Mentre si discute, non senza animosità, di riforma delle pensioni, da Repubblica arriva un allarme: c’è il rischio che si crei un nuovo “caso esodati” che riguarderebbe circa 30.000 persone. Si tratta di coloro che potrebbero trovarsi privi di un sostegno al reddito perché dal 1° gennaio 2017 non saranno più in vigore l’indennità di mobilità e la Cassa integrazione in deroga. Certo, al loro posto ci sarà la Naspi, ma per alcuni disoccupati si prospettano situazioni di grave disagio. Guglielmo Loy, Segretario confederale della Uil, citato dal quotidiano romano, evidenzia come il nuovo sistema di ammortizzatori fosse stato concepito nella prospettiva di una ripresa economica che non c’è stata. Ora bisognerà quindi correre ai ripari.
Giorgio Santini non nasconde che la frenata del Pil italiano determinerà una mancanza di risorse per la Legge di stabilità e sul tema della riforma delle pensioni, “aggravata” anche dal fatto che per il 2017 occorrerà trovare delle risorse per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. Tuttavia il senatore del Partito democratico ha spiegato in un’intervista a Radio 24 che Renzi chiederà di poter mantenere il deficit/Pil al 2,4%, cosa “che ci permetterebbe uno spazio di risorse utili a eliminare l’aumento dell’Iva, gli interventi di sostegno alla crescita e dare alcune risposte su contratti e pensioni”.
Enrico Zanetti respinge al mittente le accuse che gli sono arrivate dopo le sue dichiarazioni sulla riforma delle pensioni. “Ogni volta che qualcuno in questo Paese osa mettere in fila con trasparenza un ordine di priorità viene subito bollato da una certa politica e da alcuni sindacati come qualcuno che vuole innescare una guerra tra poveri. Allora benissimo: andiamo avanti con la politica che promette contemporaneamente tagli di tasse per tutti, aumenti di stipendi nel pubblico impiego in misura massima e pensioni prima e più alte. Tanto le risorse sono illimitate e viviamo nel mondo delle favole”, dichiara il viceministro dell’Economia.
Giovanni Palladino attacca l’ex segretario del suo partito sul tema della riforma delle pensioni. Il Vicecapogruppo vicario di Scelta Civica alla Camera ritiene infatti che le parole di Enrico Zanetti siano quelle “di chi vive lontano dalla realtà e dai bisogni della gente e non si rende conto che l’attenzione per le pensioni minime è una priorità in una Nazione ‘anziana’ che rischia di collassare. Un Paese che guarda al futuro e, giustamente, si impegna a rinnovare il contratto dei lavoratori pubblici, non può lasciare indietro le fasce deboli e non considerarle una priorità”. Dunque per Palladino ora il Governo deve chiarire se ha cambiato linea in capo previdenziale e se ritiene, come fa il viceministro dell’Economia, che la riforma delle pensioni sia in contrapposizione con il rinnovo dei contratti degli statali.
Cesare Damiano interviene ancora sulla riforma delle pensioni e si dice assolutamente d’accordo con Riccardo Nencini: “la rivalutazione delle pensioni minime deve essere una priorità per il Governo”. Ma non solo: l’ex ministro del Lavoro spiega anche di essere contrario alle dichiarazioni di Enrico Zanetti, “che corrono il rischio di innescare una guerra per le risorse e un conflitto politico e sociale dagli esiti imprevedibili”. Più in generale, per il Presidente della commissione Lavoro della Camera se in cima ai pensieri del Governo non ci fosse la questione pensioni, “si commetterebbe un grave errore perché non si terrebbe conto della diffusa percezione di ingiustizia sociale che vivono i cittadini”.
Da Enrico Morando arrivano rassicurazioni sul fatto che la riforma delle pensioni sarà presente nella Legge di Bilancio. Intervistato da Il Corriere della Sera, il viceministro dell’Economia spiega infatti che “sulle pensioni le proposte del Governo non farebbero certo saltare i conti pubblici”. C’è tuttavia da dire che il Governo sembrava intenzionato a varare interventi per 1,5 miliardi di euro, mentre i sindacati hanno chiesto di stanziarne almeno 2,5. La differenza non è di poco conto, perché si traduce nella fattibilità o meno di alcuni interventi che sono in discussione da tempo.
Nella prossima Legge di Stabilità il Governo Renzi dovrebbe anche andare ad apportare alcune modifiche relative alla riforma delle pensioni Modifiche che dovrebbero nascere dalla maggiore condivisione possibile con le parti sociali tant’è che il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ed il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, hanno a più riprese (e continueranno a farlo nelle prossime settimane) incontrato diversi rappresentanti dei sindacati per trovare delle valide soluzioni. Purtroppo le ultime notizie relative al rallentamento della ripresa economica in Italia ed in Europa con un pil praticamente fermo al palo assieme alle esigue risorse messe a disposizione dal Governo (1,5 miliardi di euro a fronte di 2,5 richiesti dai sindacati), mettono un pericoloso punto interrogativo sulla possibilità che effettivamente tutti i punti della riforma del sistema pensionistico possano essere affrontati nella Legge di Stabilità. Nello specifico si sta facendo largo l’ipotesi che alcune questioni possano essere rimandate lasciando spazio a quelle di maggiore impellenza come l’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Una situazione che nel caso dovesse verificarsi, potrebbe scontentare determinate categorie di lavoratori che speravano un miglioramento della propria situazione previdenziale. Vedremo nei prossimi giorni se il Governo sarà effettivamente chiamato a fare una scelta tra le questioni sulle pensioni da affrontare.