Tra le misure allo studio del Governo per la Legge di stabilità, c’è anche quella di rendere strutturale la decontribuzione per i nuovi assunti. Un provvedimento che viene criticato da Laura Pennacchi sulle pagina de Il Manifesto, dove evidenzia come, alla luce dell’attuale sistema pensionistico contributivo, esso comporti contributi più bassi e quindi pensioni più basse per i giovani. Oltretutto, segnala ancora l’ex sottosegretario al Tesoro, c’è il rischio che con la prossima manovra vengano varati provvedimenti in tema pensionistico che non porterebbero benefici per i giovani. I quali rischiano quindi di “sommare il danno alla beffa”, evidenzia l’economista.



Il Comitato Opzione Donna Proroga al 2018 è pronto a riprendere la propria attività. Con un post sulla pagina Facebook del comitato stesso,  Maria Antonietta Ferro, una delle animatrici, spiega che in agenda ci sono diversi incontri con i parlamentari e altri saranno da fissare.” La sensibilizzazione sulla nostra vertenza non è mai troppa, come non è mai abbastanza la vigilanza sui fondi che sono stati messi a disposizione del regime Opzione Donna e che per nessun motivo possono essere distratti altrove. Ci batteremo perché ciò non accada e perché possa essere riconosciuto a tutte le donne la facoltà di andare in pensione con Opzione Donna”.



Il Governo Renzi ha in programma un nuovo incontro con i sindacati per il prossimo 6 settembre. Probabile che vi prenda parte il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il quale dovrebbe illustrare il pacchetto destinato a riformare il sistema pensionistico. Un pacchetto che dovrebbe richiedere lo stanziamento di risorse da un minimo di 2 miliardi di euro fino ad un massimo di 2,5 miliardi. Il punto focale sarà quasi certamente l’uscita anticipata dal mondo del lavoro con la cosiddetta Ape (le penalizzazioni sono ancora da stabilire) e stando alle ultimissime notizie in merito, il Governo ha tutte le intenzioni di rendere operativa l’uscita anticipata già a cavallo tra i mesi di marzo ed aprile 2017. Per fare in modo che ciò avvenga, sarà necessaria tenere l’Ape fuori dalla Legge di Stabilità evitando così di aspettare il primo gennaio per attivare tutti gli accordi con banche ed assicurazioni per il prestito.



Poste Italiane e Inps hanno deciso di venire incontro alle popolazioni colpite dal terremoto in Centro Italia, stabilendo che i pensionati residenti nelle zone interessate dal sisma potranno riscuotere la pensione in qualsiasi ufficio postale sul territorio nazionale. Anche chi percepisce un assegno di disoccupazione potrà farlo nel resto d’Italia. Poste Italiane, inoltre, ha deciso la sospensione immediata del pagamento delle rate di mutui e prestiti in corso per i residenti nelle aree colpite dal sisma, su richiesta degli stessi interessati. la società annuncia poi che saranno eliminate commissioni sui prelievi da sportelli automatici postali e bancari della zona.

Dopo l’ultimo incontro che si è svolto tra il Governo e i vari rappresentanti dei sindacati, il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha voluto rassicurare tutti sul nodo riguardante le risorse da stanziare per la realizzazione di alcuni punti della riforma del sistema pensionistico, parlando di impiego rilevante nella prossima Legge di Bilancio. Tuttavia di cifre non si è ancora parlato ed è per questo che i sindacati sono in religiosa attesa sperando che esse si possono avvicinare ai 2,5 miliardi di euro che servirebbero per modifiche significative e funzionali per i lavoratori. Sull’argomento si è espresso la segretaria generale Uilp, Romano Bellissima che ha sottolineato come sia fondamentale che “le risorse siano davvero significative e tali da rispondere alle esigenze più urgenti dei pensionati”. Dunque non resta che attendere per scoprire quali siano le reali intenzioni del Governo in tal senso.

Dalle pagine di Facebook arriva una nuova proposta, che riguarda il tema pensioni, per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto che si è abbattuto con violenza nel Centro Italia. Viene infatti fatto notare che tra le vittime è alta la probabilità che vi siano persone che hanno versato contributi previdenziali per molti anni, magari 20-30, senza essere riusciti però ad andare ancora in pensione. Di fatto, quindi, vi sarebbero dei contributi silenti. E la proposta è quella che lo Stato utilizzi tali contributi per la ricostruzione delle aree interessate dal sisma. Difficile ovviamente che ciò possa essere concretamente fatto, tuttavia la proposta riaccende l’attenzione sui contributi silenti, un fenomeno che potrebbe diminuire se la riforma delle pensioni allo studio del Governo contenesse il ritorno alla ricongiunzione gratuita dei contributi. In questo modo i contributi versati e non utilizzati ai fini pensionistici diminuirebbero sicuramente.