Mentre il Governo studia come dar corpo alla riforma delle pensioni fa ancora discutere il “bonus Poletti” con cui l’attuale esecutivo ha posto rimedio alla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco delle indicizzazioni delle pensioni stabilito nel 2011. La segreteria provinciale di Forza Italia di Piacenza ha deciso quindi di indire per giovedì 7 luglio (ore 18:00 in via martiri della Resistenza 8/A) un incontro con l’avvocato Nicola Caiola, pronto a spiegare ai cittadini pensionati come ricorrere contro quella che il partito azzurro considera “una truffa” e riavere così quando effettivamente spetta loro.



Cesare Damiano apprezza le parole di Tommaso Nannicini riguardo il confronto che il Governo sta tenendo con i sindacati sul tema della riforma delle pensioni, attraverso l’Ape che dovrebbero prevedere delle penalizzazioni molto ridotte per i soggetti più deboli. “Per noi i più deboli sono i disoccupati di lungo periodo, i lavoratori precoci che debbono poter andare in pensione con 41 di contributi, gli addetti ai lavori usuranti e gli invalidi”, ha detto l’ex ministro, spiegando che se il Governo prevedesse detrazioni fiscali “per portare a zero le penalizzazioni o i costi finanziari per queste categorie, sarebbe un fatto positivo”.



Il tema della riforma delle pensioni è già diventato uno degli argomenti del dibattito interno al Partito democratico, con la “sinistra dem” che ha chiesto al Governo di varare misure per i ceti sociali più deboli e in tema previdenziale. A quanto scrive La Stampa, Matteo Renzi, in vista della direzione del partito in programma oggi, non sarebbe intenzionato a “chiudere la porta in faccia” ai suoi colleghi di partito e manderà quindi un messaggio chiaro sul fatto che il Governo “lavorerà per dare uno o più segnali concreti nella finanziaria che andrà presentata a metà ottobre. Prima del referendum sul quale ci vuole unità nel partito”.  Vedremo se in effetti il Premier darà delle garanzie (più o meno specifiche) in tale direzione.



I vari interventi di riforma delle pensioni compiuti nel corso degli anni potrebbero aver “scombinato” gli importi degli assegni di chi in pensione ci è già. Per questo il Patronato Enas della Ugl ha deciso di offrire ai pensionati un “check-up” delle prestazioni erogate dall’Inps, in modo da verificare l’assenza di eventuali errori nel calcolo della pensione. Secondo i dati dell’Enas, infatti, il 70% delle pratiche previdenziali risultano sbagliate per difetto. L’iniziativa ha già preso il via in alcune città italiane e proseguirà con dei gazebo nelle piazze delle principali città.

Le pensioni degli italiani all’estero potrebbero essere a rischio. E non per una riforma delle pensioni. Infatti la legge di delega di contrasto alla povertà prevede di “razionalizzare” le prestazioni non contributive erogate all’estero. È Marco Fedi, parlamentare del Pd eletto nella circoscrizione all’estero, a lanciare l’allarme, segnalando che il Governo, su indicazione dell’Inps, potrebbe rivedere per il futuro il sistema di erogazione delle prestazioni assistenziali italiane nei Paesi extra-comunitari “con il rischio che le nostre collettività residenti all’estero meno abbienti e più bisognose possano essere private di uno strumento essenziale di integrazione e supporto al reddito”. In effetti sembra che tra le prestazione non contributive che potrebbero essere riviste ci possano essere anche integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali. Fedi quindi si è già mobilitato per introdurre degli emendamenti atti a escludere questo rischio.  La Rete dei comitati degli esodati lancia un appello ai vertici dell’Inps per una rapida chiusura della settima salvaguardia, necessaria a predisporre una contabilità di tuti i provvedimenti approvati sinora, a sua volta propedeutica a individuare le risorse ancora disponibili per un’ottava salvaguardia da far diventare parte integrate della riforma delle pensioni allo studio del Governo. La Rete ha quindi scritto ai vertici dell’Inps e al ministro Poletti per conoscenza, segnalando oltretutto che “oltre il 90% dei 6.300 soggetti mobilitati”, che avrebbero diritto alla settima salvaguardia, “non riescono da 120 giorno ad avere alcuna notizia sull’iter e sullo stato di verifica della loro domanda di salvaguardia ne’ i loro rappresentanti riescono ad ottenere notizie certe dai responsabili della Direzione Centrale Pensioni”. Una situazione che non è certo tranquillizzante per quelle persone che vorrebbero sapere se riusciranno effettivamente ad accedere o meno alla pensione. “La Rete dei Comitati degli Esodati si riserva ogni altra iniziativa, in tutte le sedi, per salvaguardare il diritto degli “esodati” interessati dalla grave situazione di ritardo nella comunicazione delle “lettere di salvaguardia”, e degli oltre 34.000 esclusi dal VII° provvedimento di deroga”, è la conclusione della missiva. Dunque gli esodati si preparano a una nuova mobilitazione.

È intervenuto ieri sul tema pensioni e riforme il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini e lo ha fatto con un’intervista esclusiva al Corriere della Sera: tra liti con i sindacati e ipotesi sull’Anticipo di Pensione, sono tanti i temi toccati dall’uomo di fiducia di Matteo Renzi. «Per quanto riguarda l’Ape, va detto che è uno degli oggetti di confronto e non ci sono preclusioni con i sindacati. L’importante è prendere atto che la flessibilità in uscita sulle pensioni non può essere gratis», afferma con chiarezza Nannicini. Alla domanda sulla possibilità che la misura diventi più ampia di chi arriva a tre anni dalla pensione, estendendola ad esempio a 4 anni, il sottosegretario risponde così: «a parte alcune proposte che avevano un rapporto disinvolto con il principio di realtà, quelle avanzate finora avevano tutte un costo fisso per ogni anno di anticipo. La nostra non fa eccezione, ma a differenza delle altre riusciremo a modulare questo costo con una detrazione fiscale che aiuta i soggetti meritevoli di tutela».