Trapelano alcune indiscrezioni circa l’incontro tra Governo e sindacati di oggi sul tema della riforma delle pensioni. Giuliano Poletti avrebbe in particolare spiegato ai sindacati che per gli interventi ci sarà una dotazione di risorse “rilevante”. Per quel che riguarda i contenuti, sembra che ci sia la volontà di rivedere il sistema di adeguamento in base all’aspettativa di vita dell’età pensionabile per chi svolge lavori usuranti. Dunque non sembra che la riunione di oggi sia servita a raggiungere un accordo. Anzi, sarebbe previsto un nuovo incontro a settembre.
In queste ore Governo e sindacati stanno discutendo sulla riforma pensioni ed in particolare sull’uscita anticipata allo scopo di trovare la maggiore convergenza possibile e quindi inserire i nuovi strumenti nella prossima legge di stabilità come più volte ribadito dallo stesso sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini. Da un punto di vista concettuale, governo e sindacati sono tutto sommato d’accordo, mentre il nodo da sciogliere è quello di risorse da dedicare all’iniziativa. I sindacati vorrebbero lo stanziamento di 2,5 miliardi di euro, mentre il Governo ha in più riprese ribadito che oltre la soglia di 1,5 miliardi di euro in questo momento non è possibile andare. Sembra che sia proprio questo il punto principale della discussione e che potrebbe regalare nelle prossime settimane delle possibili opzioni su come reperire le risorse.
Governo e sindacati tornano oggi a parlare di riforma delle pensioni e, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, restano alcuni punti importanti da discutere tra le due parti. Uno dei quali è l’ammontare delle detrazioni fiscali atte a diminuire l’effetto delle penalizzazioni dell’Ape per alcune categorie di cittadini. Secondo il quotidiano di Confindustria, il range delle decurtazioni implicite degli assegni anticipati “oscillerebbe dall’1 al 5%, con possibile punte dell’8%, per chi avrà redditi molto alti e uscirà volontariamente”.
Cesare Damiano torna a mettere “pressioni” a Governo e sindacati perché trovino oggi un accordo sulla riforma delle pensioni. L’ex ministro del Lavoro ha infatti dichiarato che se ciò avvenisse “sarebbe un bel segnale per il Paese”. Il Presidente della commissione Lavoro ha anche ribadito quelle che sono le sue priorità di intervento rispetto alle risorse che saranno stanziate: “La flessibilità pensionistica va prevista per i disoccupati di lungo periodo, per i lavori usuranti e per i cosiddetti lavoratori precoci”. Inoltre, Damiano vorrebbe che si intervenisse sulle quattordicesime dei pensionati e sul ricongiungimento oneroso dei contributi.
In attesa di aggiornamento sul tavolo Governo-sindacati sulla riforma delle pensioni, arriva una buona notizia per coloro che sperano in una proroga di Opzione Donna. Patrizia Maestri ha infatti spiegato che le parole del ministro Poletti sul fatto che nei primi sei mesi del 2016 sono state circa 7.000 le persone a usufruire di Opzione donna fa pensare che vi saranno dei “risparmi” rispetto ai fondi stanziati che consentiranno di poter innanzitutto far accedere al regime pensionistico sperimentale anche le italiane nate nell’ultimo trimestre del 1957 o 1958. “Ci sono quindi ampi margini per continuare la sperimentazione includendo, da subito, le donne che maturano i requisiti nel quarto trimestre e reinvestendo i cospicui risparmi nell’ulteriore mitigazione degli effetti distorsivi della riforma delle pensioni del 2011”, ha detto la deputata del Pd.
L’incontro di oggi tra sindacati e Governo sulla riforma delle pensioni dovrebbe affrontare il tema delle risorse a disposizione. Tema cruciale per capire quali interventi saranno realizzabili con la prossima Legge di bilancio. A quanto riporta Il Sole 24 Ore, l’esecutivo non dovrebbero mettere sul piatto più di 1,5 miliardi di euro e a essere ancora “in bilico” è il tipo di intervento per le pensioni esistenti: aumento della quattordicesima (come importo o come platea di beneficiari) o estensione della no tax area. Sembra invece confermata l’intenzione di varare un “bonus” per i contributi versati dai lavoratori precoci prima del raggiungimento della maggior età. Giuliano Poletti ha intanto dichiarato che è giunto il momento “di fare un punto”, perché con la prossima Legge di bilancio “avremo uno stock oggi ancora non definito ma sicuramente significativo da destinare al tema delle pensioni e quindi vogliamo costruire un percorso condiviso per definire i bisogni più importanti e la modalità di affrontarli”. Parlando con Blastingnews, il ministro del Lavoro ha spiegato che il confronto con il sindacato serve proprio a questo.
Domani sindacati e Governo si troveranno a parlare ancora di riforma delle pensioni. E a quanto scrive Il Corriere della Sera starebbe maturando l’ipotesi di varare una formula di “scivolo” verso la pensione con i contributi aggiuntivi pagati direttamente dal datore di lavoro. Oggi, infatti, in caso di accordo di pre-pensionamento l’azienda versa al lavoratore una “buonuscita” comprensiva dei contributi mancanti ai requisiti pensionistici. E ciò, come ricorda il quotidiano di via Solferino, porta anche al pagamento delle tasse su questa somma destinata ad avvicinare la propria pensione. La soluzione ipotizzata, ma non ancora formalizzata, porterebbe quindi a un risparmio economico per l’azienda e “burocratico” per il lavoratore.
Domani, come noto, è in programma un nuovo incontro tra Governo e sindacati sul tema della riforma delle pensioni e Cesare Damiano torna a chiedere che le parti trovino un accordo entro settembre, così da poter inserire gli interventi nella Legge di bilancio. Se ci dovessero essere problemi di risorse a disposizione, secondo l’ex ministro occorrerà evitare che vi siano nuovi poveri e quindi “consentire l’accesso anticipato alla pensione, con la flessibilità, ai disoccupati, ai lavoratori precoci, agli addetti ai lavori usuranti e agli invalidi; concludere il tema degli esodati con l’ottava salvaguardia; attuare il cumulo gratuito dei contributi; incrementare la quattordicesima per per i pensionati più poveri”. C’è grande attesa per l’incontro che avrà luogo domani tra il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il sottosegretario Tommaso Nannicini e le parti sociali allo scopo di definire un possibile accordo in tema di riforma delle pensioni. Un accordo che il Governo sembra voler trovare in tempi stretti soprattutto per quanto concerne lo strumento dell’Ape, utile all’uscita anticipata dal mondo del lavoro, e per i lavoratori precoci con alcune soluzioni allo studio. A conferma della volontà del Governo arrivano le dichiarazioni di Nannicini che ha sottolineato: “Non potremo rispondere a tutti i punti sul tavolo, ci vorrebbe uno sforzo finanziario che al momento non è nelle nostre possibilità. Vogliamo arrivare a settembre con un quadro definito. Tutti ci auguriamo che ci sia qualcosa da firmare insieme ai sindacati. L’orizzonte temporale è questo. Dobbiamo accelerare”.
Oltre alla riforma delle pensioni, c’è chi vorrebbe l’ottava salvaguardia degli esodati. E ieri, come riferisce il sito pensionioggi.it, è iniziato in commissione Lavoro della Camera l’iter per il ddl Damiano-Gnecchi sul tema. Secondo la capogruppo del Pd in commissione, i dati pervenuti dall’Inps lasciano pensare che sussistano gli spazi per un intervento a favore di 32.000 persone a costo zero. La Gnecchi ha anche spiegato che per coloro che hanno usufruito di permessi per assistere parenti disabili sono stati usati gli stessi criteri della settima salvaguardia, mentre si è preferito non includere i Quota 96 per accelerare l’iter del ddl stesso, dato “che subirebbe inevitabili rallentamenti qualora si dovessero acquisire elementi informativi anche da altri ministeri”.
Stefano Parisi avrà il compito di dar vita a una nuova alleanza di centrodestra e insieme a Silvio Berlusconi pare voglia proporre un programma in cui affrontare anche il tema della riforma delle pensioni. Secondo affaritaliani.it, infatti, sarebbe già stato scritto un programma di 12 punti. Il primo consisterebbe nell’abolizione della Legge Fornero “e intervento a favore delle pensioni minime e per i disabili, con contestuale intensificazione della lotta ai falsi invalidi”. L’intervento sugli assegni più bassi è da sempre uno degli obiettivi dell’ex Cavaliere e certamente continuerà a essere presente nelle sue proposte previdenziali. Resta da capire se l’abolizione della Legge Fornero comporta il ritorno alle regole previgenti o a un nuovo sistema pensionistico con flessibilità.
La riforma delle pensioni interessa senz’altro gli italiani. Ma potrà cambiare la vita dei nostri concittadini residenti all’estero? Secondo Fabio Porta, deputato del Pd eletto appunto tra gli italiani all’estero, l’Ape allo studio del Governo difficilmente potrà essere applicato a chi risiede fuori dai confini nazionali, soprattutto per ragioni tecniche, legate a un prestito che verrebbe erogato dalle banche. “Potrebbe invece essere interessante per gli italiani all’estero, perché a loro più facilmente applicabile, la proposta di legge dell’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano che prevede una uscita anticipata a partire da 62 anni con 35 anni di contributi (varrebbe in questo caso la totalizzazione con i contributi esteri) con una penalizzazione dell’assegno (nella stessa proposta è previsto un abbassamento dei requisiti contributivi per la pensione di anzianità a 41 anni)”, spiega Porta in una nota, che in alternativa ricorda che si potrebbe ripristinare la pensione di anzianità, “ma con 38 anni di contributi accreditati (anche in questo caso varrebbe il meccanismo della totalizzazione con i contributi esteri)”. Tuttavia questa seconda soluzione non prevede una penalizzazione. Porta quindi annuncia che continuerà a verificare che i diritti degli italiani all’estero siano tutelati anche su questo fronte.