Proseguono gli incontri informali per il rinnovo dei contratti statali con i sindacati stanno proseguendo All’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni. I punti in discussione sull’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici sono vari. Secondo le intenzioni del governo gli incrementi degli stipendi non riguarderanno tutti i dipendenti. Il sottosegretario alla Ministero per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione Angelo Rughetti, come riferisce Businessonline.it, ha assicurato che “la materia è diventata una priorità”, insistendo per favorire “chi ha sofferto di più”. Sarebbero quinti rimandati gli aumenti per le buste paga più pesanti, con un tetto che “se sarà di 80.000 o 200.000 euro dipenderà dalla coperta a disposizione”. Il sottosegretario ha anche lanciato una proposta per riconoscere autonomia agli enti che lavorano bene e fare differenziazioni nei casi in cui la macchina non funziona.



Il rinnovo dei contratti statali potrebbe non riguardare tutti i dipendenti pubblici. Il governo infatti, riguardo agli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici starebbe infatti valutando l’ipotesi di legare gli incrementi a produttività, merito e reddito, come riporta Businessonline.it. Quella iniziata ieri è una settimana importante per il rinnovo dei contratti statali: dopo sette anni di blocco infatti si sta discutendo della questione e i negoziati informali con i sindacati stanno proseguendo All’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, in attesa di un incontro formale entro la fine del mese. Una questione collegata ai contratti statali è anche quella dei lavoratori precari delle amministrazioni provinciali e delle città metropolitane. Oltre al rischio di decurtazione dello stipendio per migliaia di dipendenti pubblici c’è infatti anche quello della perdita del lavoro per oltre 2mila lavoratori precari “da anni impiegati a garantire servizi pubblici in quegli enti e in scadenza alla fine di quest’anno”.



Ci sono ancora punti da chiarire riguardo al rinnovo dei contratti statali. L’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici è bloccato da sette anni e rientra nella riforma della pubblica amministrazione. I nodi però da sciogliere riguardano in particolare gli investimenti che il governo intende stanziare a riguardo e come saranno spesi. Riguardo ai contratti statali il governo guidato dal premier Matteo Renzi deve infatti stabilire a quanto ammonteranno gli aumenti di stipendio e chi dovrà beneficiare di questi incrementi. Come riferisce Businessonline.it, dalle indicazioni che arrivano da Palazzo Chigi, emerge che “gli indicatori che peseranno nel rinnovo sono la produttività, il merito e il reddito”. Gli aumenti degli stipendi dunque potrebbero non riguardare tutti i dipendenti pubblici. Un altro caso riguarda poi “precari e consulenti che rischiano di perdere il posto in seguito alla cancellazione della forma dei contratti co.co.co. nella pubblica amministrazione”.



In questi giorni per il Governo Renzi non c’è soltanto da occuparsi della questione della riforma delle pensioni che proprio nella giornata sembra aver trovato una importante svolta almeno per quanto concerne lo strumento che permetterà di accedere in anticipo al sistema previdenziale, ma anche e soprattutto dell’annosa vicenda del rinnovo del contratto degli statali. Una tematica che nel nostro Paese è rimasta bloccata per ben sette anni e che il Governo Renzi non solo ha palesato la volontà di affrontare ma ha anche rimarcato per bocca dello stesso Premier Renzi, come essa rappresenti una priorità. Al momento si è ancora lontani da una possibile intesa in quanto il Governo sembra intenzionato a concedere l’aumento del contratto ma soltanto in cambio di una maggiore flessibilità di orario di lavoro da parte dei dipendenti statali anche in termini di durata. A tal proposito un’apertura in tal senso è arrivata dalla Confsal Unsa che per mezzo di un documento scritto, ha proposto un aumento dell’orario di lavoro portandolo a 38 ore settimanali a patto che vi sia un adeguato e proporzionale aumento del reddito mensile.