Per Susanna Camusso, la riforma delle pensioni che il Governo intende approvare, dovrebbe avere tre caratteristiche. “La prima è che bisogna dare una risposta ai giovani che oggi pensano che il sistema previdenziale non gli appartenga, non gli dia una prospettiva. La seconda è che, in questi anni, il reddito da pensioni è stato eroso e crescono quelli che sono i pensionati poveri. La terza caratteristica è che viviamo tutti con la rincorsa della cosiddetta attesa di vita e questo prolunga all’infinito la permanenza al lavoro”. Per il Segretario Generale della Cgil, quindi, sono questi i terreni su cui intervenire per correggere “una legge sbagliata e punitiva per i lavoratori”.
Cesare Damiano ricorda che l’ottava salvaguardia degli esodati fa parte delle richieste sulla riforma delle pensioni avanzata dai sindacati al Governo e dovrà trovare una soluzione entro la Legge di bilancio. “A differenza delle altre proposte di riforma (flessibilità delle pensioni, usuranti, precoci, cumulo gratuito dei contributi, incremento della quattordicesima per le pensioni più basse, no tax area…), questo tema si affronta contabilizzando le risorse risparmiate nelle sette salvaguardie precedenti e appositamente inserite nel Fondo degli esodati”, ricorda l’ex ministro del Lavoro, per evidenziare come si tratti di una misura a “costo zero”. “Noi riteniamo che il Governo debba dare una risposta definitiva nei primi giorni di settembre e, in ogni caso, in concomitanza con la conclusione del tavolo di confronto con Cgil, Cisl e Uil, previsto per il 12 settembre”, ha aggiunto.
Per Maurizio Sacconi, il Governo vuol varare una riforma delle pensioni “in termini esclusivamente assistenziali”. L’ex ministro del Lavoro segnala in particolare che non è giusto “trascurare il ceto medio a rischio di impoverimento nell’età anziana perché rifiutato da molte imprese per l’alto costo del lavoro”. Sacconi evidenzia infatti che l’Ape sarà principalmente usata da coloro che avranno più detrazioni fiscali perché con redditi minimi. E anche l’ampliamento della no tax area o “l’assegnazione di contributi figurativi ai lavoratori precoci riguardano solo i meno abbienti”. Il Presidente della commissione Lavoro del Senato propone quindi di “favorire le intese tra datori di lavoro e lavoratori consentendo ai primi di pagare contributi del lavoratore per periodi di studio o di non lavoro deducendoli dal reddito soggetto a tassazione”.
Domenico Proietti è convinto che la riforma delle pensioni non possa essere completa senza un’ottava e ultima salvaguardia degli esodati, che “dovrà rimediare a uno dei più nefasti errori della legge Monti-Fornero”. Il Segretario Confederale della Uil ha anche ricordato che il sindacato “si è mobilitato per conseguire questo risultato” e ha anche sottolineato l’importanza dell’attività che Cesare Damiano, insieme all’intera commissione Lavoro della Camera, sta “svolgendo per dare una risposta a tutti gli esodati”. Il sindacalista si augura quindi il Parlamento possa approvare al più presto il ddl con l’ottava salvaguardia.
Susanna Camusso “boccia” la riforma delle pensioni che il Governo sta mettendo a punto. Secondo il Segretario generale della Cgil, nell’Ape “è l’idea del prestito che non va”, questo perché verrebbe meno “una relazione tra il lavoro e i contributi che ti versi e l’esercizio poi della prestazione”. La sindacalista, parlando ad Agorà Estate, ha spiegato che trova incomprensibile il fatto che un lavoratore debba “auto-prestarsi la pensione in ragione del fatto che c’è un automatismo nella nostra norma che continua a prevedere che diventeremo sempre più anziani senza tener conto di quando abbiamo iniziato a lavorare e per quanti anni abbiamo lavorato”.
Il Governo Renzi nella persona del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, in queste settimane ha portato avanti un intenso lavoro di confronto sulla riforma delle pencsioni con le principali sigle sindacali allo scopo di individuare gli ambiti del sistema pensioni bisognosi di accorgimenti come l’uscita anticipata dal mondo del lavoro, la questione dei lavoratori precoci e tanto altro ancora. Il motivo di maggiore dissidio tra le parti è stata senza dubbio rappresentata dalle risorse da destinare con il Governo che avrebbe l’intenzione di mettere sul tavolo circa 1,5 miliardi di euro mentre i sindacati parlano della necessità di stanziarne quanto meno 2,5 miliardi. Questo è un punto focale della discussione riguardante la riforma delle pensioni giacché in funzione delle risorse a disposizione sarà possibile prevedere gli interventi da effettuare. Infatti, nel caso il Governo non dovesse muoversi dall’attuale posizione, ci sarebbero una serie di misure che rischiano seriamente di essere accantonate e rimandate per l’anno 2017. Tra le misure che rischierebbero maggiormente ci sono l’ampliamento della quattordicesima per i redditi più bassi, l’estensione della No Tax Area, la revisione delle fasce di rivalutazione delle pensioni, tutto quello che orbita attorno alla previdenza integrativa, gli interventi a favore del caregiver e soprattutto la modifica del meccanismo che regola l’età pensionabile in funzione della speranza di vita.
I sindacati dimostrano ancora interesse per una riforma delle pensioni che risolva una volta per tutte la questione degli esodati. Ornella Petillo, Segretario confederale dell’Ugl, in una nota evidenzia in modo particolare quanto sia importante il lavoro svolto dalla commissione Lavoro della Camera, presso la quale è cominciato l’iter parlamentare del ddl dell’ottava salvaguardia. “Ci auguriamo che si arrivi presto alla doverosa conclusione dell’annosa vicenda degli esodati, garantendo un sostegno a tutti i lavoratori rimasti senza occupazione e senza pensione a causa di un inaccettabile errore della Riforma Fornero“, ha aggiunto la sindacalista.Sembra poterci essere un “piano B” per l’Ape, ovvero la riforma delle pensioni allo studio del Governo. Il Corriere delle Sera scrive infatti che Confindustria e sindacati potrebbero proporre di far utilizzare ai lavoratori la loro pensione integrativa per autofinanziarsi l’uscita anticipata dal lavoro. Un’idea che di fatto ricalca l’ipotesi della Rita, circolata alcune settimane fa. Alberto Brambilla, sempre citato dal quotidiano milanese, fa però notare che “i lavoratori che hanno già un montante sufficiente ad autofinanziarsi l’uscita anticipata non possono essere tanti visto che i primi fondi sono nati a fine anni ’90”.
Il confronto tra Governo e Sindacati ha messo sul tavolo tante idee e proposte senza che tuttavia si sia riuscita a trovare una soluzione condivisa. In attesa di novità in merito con il discorso che a questo punto è rimandato a settembre, è opportuno sottolineare quanto emerso dalla delucidazione del sito di settore, Pensioni Oggi, dal quale si evince come sia più difficile l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per dipendenti del settore privato con 64 anni di età al 28 dicembre 2011 con contribuzione mista (contributi versati sia nel fondo pensioni lavoratori dipendenti sia nelle gestioni autonome). Nel sito viene rimarcato come siano stati tanti i cittadini che si sono ritrovati in questa situazione, palesando difficoltà nell’avere accesso al sistema previdenziale ed in particolare nel fruire del beneficio previsto dalla Legge Fornero per i nati nel 1952.
Cesare Damiano rassicura quanti chiedono una riforma delle pensioni che contenga un’ottava salvaguardia degli esodati. L’ex ministro, infatti, ha spiegato che il commissione Lavoro della Camera il lavoro sul dlddl in materia prosegue e che l’obiettivo è quello di arrivare a un provvedimento che chiuda per sempre il problema degli esodati, senza che vi siano costi per lo Stato. Le risorse, infatti, dovrebbero arrivare dai risparmi conseguiti rispetto agli stanziamenti per le precedenti sette salvaguardie e dovrebbero essere utilizzate per tutelare 30-35mila persone. Per Susanna Camusso, una riforma delle pensioni dovrebbe tenere conto che ci sono certi lavori che non possono essere svolti oltre una certa età. Come riporta il sito tecnicadellascuola.it, oltre agli edili o ai vigili fuoco, il Segretario generale della Cgil ha indicato tra queste attività anche la maestra di asilo. Per la sindacalista, che è intervenuta ad Agorà Estate su Rai 3, resta importante intervenire sul sistema previdenziale italiano, soprattutto perché l’aspettativa di vita sta prolungando la permanenza al lavoro. Ma in alcuni casi creando delle situazioni poco sostenibili per i lavoratori e anche per gli utenti dei loro servizi.
Il Governo, oltre che sulla riforma delle pensioni, con la Legge di bilancio intende approvare degli interventi per stimolare l’occupazione. Tra di questi, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, ci sarebbero “assunzioni stabili meno costose, detassazione del premio di produttività più pesante, alternanza scuola lavoro per favorire l’occupabilità dei giovani”. Tuttavia molto dipenderà proprio dagli interventi che saranno messi in campo per quel che riguarda la previdenza. Le risorse, infatti, non sono tantissime e dunque dovranno essere “suddivise” tra interventi per il lavoro e per le pensioni.
In attesa che il Governo e i sindacati trovino un accordo su quali strumenti adoperare per fare la riforma delle pensioni, il segretario della Fillea Cgil, Alessandro Genovesi, attacca l’Esecutivo rimarcando come il sistema previdenziale debba essere rivisto il prima possibile. In particolare Genovesi fa riferimento alle tante morti avvenute in questo 2016 di lavoratori ultra sessantenni: “Dopo più di 40 anni di lavoro, Giuseppe, così come gli altri 11 lavoratori ultra sessantenni morti nel 2016 a seguito di incidenti sul lavoro nelle costruzioni, sarebbe dovuto stare a casa con i nipotini, a godersi un giusto riposo, non stare sotto il sole cocente sopra un’impalcatura. I lavori non sono tutti uguali, le aspettative di vita non sono uguali se si lavora in cantiere o dietro una scrivania, l’usura a cui il corpo e la mente sono sottoposti non sono uguali se si scavano gallerie o si insegna all’università. Servono quindi fatti concreti, criteri chiari e trasparenti che riconoscano il diritto dei lavoratori che hanno iniziato a lavorare sin da giovani, che hanno una minor aspettativa di vita, che svolgono lavori usuranti affinché possano andare in pensione prima e senza penalizzazioni. Per fare ciò servono risorse aggiuntive significative, perché mai come in questo caso di troppa austerità si sta morendo”.