Quando fu approvata la legge di riforma (l’ennesima) della Pubblica amministrazione, l’obiettivo del Governo, secondo quanto dichiarato dallo stesso ministro Madia, era quello di uscire dalla rappresentazione decadente che coinvolge, anche ora, la nostra amministrazione pubblica (la famosa retorica dei “fannulloni”) e che cancella anche il tanto di buono che c’è, nonostante tutto, nelle professionalità che operano all’interno di quella “azienda” speciale che è la Pubblica amministrazione. Si riteneva, insomma, che con la “nuova” riforma si sarebbe, almeno secondo il Governo, usciti dalla cultura del certificato per rivoluzionare il rapporto cittadino-Stato.



Mancavano, tuttavia, ancora i famosi decreti attuativi che sembrano, finalmente, in arrivo. Ovviamente si parla ancora solamente di indiscrezioni, dato che la bozza del decreto è ancora “top secret” e il testo non è noto alle Parti sociali. In particolare, la bozza del nuovo testo unico sul pubblico impiego, dopo la cosiddetta “Riforma Madia”, cancellerà, o almeno dovrebbe cancellare, secondo le indiscrezioni de Il Corriere della Sera, due incrollabili certezze dell’impiegato statale: l’ambito “posto fisso” e l’aumento automatico dello stipendio con gli scatti di anzianità.



Nello specifico, il documento predisposto dal Governo stabilirebbe che, annualmente, tutte le amministrazioni dovranno comunicare al ministero le eccedenze di personale rispetto alle esigenze funzionali o alla situazione finanziaria: in sintesi, dovranno mettere nero su bianco la lista dei dipendenti che non servono o che la situazione di bilancio non consente più di tenere in organico. Le “eccedenze”, insomma, potranno essere subito spostate in un altro ufficio, nel raggio di 50 chilometri da quello di provenienza all’interno di un processo di mobilità obbligatoria. Altrimenti verranno messe in “disponibilità” (una sorta di cassa integrazione per le pubbliche amministrazioni): i dipendenti pubblici che non lavorano guadagnano, comunque, l’80% dello stipendio con tanto di relativi contributi per la pensione. Tuttavia se il “fannullone” non riesce, entro due anni, a trovare una nuova collocazione, anche accettando, se necessario, un sotto-inquadramento con relativo taglio dello stipendio, il rapporto di lavoro con la Pubblica amministrazione si dovrà intendere definitivamente risolto: insomma, si verrà licenziati.



È opportuno sottolineare che, almeno in teoria, un meccanismo simile è già previsto dalla normativa vigente. Tuttavia, finora, agli uffici che non comunicano le eccedenze non succede nulla. E infatti, e ovviamente, nessuno lo fa. Con le nuove regole, invece, almeno secondo le bozze secretate, ci sarà lo stop alle assunzioni per le amministrazioni e un procedimento disciplinare verrà attivato per il dirigente “colpevole”.

Sarà questa, insomma, la “rivoluzione copernicana” della Pubblica amministrazione promessa ormai da più di un decennio? Sarà questa la #svoltabuona renziana per la Pa? Ai posteri l’ardua sentenza.