Non ci va leggero Mario Baldassarri nel definire la riforma delle pensioni allo studio del Governo: è una balla gigantesca. Per il Presidente del Centro Studi Economia Reale, infatti, non si è fatto altro che “imitare” la cessione del quinto dello stipendio, finalizzata in questo caso ad avere la pensione anticipata. Per l’ex viceministro dell’Economia, il nodo vero del sistema previdenziale è il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo che la riforma Dini non ha previsto per tutti. Per cui esistono dei lavoratori che ancora godono del sistema retributivo che garantisce loro di avere un 20-30% in più rispetto ai contributi versati, con una perdita netta per i conti pubblici e una iniquità di fondo.
Mentre in Italia c’è attesa per capire quali saranno le decisioni che il Governo Renzi prenderà di comune accordo con i sindacati per riformare l’attuale sistema pensionistico, il rallentamento della ripresa economica della zona Euro presenta dei contraccolpi anche per la locomotiva Germania. Infatti, è di poche ore fa la notizia della richiesta da parte della Bundesbank, la Banca Centrale tedesca, per un innalzamento dell’età pensionistica per portarla dagli attuali 67 anni a 69 anni entro l’anno 2030. Una richiesta che spaventa il popolo teutonico immediatamente rassicurato dalla Cancelliera Angela Merkel che si è mostra repentina nel rispondere con un secco no almeno per il momento. Nella nota diffusa dalla Banca Centrale si legge “Un allungamento della vita lavorativa non dovrebbe essere un tabù ma deve, anzi, essere considerato come un elemento fondamentale per garantire la sostenibilità del sistema ed il tasso di sostituzione”.
All’interno della Lega Nord sembra esserci distensione tra Matteo Salvini e Umberto Bossi, che si sono ritrovati a Ponte di Legno. Come riporta Il Corriere della Sera, il Senatur ha partecipato a un dibattito e ha toccato diversi temi, tra cui anche la riforma delle pensioni. «”Il nord paga le tasse per tutti, anche per il sud. Non è giusto”. E ancora: “Come ci ricompensano? Non c’è lavoro. Abbondano i disoccupati. E vogliono toccare ancora le pensioni. Attenzione che stavolta può saltare in aria il paese»Il nord paga le tasse per tutti, anche per il sud. Non è giusto”», sono i virgolettati riportati dal quotidiano milanese. Sul tema delle pensioni si potrebbe dire che la “vicinanza” con Salvini non è mai mancata, anche se Bossi non si è scagliato contro Elsa Fornero.
Resta sempre difficile per il Governo riuscire a portare a termine la riforma delle pensioni promessa con la Legge di stabilità. O quanto meno resta difficile soddisfare tutte le richieste sindacali che richiederebbero lo stanziato di circa 2,5 miliardi. Troppi considerata la “scarsità” di risorse dovute all’ormai certa revisione al ribasso delle stime sulla crescita del Pil. Probabile quindi che si possa dare il via libera all’Ape, così da poter cominciare a introdurre la flessibilità pensionistica. Ma per quel che riguarda gli altri interventi andrà fatta una scelta, soprattutto tra l’aumentare il potere d’acquisto di chi è già in pensione e il dare maggiori possibilità agli italiani di lasciare il lavoro in anticipo rispetto a quanto previsto dalla Legge Fornero.
Le ultime dichiarazioni di Enrico Zanetti non passeranno inosservate e di certo scateneranno qualche polemica. Il viceministro dell’Economia, sulla sua pagina Facebook, ha infatti scritto: “Le possibilità e gli spazi per fare una buona legge di stabilità ci sono, a patto di avere chiaro tutti che, quando la crescita rallenta, bisogna parlare meno di misure redistributive sulle pensioni e più di misure fiscali a favore di investimenti e lavoro”. Già in passato Zanetti era stato attaccato dai sostenitori delle modifiche da apportare alla Legge Fornero e questa sua presa di posizione non potrà che attirargli nuove critiche.
La Rete dei Comitati degli esodati ha inviato un nuovo appello al Governo e al Parlamento per il varo dell’ottava salvaguardia, prima ancora della riforma delle pensioni annunciata con la Legge di stabilità. Nel testo dell’appello, viene ricordato che circa 34.000 le persone che ancora aspettano di essere salvaguardati e le risorse risparmiate dai sette precedenti interventi di tutela garantiscono la copertura per almeno 42.000 persone. Questo vuol dire che non occorre dunque stanziare nuove risorse o far entrare il provvedimento dell’ottava salvaguardia nella Legge di stabilità. Bisogna semplicemente, segnala la Rete, far sì che il “Fondo esodati” sia reintegrato, visto che lo scorso anno le risorse sono state usate anche per altri provvedimenti. “Si ritiene che il Governo e il Parlamento non abbiano più alcun alibi per non chiudere sollecitamente la vergognosa pagina degli “esodati”, restituendo ai 34.000 esclusi il loro legittimo diritto alla pensione. Continueremo la nostra mobilitazione, in tutte le forme, fino a quando questa vergognosa pagina della legislazione previdenziale italiana non sarà definitivamente chiusa”, è la conclusione dell’appello.