Il terremoto avvenuto nel Centro Italia potrebbe avere degli importanti riflessi politici. Lo scrive affaritaliani.it, spiegando che la situazione di emergenza sta portando Silvio Berlusconi ad avere un atteggiamento meno duro verso Matteo Renzi: prova ne sarebbe il titolo de Il Giornale a favore del Premier “Forza Renzi”. Dunque se il Presidente del Consiglio dovesse rinviare il referendum vista l’emergenza non troverebbe opposizione di Forza Italia. Ma non solo: anche la Legge di bilancio e la riforma delle pensioni non troverebbero di fronte a loro “un’opposizione dura e pura”. Una sorta di nuova Patto del Nazareno post-sisma.



Come noto, quello dei lavori usuranti è uno dei capitoli che si chiede faccia parte della riforma delle pensioni. E la ricercatrice Ilaria De Virgiliis, in un articolo sull’ultimo numero di LavoroWelfare, evidenzia quanto sia difficile definire un “lavoro usurante” e quanto spesso manchino, a livello di Unione europea, delle speciali previsioni pensionistiche per i lavoratori impiegati in attività usuranti, in particolare per una loro pensione anticipata. La ricercatrice evidenzia tuttavia che nell’Ue la parola chiave sul tema sembra essere “prevenzione”. Dunque anche in Italia bisognerà far sì che migliorino le condizioni di lavoro. 



Il Consiglio dei ministri ieri ha varato la riforma della dirigenza della Pubblica amministrazione. Non c’è stata, come invece si prevedeva, l’approvazione di un’altra proroga dell’età pensionabile per i magistrati. Resta da capire se ci sia stato un ripensamento dell’esecutivo, che già l’anno scorso aveva proceduto a consentire ai magistrati di poter restare al lavoro oltre i 70 anni, o se la norma sia da mettere solamente a punto e possa vedere la luce al prossimo Consiglio del ministri. Il Messaggero sposa questa seconda tesi, parlando di “qualche frizione” tra palazzo Chigi e ministero della Giustizia che dovrebbe essere risolta forse già la prossima setitmana.



Altro che riforma delle pensioni, c’è chi in queste ore sta chiedendo, condividendo un post su Facebook, di destinare il 50% di tutte le pensioni d’oro alle popolazione colpite dal terremoto del Centro Italia. “Proponiamo di devolvere in favore delle popolazioni colpite dal terremoto il 50% di tutte le pensioni d’oro”, recita il post. Non si può dire che l’idea non piaccia ai tanti utenti del social network. Anche se la ritengono piuttosto irrealizzabile, anche perché finora i tentativi di “colpire” le pensioni d’oro sono andati a vuoto.

Orietta Armiliato, referente per la comunicazione del Comitato Opzione Donna, si dice fiduciosa sul fatto che sarà possibile garantire l’accesso alla pensione anticipata anche per le italiane nate nell’ultimo trimestre del 1957 e 1958 che al momento ne sono escluse. In un’intervista a Blastingnews precisa che ovviamente bisognare aspettare i dati definitivi sul “contatore”, ma la sua impressione è che questa “proroga” possa andare in porto. In ogni caso il “pronunciamento” delle istituzioni sarà importante per capire se sarà il caso di avviare delle “azioni di pressing” o meno per far sì che le istanze di chi non vuole vi siano discriminazioni tra donne nate nello stesso anno siano accettate.

Mentre continua il dibattito sulla riforma delle pensioni, il sito pensionioggi.it ricorda che gli italiani possono anche costruirsi una pensione minima a partire dai 65 anni attraverso il fondo pensioni casalinghe dell’Inps, che non fa distinzioni di genere e che è rivolto a chi svolge lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari. Va detto che l’importo da versare nel fondo pesioni è libero, ma per vedersi riconosciuti 12 mesi di contributi occorre versare almeno 310 euro all’anno. Per accedere poi alla pensione di vecchiaia occorre avere 57 anni di età e 5 di contributi. In pratica, evidenzia pensionioggi.it, con 1.550 euro (310 euro l’anno x 5 anni) di versamenti si può avere una pensione. Tuttavia, questa viene erogata al compimento dei 65 anni se l’importo mensile cui si avrebbe diritto è inferiore all’assegno sociale maggiorato del 20%. Inoltre, non esiste per questo tipo di pensione l’agganciamento alla speranza di vita. Ma tuttavia l’importo non è integrabile al trattamento minimo.

Cesare Damiano e Ivan Pedretti parleranno di riforma delle pensioni il 2 settembre a Erice Vetta, in provincia di Trapani, in occasione della sesta edizione del ciclo “Cgil incontri”, promossa dalla Cgil di Trapani, dalla Cgil Sicilia e dallo Spi-Cgil Sicilia e di Trapani. Il dibattito con il Presidente della commissione Lavoro della Camera e il Segretario generale dello Spi-Cgil sarà coordinato da Alberto Bonanno, giornalista di Repubblica, e certamente, dato che sarà più vicino l’incontro tra Governo e sindacati sul tema della previdenza, potranno emergere spunti significativi, tanto più che si avvicinerà anche il momento per il Governo di varare la Legge di stabilità.

Il sindacato Usb ha stilato un documento per spiegare il suo No al referendum costituzionale. Tra le altre cose, viene ricordato che la riforma fa sì che l’Italia non sia più una Repubblica fondata sul lavoro, ma sul mercato. “L’iperstabilizzazione del Governo serve a blindare le politiche di progressivo smantellamento dei diritti dei lavoratori, che vengono considerati un intralcio rispetto all’efficienza dei mercati”, segnala l’Usb. Che spiega anche come questa riforma costituzionale nasca da una sorta di diktat “esterno” all’Italia, che già si è visto in azione in occasione della riforma delle pensioni targata Fornero.

Carolina Caruso, Consigliere comunale di Lamezia Terme, ha deciso di presentare una mozione per aderire all’iniziativa “Giustizia per i pensionati”. Il documento chiede che il Governo rispetti pienamente la sentenza con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il blocco delle indicizzazioni sulle pensioni operato da Monti nel 2011. Secondo l’esponente di Forza Italia, infatti, il Governo Renzi “ha penalizzato tanti pensionati disconoscendo la sentenza della Corte Costituzionale che impone il ripristino della perequazione sottratta da Monti/Fornero e minaccia sempre maggiori sacrifici a carico dei pensionati”. Da qui l’iniziativa del suo partito che vedrà altre mozioni nel resto d’Italia.

Mentre si discute di riforma delle pensioni, il Governo sembra pronto a varare la proroga dell’età pensionabile dei magistrati. Lo scrive Repubblica segnalando che il decreto potrebbe essere già approvato dal prossimo Consiglio dei ministri. Di fatto si avrebbe una nuova “deroga” rispetto al pensionamento previsto dalla legge a 70 anni oltre a quella già approvata nel luglio dello scorso anno. E dunque i magistrati potranno continuare a lavorare fino a 72 anni. A quanto pare non mancheranno le polemiche. Secondo un dossier preparato da palazzo Chigi, a poter godere di questa proroga saranno in tutto 180 magistrati.

I lavoratori precoci hanno preparato una loro “piattaforma” da presentare al Governo nell’ambito della riforma delle pensioni in discussione con i sindacati. Roberto Occhiodoro, portavoce del gruppo “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, in un’intervista a Blastingnews ha ricordato che le 11 proposte sono state già in parte presentate all’esecutivo e che alcune di esse sono irrinunciabili: “I 41 per tutti, l’aspettativa di vita almeno a 5 anni, i bonus che devono essere alzati sia per quanto riguarda l’età che per l’entità del bonus stesso, le ricongiunzioni onerose. Su questi 4 punti siamo e saremo determinatissimi così come per una revisione dei coefficienti di trasformazione”. Occhiodoro ha replicato anche a Enrico Zanetti, secondo cui le pensioni non sono una priorità in Italia, ricordando al viceministro dell’Economia che altri esponenti del Governo hanno rilasciato dichiarazioni di segno opposto e che un rapporto dell’Ocse segnala come in Italia il 25% delle famiglie detenga il 70% della ricchezza nazionale. Dunque la ricchezza nel Paese esiste, ma è mal distribuita.

Giuliano Poletti ritiene che la riforma delle pensioni debba partire innanzitutto dall’Ape e dall’aumento delle pensioni minime. Il ministro del Lavoro, intervistato da Il Corriere della Sera, ha spiegato che la decisione su quali interventi varare spetta al Consiglio dei ministri, ma a suo modo di vedere sono quelle due le priorità. Circa le risorse che verranno messe sul piatto, Poletti non ha voluto sbilanciarsi, spiegando che “non si può dire adesso quale sarà la dimensione dell’intervento. Certamente vogliamo sostenere le pensioni minime, varare l’Ape e risolvere la questione delle ricongiunzioni onerose, è una questione di equità: non possiamo far pagare altri costi a chi ha già versato i contributi ma in gestioni diverse”. Quanto alle critiche arrivate sull’Ape, il ministro ha detto che “l’Ape non è un obbligo, ma una libertà in più”, ricordando che sarà utile per chi ha perso il lavoro ed esaurito gli ammortizzatori sociali. 

Cesare Damiano ricorda al Governo che “c’è da risolvere la questione della flessibilità previdenziale, del cumulo gratuito dei contributi e della no tax area dei pensionati, oltre all’incremento della loro quattordicesima”. Insomma, che la riforma delle pensioni nella prossima Legge di bilancio deve esserci. Interventi “che hanno bisogno, almeno, di 2 miliardi di euro”, ricorda l’ex ministro del Lavoro, ma che sono importanti, perché “su questa ‘agenda sociale’ si gioca la partita politica del prossimo autunno, referendum compreso”. Vedremo se Renzi darà ascolto al Presidente della commissione Lavoro della Camera.

Carmelo Barbagallo invita il Governo a non fare passi indietro sulla riforma delle pensioni, visto che “serve subito la flessibilità in uscita” ed esiste “un problema per i lavoratori precoci, per gli esodati, per chi svolge lavori usuranti, per i pensionati più poveri”. Per questi ultimi evidenzia in particolare che bisognerebbe aumentare le quattordicesime e aumentare la no tax area per portarla allo stesso livello di quella prevista per i lavoratori dipendenti. Il Segretario generale della Uil, intervistato dalla Stampa, spiega che queste misure “sono tutte necessarie e le risorse si devono trovare”. Il sindacalista ricorda che occorrerebbero quindi 2,5 miliardi di euro.

Roberto Speranza torna a incalzare il Governo, spiegando che nella Legge di bilancio ci dovrà essere anche la riforma delle pensioni. “Lavoriamo sulla flessibilità in uscita, a partire dai lavori usuranti. Se permetti ai più anziani di lasciare il loro posto, crei spazio per i giovani”, spiega l’esponente della minoranza del Pd in un’intervista a Il Manifesto. Il deputato, con riferimento a tutti gli interventi che saranno inseriti nella manovra, evidenzia anche che “non tutti questi temi toccati devono, o meglio possono, essere risolti con una sola legge di Bilancio, per alcuni – come le pensioni e il reddito di dignità – si possono avviare dei percorsi da rafforzare nei prossimi anni”.

Oltre alla riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità, occorre tagliare le tasse. Lo evidenzia Giuseppe Carenza, spiegando come una riforma fiscale, che cerchi di contrastare più efficacemente l’evasione sia importante per gli italiani. “Come sindacato siamo pronti a fare la nostra parte affinché si arrivi finalmente a una vera riforma del fisco, determinante per promuovere la crescita economica e dare respiro a redditi e pensioni”, aggiunge il Segretario confederale dell’Ugl, spiegando anche di augurarsi che il Governo “mostri buon senso dialogando con le parti sociali e dando così ascolto alle istanze di lavoratori e pensionati”.

Nei primi giorni di settembre sono in programma diversi incontri molto importanti tra il Governo e le parti sociali allo scopo di definire quali soluzioni prendere in considerazione per la riforma delle pensioni ed inoltre quante risorse stanziare per la relativa attuazione. Dell’argomento ha parlato il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli che svolge anche il ruolo di responsabile del Dipartimento previdenza e fisco. Petriccioli nel proprio intervento ha sottolineato: “Il confronto tra Governo e Sindacato ha dato un contributo positivo per individuare le soluzioni necessarie ad alleggerire la pressione che le manovre economiche degli ultimi otto anni hanno esercitato su pensionati e pensionandi. Con la ripresa del confronto, ai primi di settembre, anche sulle materie delle politiche attive e del lavoro, sarà possibile verificare la quantità di risorse necessarie e ricercarne la disponibilità per la quale abbiamo già da fine luglio impegnato il Governo. Attendiamo pertanto la ripresa dei lavori per potere fare valutazioni serie e di merito avendo come obiettivo il miglioramento della condizione dei lavoratori e dei pensionati”.