Oggi è un giorno importante per i pensionati, dato che come ogni primo giorno del mese incassano il loro assegno. Tuttavia c’è chi sta facendo fatica ad avere quanto gli spetta. L’edizione locale del sito di Repubblica segnala infatti che a Bari i lavoratori di Poste italiane si sono riuniti in assemblea contro il piano di privatizzazione dell’azienda, creando non pochi disagi per gli utenti. Tra di loro diversi anziani in coda per ritirare la pensione. Attraverso diverse foto vengono documentate le lunghe file che si sono create fuori dagli uffici postali, in molti casi sotto il sole e al caldo, situazione che non aiuta certo i cittadini più avanti con l’età. “Abbiamo usato una serie di accortezze – ha detto Vito Battista, segretario Slc-Cgil Bari -, ma abbiamo anche voluto dimostrare ai cittadini come se mancano i lavoratori di Poste, viene meno un servizio fondamentale”.



Mentre appare chiaro come il lungo confronto tra Governo e Sindacati sia stato rimandato a settembre per cercare la maggiore intesa possibile sugli strumenti da adottare, un recente rapporto dell’Inps ha dimostrato come nel Veneto ed in particolare modo nella provincia di Verona ci sia stato un netto aumento di pensioni di anzianità. Nello specifico dal rapporto dell’istituto previdenziale si evince che nella regione Veneto il numero di pensioni di anzianità sia aumentato nel 2015 del 50% mentre nella provincia di Verona l’aumento arriva a toccare l’85%. Entrando maggiormente nei dati, sono stati circa 1500 le nuove pensioni liquidate l’anno scorso nella provincia scaligera passando a quota 3113 rispetto ai 1688 dell’anno precedente.



Le ultime dichiarazioni di Matteo Renzi sono piaciute a Cesare Damiano, che chiede ora al Premier di andare fino in fondo nei suoi annunci contro l’austerità con “una svolta a sinistra nell’azione del Governo e l’assunzione della centralità di un’Agenda sociale che affronti i temi del lavoro, della povertà e delle pensioni”. Su quest’ultimo punto sembra che per la riforma delle pensioni l’esecutivo sia disposto a mettere sul piatto 2,5 miliardi di euro, senza però tuttavia approvare subito tutti i provvedimenti ritenuti necessari. L’ex ministro del Lavoro in ogni caso invita il Premier a continuare il confronto avviato con le Parti sociali.



L’Associazione nazionale pensionati della Confederazione italiana degli agricoltori ha da tempo cominciato a raccogliere delle firme per chiedere una riforma delle pensioni che miri all’aumento delle minime e all’estensione del bonus da 80 euro anche ai pensionati. La sezione regionale del Veneto ha voluto incontrare i parlamentari del territorio per sensibilizzarli sul tema. Hanno partecipato all’incontro Giorgio Santini, Jessica Rostellato, Giulia Narduolo e Alessandro Zan per il Partito democratico e Marco Brugnerotto del Movimento 5 Stelle. Giorgio Santini, membro della commissione Bilancio del Senato, ha voluto rassicurare i pensionati, spiegando loro che il partito di maggioranza intende battersi per aumentare le pensioni.

L’ultimo incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni ha affrontato anche il tema dei lavoratori precoci. Lo riferisce con un post su Facebook Roberto Occhiodoro, uno degli animatori del gruppo “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, che venerdì ha avuto modo di parlare sia con i rappresentanti sindacali che con Tommaso Nannicini e Giuliano Poletti. “Il Segretario della Uil Barbagallo, al termine dell’incontro, ci ha confermato che per le Organizzazioni Sindacali i 41 continuano a rimanere una priorità”, scrive Occhiodoro, che specifica anche che entro il 15 settembre c’è la piena intenzione di raggiungere un’intesa tra le parti. Il ministro del Lavoro ha confermato pure lui che il tema dei lavoratori precoci è ancora sul tavolo della trattativa sulle pensioni con i sindacati. Il Sottosegretario ha invece confermato che a fine agosto incontrerà nuovamente una delegazione dei sostenitori di Quota 41. Occhiodoro conclude il suo post spiegando che qualche giorno prima di Ferragosto ci sarà un nuovo incontro tra Governo e sindacati, dove i lavoratori precoci saranno presenti.

Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera per la riforma pensioni 2016 il mese decisivo dovrebbe essere settembre, quando si dovrà decidere nel triangolo  governo-sindacati-Inps quali reali novità inserire nella lEgge di Bilancio 2016. Stando alle anticipazioni sulla manovra, dovrebbe essere inserita l’estensione ad altri due milioni di persone la 14/ma, ovvero l’assegno extra che a luglio incassano tutti i pensionati a reddito basso. Fino ad oggi la legge prevedeva che la 14/ma la ricevesse chi prende meno di 10 mila euro annui lordi, ora si potrebbe alzare tutto a 13mila euro, anche se i sindacati rialzano ancora con 16 mila. L’impressione è che alla fine il “matrimonio” si farà e il Governo cambierà la norma vigente per provare ad indurre più lavoratori all’uscita anticipata (Ape). Un’altra novità in tal senso la rivela ancora il Corriere, quando afferma che per limitare i costi il bonus non può essere fissato come importo rigido ma variabile: «nella sua versione più ricca potrebbe essere spalmata nel corso dell’anno, 80 euro al mese come per i lavoratori dipendenti. Ma la 14/ma sarebbe molto più bassa per chi, pur rientrando nella nuova platea, ha un reddito più alto e meno anni di contributi».

Le misure che riguarderanno la riforma delle pensioni potrebbero portare a una spesa di 2,5 miliardi, risorse che, come riportato dall’Ansa, potrebbero non essere facili da reperire in questo momento caratterizzato da un forte rallentamento dell’economia. È probabile, quindi, che le misure previste saranno realizzate in due tempi differenti: la prima parte in occasione della prossima legge di bilancio, nel mese di ottobre, che ne assicurerà l’operatività già nei primi mesi del 2017, la seconda parte direttamente nel nuovo anno. A settembre ci saranno i primi incontri fra Governo e sindacati e in questo periodo inizieranno a prendere forma gli interventi più importanti. Il primo è l’Ape, che prevede l’anticipo pensionistico fino a 3 anni, il secondo è la ricongiunzione gratuita per chi ha versato contributi a enti previdenziali differenti. Ci saranno però interventi destinati a slittare, si tratta dell’ampliamento per la quattordicesima per chi ha una pensione bassa, l’aumento della no tax area e la flessibilità per i lavori considerati usuranti o per i lavoratori precoci. 

All’interno del discorso sulla riforma delle pensioni 2016 spunta una novità che riguarda l’anticipo della pensione in discussione in questi mesi tra sindacati e Governo: il cosiddetto Ape, vede novità anche per quanto riguarda il riscatto degli anni universitari. Stando alle indiscrezioni del Corriere della Sera, nell’ultimo confronto tra Governo e sigle sindacali sarebbe stato deciso di estendere un altro accesso alla pensione, ovvero far valere gli anni della laurea come se fossero lavorativi. Come nota il portale vicino al Miur, Tecnica della Scuola, «Il “riscatto della laurea servirebbe non solo, come avviene già adesso, a prendere una pensione un po’ più alta. Ma anche a lasciare il lavoro qualche anno prima”. Dunque, “il versamento dei contributi per gli anni passati all’università non avrebbe più solo l’effetto di aumentare il cosiddetto montante, cioè il gruzzolo sul quale calcolare l’assegno dell’Inps. Ma sarebbe conteggiato anche ai fini dei requisiti per la pensione, cioè per raggiungere il numero minimo di anni di contributi».

Mentre Governo e sindacati si danno appuntamento a settembre per trovare un accordo sulla riforma delle pensioni, la Rete dei Comitati degli esodati lancia un nuovo appello a Governo e Parlamento per una sollecita approvazione dell’ottava salvaguardia, il cui disegno di legge ha in settimana cominciato il suo iter parlamentare in commissione Lavoro della Camera. La Rete ricorda in particolare che ci sono ancora 34.000 persone che sono rimaste escluse dai sette interventi finora approvati dal 2012, che rischiano di ritrovarsi senza alcun sostegno economico e senza lavoro. La Rete segnala poi che le risorse per il varo di questo ottavo e ultimo provvedimento per mettere fine a un’ingiustizia causata dalla Legge Fornero sulle pensioni ci siano e dunque quella che occorre è la volontà politica di Governo e Parlamento. Certo per certificarlo c’è bisogno che venga chiusa la settima salvaguardia, così da verificare quante siano le risorse avanzate rispetto a quelle stanziate.

“Si ritiene che il Governo ed il Parlamento non abbiano più alcun alibi per non chiudere sollecitamente la vergognosa pagina degli “esodati”, restituendo ai 34.000 esclusi il loro legittimo diritto alla pensione. Continueremo la nostra mobilitazione, in tutte le forme, fino a quando questa vergognosa pagina della legislazione previdenziale italiana non sarà definitivamente chiusa”, conclude la Rete nel suo appello.