recente rapporto Istat, ha detto che occorre “separare la previdenza dall’assistenza”. Questo perché gli interventi di carattere assistenziale non devono gravare sui contributi versati dai lavoratori, che invece devono essere utilizzati per le prestazioni pensionistiche.

Con un intervento sulle pagine de L’Unità, Annamaria Furlan segnala la necessità che il dialogo aperto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni porti a cambiare le regole pensionistiche, “dando una risposta concreta anche agli attuali pensionati e rilanciando le politiche attive del lavoro per offrire una prospettiva a migliaia di disoccupati”. Il Segretario generale della Cisl dunque riporta all’attenzione dell’opinione pubblica la trattativa in corso con l’esecutivo che dovrebbe riprendere nei prossimi giorni e che in molti sperano possa portare a un accordo prima di settembre. 

Mentre il Governo studia la riforma delle pensioni, secondo Il Sole 24 Ore avrebbe preso già una decisione per la Legge di stabilità: non rinnovare il contributo di solidarietà gravante sulle pensioni superiori ai 91.344 euro lordi all’anno. Dunque poco meno di 40.000 italiani non si vedranno più decurtato il loro assegno mensile, ancora oggi gravato da un prelievo minimo del 6% (e incrementato all’aumentare dell’importo dell’assegno) introdotto dal Governo Letta e recentemente “promosso” da una sentenza della Corte Costituzionale.

Nonostante le difficoltà sui mercati finanziari e le incertezze su quella che sarà la riforma delle pensioni che l’Italia si prepara a varare, sembra che i fondi pensioni stiano riuscendo a difendere bene i patrimoni loro affidati. Lo evidenzia Milano Finanza, che ha studiato i risultati del primo semestre 2016 dei fondi dedicati alla previdenza complementare. Ad andare meglio sono state le linee obbligazionarie e bilanciate, mentre quelle azionarie hanno perso un po’ di terreno. I rendimenti in alcuni caso hanno comunque superato il 4%: una percentuale non di poco conto se si considera quello che è ormai il rendimento dei titoli di stato investiment grade.